Volevo provare a porre l’attenzione,
non su un dipinto, come vorrebbe la logica, ma su un particolare tratto da un’opera.
Comprendo lo scetticismo di chi si trova a leggere queste righe, un quadro
infatti va osservato ed interpretato nel suo insieme.
Mi capita, mentre osservo
un dipinto, di concentrarmi su piccoli e, apparentemente insignificanti, particolari,
e sovente riesco a “catturare” un mondo dentro all’universo artistico del
quadro.
Così come riusciamo ad estrapolare
una frase dal contesto di una poesia o dal testo di una canzone, così ho
cercato di circoscrivere una scena all’interno di una più complessa rappresentazione.
L’opera in questione è il
famosissimo dipinto di Eugene Delacroix “La libertà che guida il popolo. Luglio
1830”, un’allegoria della rivolta parigina conto l’assolutista regime di Carlo
X.
A mezza altezza del
dipinto (per intero) sulla destra, viene rappresentata la città nel pieno dei
combattimenti, I palazzi sono ammantati dalla polvere e dal fumo, ai piedi
delle case alcuni soldati sembrano voler intervenire senza però avere le idee
chiare sul da farsi.
In primo piano rispetto
alle costruzioni troviamo ciò che resta di una staccionata, un intricato
ammasso di legname (su cui è dipinto il titolo dell’opera) che rappresenta l’abbattimento
delle barriere economiche, politiche e sociali, innalzate a dividere il potere
aristocratico dal popolo.
Ho voluto lasciare nel “ritaglio”
la mano che impugna la pistola, il dipinto, visto nella sua interezza, ci dice
che la pistola è impugnata da un giovane ragazzo (simbolo della nuova
generazione che prende possesso del proprio destino), nel ritaglio la mano è
assolutamente anonima e lascia ampi spazi ad un’interpretazione personale.
Capisco che questo mio
tentativo è pura follia, ma è un invito ad osservare con grande attenzione gli
angoli più remoti di un’opera d’arte, naturalmente i minuscoli particolari
servono per avere una più ampia concezione del dipinto ma possono anche
riservare delle sorprese, possono raccontarci squarci di vita che l’insieme non
ci permette di svelare.
A seguire vi mostro l’opera
di Delacroix nella sua forma originale.
F.V.E. Delacroix - La librtà che guida il popolo. Luglio 1830 Olio su tela cm. 259 x 325 Musée du Louvre, Parigi |
Ciao Romualdo, non direi che sia follia questo tuo voler cogliere i particolari di un dipinto. Del resto anche quando ci troviamo davanti ad una persona ne vediamo l'insieme ma ci colpisce sempre qualche particolare nel suo fisico. Nel particolare da te presentato del dipinto di Delacroix colgo un'atmosfera cupa trasmessa da quella mano armata,da quella staccionata spezzata e da quel fumo grigio che tutto avvolge. Quando poi ho visto l'opera completa, la forza trascinante della Libertà, qui rapresentata da una giovane e prorompente donna, l'atmosfera è cambiata. Anche se in primo piano si vedono a terra corpi senza vita,si può cogliere un messaggio di speranza. In ogni caso penso che ognuno di noi sia attratto da un determinato particolare secondo la propria sensibilità e come capita per ogni altra forma d'arte, interpreta e "vive" l'opera in modo del tutto personale.
RispondiEliminaMolto interessante anche questo tuo post! Buona serata. G.Piera
Ciao Gian Piera, hai colto nel segno, l'attenzione al particolare non esclude il riferimento all'insieme, anzi, ma ci permette di catturare le diverse sfumature.
EliminaTu ne fai una lettura che va dal "cupo" sentimento del particolare, alla sensazione positiva di speranza che ti trasmette il dipinto nella sua interezza.
Naturalmente l'opera dev'essere valutata nel suo insieme ma a volte i piccoli angoli nascosti ci dicono cose che possono altrimenti sfuggirci.
Grazie e buona serata.
Non è follia la tua, ma un'ottimo modo di osservare un dipinto. Confrontando l'intero con il dettaglio, sembrano due opere totalmente diverse dello stesso autore. Per inciso, nel mio stra-piccolo, quando disegno mi viene quasi sempre la necessità di ritagliare un dettaglio e farne un disegno a parte . Questo per testimoniare come l'esecutore stesso cura con affezione particolare certi aspetti che nell'opera intera sfuggono. Guardando poi invece i veri artisti ce ne sono tanti che nel passato usavano simboli esoterici o criptati per esprimere una protesta o un concetto in un quadro che a prima vista sembrava solo descrivere una scena neutra o un'apologia del signore che lo aveva commissionato
RispondiEliminaCiao Marina, il tuo punto di vista (dell'artista oltre che dell'appassionata) conferma, ne sono lieto, la mia teoria che tanti particolari compongono l'insieme ma, allo stesso tempo, "illustrano" diverse verità o presunte tali.
EliminaHai ragione quando citi gli artisti del passato che hanno raccontato il loro tempo inserendo dei segnali nascosti all'interno di "innocue" rappresentazioni.
Ti ringrazio di aver condiviso la tua esperienza "sul campo" che ci aiuta a comprendere la quantità e la qualità dei frammenti che compongono l'opera d'arte.
Buona serata, a presto.