martedì 31 maggio 2016

L'invasione "colorata", Cheone (Cosimo Caiffa)


Lo street arter italiano Cosimo Caiffa, conosciuto con il nome di Cheone, ha creato interessanti e divertenti murales che si possono osservare per le strade di Milano.

Cheone ha al suo attivo numerosi dipinti murali, molti dei quali autentiche opere d’arte.

Nelle immagini che seguono voglio mostrarvi i grandi murales che interagiscono con il paesaggio cittadino e con i passanti, eseguiti con estremo realismo invadono la strada impossessandosi della stessa e dando l’impressione di cercare il contatto con chi si trova a passare da quelle parti.

Dalla figura da “cartoon” che rovescia il colore, alla ragazza che con una cannuccia cerca di recuperare una non identificata bevanda rovesciata sotto il marciapiede. Situazioni divertenti e paradossali eseguite in modo impeccabile.

Nel murales che vede l’uomo scrivere sul selciato notiamo ai quattro angoli dell’opera la firma di Cheone, forse un modo di dirci che il protagonista del dipinto è l’autoritratto dell’artista stesso.






 

 

venerdì 27 maggio 2016

La "giovinezza", René Magritte.


Autore:   René Magritte

Titolo dell’opera:   Jeunesse (Giovinezza) – 1924

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 50,5 cm x 41 cm

Ubicazione attuale:   Berkeley Art Museum, Berkeley.





Il “futurismo” magrittiano, un modo poco ortodosso di approcciarsi ad un movimento conosciuto attraverso le riproduzioni più che per contatti diretti.

In quest’opera traspare un percorso che attraversa il cubismo e sfocia nell’astrattismo, ma non è esente dalle peculiarità del pensiero artistico di Magritte.

La poesia si respira ad ogni tratto, ogni pennellata ci trasmette una sensazione piacevole, solo la figura della giovane donna è riconoscibile, tutto il resto viene lasciato all’immaginazione e forse sono i tumultuosi pensieri della ragazza che ruotano vorticosamente attorno alla stessa.

Sensualità, fascino innocente e passione mistica, tutto ci appare chiaro e confuso allo stesso tempo, ma una cosa rimane impressa, un’aura di benessere che illumina la scena e che ci conduce per mano nei ricordi giovanili dove tutto appare possibile e affascinante.

lunedì 23 maggio 2016

Glossario dei termini tecnici, Antico, Classico.



I termini "antico" e "classico" si riferiscono alle civiltà greca e romana e alle loro influenze sull'arte in generale e sulla pittura e scultura in particolare.

Per quanto i due aggettivi siano in gran parte intercambiabili, si parla di “antico” con riferimento ai reperti del mondo greco e romano, come monumenti e statue.

Il tema dell’antichità in questo senso è stato popolare soprattutto nella pittura del diciottesimo secolo (un esempio è Giovanni Paolo Pannini, nell'immagine "Panteon").
"Classico" suggerisce invece un collegamento di tipo prevalentemente stilistico dell'arte greca e romana. (sono un esempio Jacques-Louis David e H. Powers)


(Fonte : The art book)
 

giovedì 19 maggio 2016

La madre, Gianfranco Ferroni.


Autore:   Gianfranco Ferroni

Titolo dell’opera:   Mia Madre – 1958

Tecnica:   Olio su tela

Dimensioni:   120 cm x 60 cm

Ubicazione attuale:   Montrasio Arte, Monza.





Ferroni ha ancora negli occhi e nella mano (artisticamente parlando) gli orrori e le sofferenze della guerra a poco più di dieci anni dalla sua conclusione, e trasmette l’angoscia e la paura sulla tela.

Il malessere si evidenzia nell’immagine della madre che appare sbiadita, allungata, quasi stiracchiata come se l’intento del pittore fosse quello di trattenerne il ricordo.

La figura sembra il fantasma dell’umanità che viene risucchiato delle tenebre del male rappresentate dallo sfondo indistinto ma che con alcune linee (solo apparentemente casuali) disegna un percorso che conduce in un abisso tormentato alle spalle della donna.

I tratti irregolari, nervosi, si affiancano alle lame di luce che rendono ancor più angosciante la scena, un tentativo riuscito di ricordare l’assoluto significato di quella guerra (e di tutte le altre, molte tutt’ora in corso): la grande sconfitta dell’umanità.

La madre evidentemente rappresenta il massimo legame per qualsiasi individuo, veder svanire il punto di riferimento personale equivale alla perdita di dignità da parte del mondo intero.
 

domenica 15 maggio 2016

La paranoia si fa poesia, l'intuizione geniale di Stephen King.




