mercoledì 31 gennaio 2024

Tra arte e funzionalità

Può una sedia, oggetto che ha una specifica funzione, entrare nel novero delle opere d’arte?


Di fronte al lavoro di Gerrit Rietveld è difficile dire di no, il perché è presto svelato, se per un istante guardassimo l’oggetto da un altro punto di vista è innegabile che il fascino del manufatto in sé è estremamente forte.

La celebre Rood Blauw, progettata nel 1917 e realizzata l’anno dopo, è innanzitutto un oggetto d’avanguardia, inoltre va a collocarsi all’interno di quel movimento, De Stijl, che univa l’arte rivoluzionaria del tempo all’architettura e al design. Nel 1923 raggiunge la “forma” che oggi conosciamo in quanto viene dipinta con i colori primari e il nero, cromia che ci porta immediatamente a Piet Mondrian, uno dei fondatori del neoplasticismo, la sedia stessa diverrà simbolo universale dello stesso movimento.

Rietveld era soprattutto un architetto, e la sedia era parte di un percorso che tendeva a portare l’architettura a fare quel salto di qualità iniziato, tra gli altri, con Lloyd Wright, di cui Rietveld era un grande ammiratore.

Inizialmente progettata per essere prodotta in serie la sedia è composta da 17 pezzi che assemblati danno al contempo una linea essenziale e una seduta ottimale, l’arte di De Stijl (lo stile, non a caso) e la funzione che artisticamente viene meno ma che in quanto oggetto di design torna in un ambito non esclusivamente pratico.

Resterà per qualche anno un pezzo unico e solo successivamente, dopo la morte dell’artista, gli eredi cederanno i diritti all’azienda italiana Cassina che ne inizierà la produzione multipla.

La sedia originale è custodita al MoMA (Museum of Modern Art) di New York.

Ma se ci fermiamo un attimo a riflettere ci accorgiamo che lo schema che da vita alla sedia, come già sottolineato, riprende la struttura delle opere di Mondrian.

L'impressione iniziale che vede la Rood Blauw come opera d'arte è contaminata dall'influenza dei quadri dello stesso Mondrian?

La sedia, oggetto di uso comune e non privata della sua funzione, è considerata opera d'arte per ciò che appare, per quello che rappresenta o per ciò che ci ricorda?


2 commenti:

  1. Io però non mancherei di istruire l'eventuale nuovo custode del museo, al primo giorno di lavoro, sul dove riposare le stanche membra al termine del consueto giro di ispezione, al fine di evitare spiacevoli equivoci.
    Non me ne volere Romualdo carissimo.. ma era un assist troppo invitante.. tornando seri però ti dirò che le "sedute" di design, col tempo, hanno sempre più trascurato l'effetto comodità a vantaggio dell'effetto colpo d'occhio, quasi a sdoganarne il vetusto compito tradizionale di strumento servile ed esaltarne un'anima propria, di oggetto vitale e indipendente. Insomma, sedetevi pure ad ammirarmi, ma nel divanetto puzzoloso lì di fronte.. ;)

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    1. Da sottolineare il fatto che la sedia, almeno secondo ciò che viene narrato, è particolarmente comoda nonostante le apparenze, avvisare il custode è la prima cosa da fare.
      E' proprio su questo che voglio fare luce, la sensazione primaria, legata all'aspetto esteriore, mi porta a pensare che si tratti di arte, la riflessione successiva non nega questa possibilità ma toglie quelle certezze che nel mondo dell'arte non dovrebbero mai esserci.
      Che sia solo una sedia o qualcosa d'altro non è una cosa su cui potrei mettere la classica mano sul fuoco ma la collocazione (nessuno la può toccare ma solo ammirare dal "puzzoloso" divanetto di fronte) va in una precisa direzione, che sia quella giusta o meno lasciamo al tempo il giudizio definitivo.
      Grazie Franco, fare un assist a chi sa finalizzare l'azione non ha prezzo, per tutto il resto ... 😉

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