sabato 14 luglio 2018

Reliquie "artistiche" e nuove interpretazioni. Piero Manzoni


Autore:   Piero Manzoni  
 (Soncino, 13 luglio 1933 – Milano, 6 febbraio 1963)

Titolo dell’opera: Merda d’artista - 1961


Tecnica: Scatole di latta numerate


Dimensioni: 4,8 cm x 6 cm


Ubicazione attuale:  Distribuite in tutto il mondo tra musei pubblici e collezioni private




Celeberrime e controverse “opere” che costituiscono forse la più famosa e provocatoria “creazione  artistica” della storia contemporanea.

Nel 1961 l’allora ventottenne artista cremonese decide di realizzare un’opera che avrebbe dovuto mettere in discussione il mondo dell’arte del secondo novecento.

L’insieme è composto da 90 scatolette in metallo simile a quelle che stanno prendendo piede nel mondo consumistico dei primi anni sessanta: le confezioni di carne in scatola a lunga conservazione.

Su ogni contenitore troviamo scritto, in diverse lingue il che rende l’impresa dal sapore internazionale, oltre all’anno di produzione, i dati sul peso netto e la numerazione di ogni singola confezione, la denominazione del contenuto “Merda d’artista”.

La trovata di Manzoni vuole andare più in la di quanto il pubblico e la critica del tempo si limitano a comprendere, si tratta di una critica tutt’altro che velata al sistema dell’arte mettendo in relazione l’opera d’arte con gli escrementi, che assumono un’altra valenza se trasformati in “parte” dell’artista.

Manzoni vuole che le scatolette vengano vendute al prezzo di 30 grammi d’oro, secondo la provocazione dell’artista il movimento legato al mercato dell’arte non distingue più la qualità ma mette tutto in un calderone dove qualunque cosa può tramutarsi in arte e raggiungere livelli economici assurdi.

Banalissimi rifiuti organici venduti a peso d’oro? Quella che sembra follia viene superata dalla realtà infatti nel 2016 una di queste confezioni viene venduta all’asta per più di 260 mila euro.

Se da una parte Manzoni fa centro con questa sua denuncia dall’altra l’escalation delle valutazioni ci dicono che il mercato dell’arte ha continuato a percorre la propria strada “contaminata” dove molto spesso il profitto ha la meglio sull’arte in quanto tale.

Manzoni non si è mai sbilanciato sul contenuto delle scatole di latta, sua la frase “... non sarò certo io a rompere le scatole”, alcuni amici lasciano trapelare che contengano semplice gesso (alcune indagini ai raggi x sembrano confermare quest’ultima ipotesi), ma non è da escludere la possibilità che si tratti di carne in scatola già confezionata dove l’artista si è limitato a cambiare le etichette.

In fondo il contenuto ha poca importanza, ne ha di più l’idea che una parte dell’artista possa essere contenuta in quello che può diventare (o è già diventata) un’autentica reliquia.

2 commenti:

  1. il messaggio di quest'opera mi sembra giusto, anzi ottimo. Devo però sottolineare che quando alcuni anni fa l'ho vista su un giornale mi sono irritata poiché la prima impressione che mi ha trasmesso è stata una sensazione di superbia: anche perché ha ottenuto il risultato opposto a quello che si proponeva. E' stata cooptata dall'establishment del mercato artistico ! ciao, un abbraccio e buona settimana!

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    1. Ciao Marina, la tua è la reazione di tutti al primo "impatto" soprattutto visivo, la fama raggiunta da queste opere danno ragione a Manzoni anche se l'obbiettivo della sua accusa è stato in parte il fautore del suo successo.
      Siamo comunque di fronte ad un confine sottilissimo, arte e provocazione, arte e denuncia, solo arte, solo provocazione, tutto o ... la discussione continua.
      Grazie, buona settimana a te e abbraccio ricambiato.

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