Premetto che sono consapevole del fatto che sia azzardato definire questo brano una “poesia”, ma in fondo perché no?

Si tratta di uno scritto inedito pubblicato nel 1985 all’interno "scheletri", una raccolta di racconti.
Stephen King compone questi versi mantenendo una forma narrativa in prima persona dove racconta la paranoia nella sua forma più eclatante.

Non voglio ripetere quello che troverete scritto in seguito ma mi piace sottolineare lo spunto, a tratti divertente e irriverente, che lo scrittore americano riesce a cogliere in una situazione che è spesso drammatica e terribilmente angosciante.


ODE DEL PARANOIDE (Stephen King)

Non posso più uscire.
c’è un uomo alla porta
con l’impermeabile
che fuma una sigaretta
ma
 
ne ho scritto nel mio diario
e le affrancatrici sono tutte allineate
sul letto, sanguigne nel riverbero
dell’insegna del bar accanto.
Lui sa che se io muoio
(o soltanto scompaio)
il diario va e tutti sapranno
che la CIA è in Virginia.
500 affrancatrici acquistate da
500 negozi tutti diversi
e 500 quaderni
con 500 pagine ciascuno.
Sono pronto.
Lo vedo da quassù.
La sua sigaretta ammicca appena
sopra il bavero del suo trench
e da qualche parte c’è un uomo in metropolitana
seduto sotto una pubblicità della Black Velvet e pensa il mio nome.
Si è discusso di me nel chiuso delle stanze.
Se il telefono squilla c’è solo fiato.
Nel bar di fronte una rivoltella
a canna mozza ha cambiato di mano in gabinetto.
Ogni proiettile ha su il mio nome.
Il mio nome è scritto in schedari segreti
e lo si cerca nei necrologi.
Si è indagato su mia madre;
grazie a Dio è morta.
Hanno campioni di scrittura
ed esaminano gli occhielli all’indietro delle pi
e le croci delle ti.
Mio fratello è con loro, ve l’ho detto?
Sua moglie è russa e lui
continua a chiedermi di riempire i moduli.
Ce l’ho scritto nel mio diario.
Ascoltate …
ascoltate
dovete ascoltare:
bisogna che ascoltiate.
Sotto la pioggia, alla fermata dell’autobus,
corvi neri con ombrelli neri
fingono di guardare l’orologio, ma
non sta piovendo. I loro occhi sono dollari d’argento.
Alcuni sono studiosi al soldo dell’FBI
i più sono gli stranieri che vagano
per le nostre strade. Li ho giocati.
Sono sceso dall’autobus all’angolo tra la 25esima e la Lex
dove un tassista mi sorvegliava da sopra il suo giornale.
Nella stanza sopra di me una vecchia
ha applicato una ventosa elettrica al pavimento.
Invia raggi attraverso il mio lampadario
e ora io scrivo al buio
alla luce dell’insegna del bar.
Vi ho detto che io so.
Mi hanno mandato un cane con macchie marrone
e una radio nel naso.
L’ho annegato nel lavandino e l’ho trascritto
nella cartella GAMMA.
Non guardo più nella cassetta della corrispondenza.
I biglietti d’auguri sono lettere-bomba.
(Indietro! Dico a te, dannazione!
Indietro, conosco persone alte!
Ti dico che conosco persone molto alte!)
Alla tavola calda hanno pavimenti parlanti
e la cameriera dice che era sale ma io riconosco l’arsenico
quando me lo mettono davanti. E il sapore giallo di senape
per nascondere l’odore amaro delle mandorle.
Ho visto luci, luci strane in cielo.
Ieri notte un uomo scuro senza faccia ha strisciato per nove miglia
di fogne per emergere nel mio water, ascoltare
le telefonate attraverso il legno scadente
con orecchie cromate.
Guarda che io sento
Ho visto le impronte fangose delle sue mani
sulla porcellana.
Non rispondo più al telefono,
ve l’ho detto?
Vogliono allagare la terra di fango,
tramano irruzioni.
 
Hanno medici
fautori di stravaganti posizioni sessuali.
Fabbricano lassativi che danno dipendenza.
E supposte che bruciano.
Sanno come spegnere il sole
con le cerbottane.
 
Mi riempio di ghiaccio… ve l’ho detto?
 
Svia i telescopi a raggi infrarossi.
Conosco nenie e porto amuleti.
Voi credete di avermi preso ma io vi posso distruggere
 
Da un momento all’altro.
 
Da un momento all’altro.
 
