domenica 10 dicembre 2023

Simboli e rappresentazione di uno stato d'animo, Giovanni Segantini

Per comprendere questo dipinto dobbiamo conoscere, almeno per sommi capi, l’infanzia di Giovanni Segantini e il rapporto conflittuale con la maternità.

Giovanni Segantini  - Le cattive madri, 1894 olio su tela 120 x 225 - Österreichische Galerie Belvedere di Vienna


Nato ad Arco, località tirolese allora appartenente all’impero austriaco, e influenzato dalla quotidianità della vita in montagna, perde la madre a soli sette anni, il padre decide di affidarlo alla figlia avuta in un precedente matrimonio, il distacco è traumatico, infatti la donna viveva a Milano, la scelta, come possiamo bene immaginare, non è stata delle migliori.

L’allontanamento dalla famiglia e dall’ambiente in cui era cresciuto, la convivenza con un’estranea che non si prende cura del fratellastro sono motivi sufficienti per dare vita ad un sentimento contrastante verso la figura materna.

Va inoltre presa in considerazione l’influenza che un piccolo poema scritto da Luigi Illica, intitolato Nirvana, ha su Segantini, autentico divoratore di libri. Lo scritto di Illica a sua volta si ispira ad un poema del monaco medievale Alberico da Settefrati.

Nelle pagine del religioso di Settefrati, da cui il nome, raccontano di alcune donne che hanno rinunciato al loro naturale ruolo di madre che sono relegate in una sorta di purgatorio ghiacciato dove espieranno la loro colpa.

È altresì doveroso contestualizzare il tutto, Segantini nasce nel 1858 e realizzerà l’opera in questione nel 1894.

Le colpe di una madre assente, come nel caso di quella del pittore, sono praticamente nulle ma probabilmente non è cosi per il piccolo Giovanni che forse avrebbe potuto prendersela più con il padre che lo ha allontanato, anche se viste le precarie condizioni economiche della famiglia Segantini (forse è il caso di parlare di estrema povertà) il gesto del padre aveva una certa logica.

Il dipinto è la rappresentazione del luogo evocato da Illica e Alberico, in quanto si tratta di una landa spoglia e fredda, dove il ghiaccio e la neve la fanno da padrone.

Ma tutto il resto è partorito dalla percezione del pittore dove le sue amate montagne emergono maestose, infatti sullo sfondo appare con tutta la sua forza una catena montuosa che si allontana sulla destra, unico punto dove il sole riesce ad illuminarne le vette.

A "colpire" l'osservatore è senz’altro l’albero in primo piano, spoglio apparentemente senza vita, dal tronco partono due rami che cercano di prendere strade differenti ma che sembrano piegati dai freddi venti, lo sforzo da vita ad un arco che si contrappone alla “curva” opposta realizzata dalla donna che, imprigionata dall’albero stesso, cerca disperatamente di liberarsi.

La donna, seminuda, cerca di divincolarsi dalla morsa mentre sotto il braccio destro appare la testa di un bambino che tenta di raggiungere il seno materno, una scena dove il simbolismo dell’opera raggiunge il suo apice.

Nella parte sinistra, in secondo piano, troviamo un altro aspetto quasi sconvolgente nella sua profondità, una donna, anch’essa imprigionata da un albero, ode la voce del proprio bambino che, collegato alla madre tramite le radici, cerca di emergere dai ghiacci dell’oblio.

Questo è il percorso in tre fasi necessario per espiare la colpa e tornare a rivedere la “luce”. Il figlio che emerge dal ghiaccio è il primo passo, il secondo è rappresentato dalla scena in primo piano, mentre dietro alla donna a sinistra vediamo altre due madri che avendo affrontato i primi due passaggi si incamminano verso la redenzione, il Nirvana appunto, citato dal poemetto di Illica.

Segantini però probabilmente cerca un riscatto in quanto figlio abbandonato, più che una redenzione delle madri sembra che sia il desiderio dei figli di avere a loro volta una possibilità.

Opera complessa che potrebbe fare discutere, in un tempo (il nostro) dove il revisionismo applicato al politicamente corretto, impedisce di collocare qualsiasi cosa nel proprio tempo, se davanti a questo dipinto non abbandoniamo il nostro punto di vista e ci immergiamo in quello di fine ottocento, rischiamo di perderci in oscure varianti mentali che storpiano la narrazione fino a cadere nell’errore di darne un giudizio.

Nel 1897, due anni prima della prematura scomparsa, l’artista tirolese realizza una copia monocroma su cartoncino che rende ancor più tragica la costruzione in immagini di una profonda sofferenza.

In quest’opera oltre alla testa del bambino che emerge dalla neve e la donna prigioniera dell’albero, già presenti nel dipinto originale, notiamo due donne che avanzano liberamente senza alcun vincolo, chiara rappresentazione dell’avvenuta espiazione e del viaggio verso una nuova vita.

Opera monocroma su cartoncino (cm 40 x 74) custodita alla Kunsthouse di Zurigo


9 commenti:

  1. Quadro sicuramente molto intenso. Proprio un paio di giorni fa a Piacenza ho potuto ammirare un'opera di Segantini, artista che apprezzo parecchio. in tutti (o tanti) suoi quadri si sente un senso di solitudine e adesso che mi hai raccontato la sua storia personale, si capisce il perché.
    Grazie

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    1. Ciao Alberto, quando si trasferì dalla sorellastra a Milano venne veramente abbandonato a sé stesso, venne più volte fermato per vagabondaggio fino all'arresto e alla reclusione in riformatorio dove vi rimase tre anni.
      Ma l'infanzia è segnata, anche negli anni successivi con la frequentazione dell'Accademia delle Belle Arti di Brera e i successivi anni in Brianza, dove ottiene i primi riconoscimenti come artista, il senso di solitudine e di abbandono lo accompagneranno costantemente.
      Grazie, buona serata.

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  2. Segantini. Grazie Romualdo, ho imparato cose nuove da te. Ti abbraccio forte.

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    1. Grazie, peccato non sia possibile conoscere il tuo nome, d'altro canto cos'è la ricerca se non il desiderio di scoprire cose nuove? Gli scambi reciproci sono il fondamento di una crescente conoscenza. Ricambio l'abbraccio, buona giornata.

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    2. Ciao Romualdo. Perdonami non mi ero accorta. Comunque il commento su e il mio. 😉😉😉

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    3. Carissima Pia, non so come spiegarlo ma in fondo sentivo che dietro quel "anonimo" c'eri tu con l'ausilio dei disservizi di Blogger, che continuano a creare problemi.
      D'altro canto un abbraccio da uno sconosciuto fa piacere ma il tuo non ha prezzo😉
      Buona giornata.

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    4. Sempre splendido. Grazie davvero Romualdo. 😘

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