Vuoi del caffè amore?
 
Ti ho detto che non posso più uscire?
C’è un uomo alla porta
con l’impermeabile.

mercoledì 11 maggio 2016

La fanciulla tra i fiori, Tsougouhara (Lèonard) Foujita


Autore:   Tsougouhara (Lèonard) Foujita

Titolo dell’opera:  Ragazza nel parco – 1957

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 51 cm x 65,5 cm

Ubicazione attuale:  Collezione privata
 
 


L’atmosfera di incantevole nostalgia ci accompagna in questa scena dove una giovane fanciulla attraversa i giardini del parco con in braccio un gatto.

Le sensazioni trasmesse dal dipinto sembrano riportare la mente al “passato”, l’immagine di un ricordo che torna a farsi vivo dopo tanto tempo.

Il pittore giapponese mette in quest’opera tutta la sua maestria ed esperienza  nell’arte del disegno (all’epoca del quadro aveva 71 anni), i contorni sono tracciati con un sottile pennello intriso di inchiostro nero e successivamente riempiti con pochi e tenui colori.

Il pallore del viso della ragazza contribuisce a comunicare un senso di innocenza, quasi infantile, le vesti della fanciulla e la cornice costituita dalle rose rimandano all’osservatore una piacevole sensazione di purezza poetica.

L’insieme sembra l’unione di due quadri, in primo piano la giovane cammina all’interno delle aiuole fiorite mentre sullo sfondo, quasi in un’altra dimensione, si trova il resto del parco con le lontanissime sagome degli altri ospiti.

Oltre agli enormi fusti degli alberi che sovrastano le persone che si godono una giornata di riposo e di divertimento, notiamo una grande tenda, l’unico particolare che spicca nell’omogeneità cromatica dello sfondo.

Nato a Tokyo, Foujita è fedele alla tradizione artistica del suo paese ma l’influenza occidentale appare evidente, poco più che diciassettenne si trasferisce a Parigi dove incontra artisti che contribuiscono a plasmare il suo inimitabile stile come Marc Chagall, Soutine e Modigliani.

Una curiosità, nel 1959 si converte al cattolicesimo e prende il nome di Leonard, un omaggio al genio artistico di Leonardo da Vinci.

 

sabato 7 maggio 2016

Glossario dei termini tecnici, Affresco.



Particolare tipo di pittura murale nella quale puri pigmenti (colori) in polvere sono mischiati con acqua e applicati sull’intonaco umido (da cui il termine a fresco).
La scuola di Atene - Raffaello

La tecnica richiede una notevole velocità di esecuzione e le eventuali correzioni devono essere effettuate a secco, ma in questo caso il colore non è assorbito dall’intonaco come nel vero affresco.

Gli affreschi sono più adatti al clima secco, e furono largamente impiegati in Italia dal tardo medioevo al diciassettesimo secolo.

(Fonte : The art book)


martedì 3 maggio 2016

La ricerca del limite umano, Aurelio Quaglino.

L'opera dello scultore Aurelio Quaglino è dedicata “Agli aviatori del reparto velocità” di Desenzano del Garda, cittadina bagnata dalle acque dell'omonimo lago in provincia di Brescia.
La scuola dell’Aeronautica dedicata all’alta velocità, che ebbe sede nel comune a sud del lago di Garda negli anni 30, fu creata esclusivamente per infrangere i record di velocità.

La caratteristica fondamentale di questi velivoli era quella di essere degli idrovolanti, si trattava dunque di decollare e atterrare sull’acqua.
Infrangere continuamente il limite di velocità viaggiando sistematicamente a pochi metri sopra il pelo dell’acqua comporta rischi altissimi, ed è anche alle vittime di questo pericoloso “sport” che è dedicato il monumento di Quaglino.
 
Posizionata nel 1936 sul lungolago di Desenzano, l’opera non passa inosservata, il volto umano proteso in avanti, quasi alla ricerca del futuro, lascia una scia che trasmette l’essenza stessa della velocità.

E’ difficile “raccontare” le emozioni che la scultura trasmette all’osservatore, ma rimane impressa la sensazione di esplosione emozionale verso “l’oltre”, la ricerca di nuovi traguardi, il desiderio di andare al di la di ciò che conosciamo.

Il monumento sembra prendere forma sotto i nostri occhi, da un blocco indistinto nasce e prende forma quella che è la vera anima dell’essere umano: la continua ricerca e il desiderio di raggiungere i propri limiti e cercare, successivamente, di superarli, sapendo perfettamente quanto tutto questo può essere rischioso.