sabato 30 aprile 2022

I tormenti nascosti ... alla luce del sole

Moreno Ovani – Mirami (2021)  Acrilico su carta intelata - cm 180 x 125


Sono sempre alla ricerca di opere contemporanee che trasmettano sensazioni, che vadano oltre la bellezza canonica, opere in grado di trasmettere "messaggi", più o meno celati, opere alla ricerca di comunicazione.

Quest’opera di Moreno Ovani potrebbe sembrare uno dei tanti ritratti, dal vero o idealizzati, che vediamo spesso, ma basta una sguardo più attento e ci rendiamo conto che di “comune” ha ben poco.

Il titolo, Mirami, e la posa della protagonista ci riportano alle migliaia di selfie che inondano i social, pose volutamente provocanti (anche se spesso i risultati sono tutt’altro) dove è importante come ci si presenta a scapito di come si è veramente.

Ma c’è qualcosa che disturba la scena, le pieghe del supporto, le sfumature rossastre che circondano le pieghe stesse, la carta increspata che va a “segnare” la pelle delle giovanissima ragazza.

Perché vuole essere guardata? L’artista pesarese accompagna il dipinto con la frase: “Gli occhi vedono soltanto ciò che è limitato, tutti possono guardare, ma vedere è un arte”.

Dunque dobbiamo vedere in profondità, guardare in superficie è superfluo, inutile, dobbiamo entrare nel pensiero del pittore e scavare nell’anima della protagonista.

Inutile tentare strade alternative, la pelle “rovinata”, il rosso che ne consuma la freschezza, sono dettagli tutt’altro che rassicuranti, ma lo sguardo della donna cosa ci dice?

Ci comunica una falsa sicurezza o ci chiede aiuto? Se consideriamo la seconda ipotesi chi o cosa affligge la giovane protagonista?

La sofferenza femminile dovuta alla ricerca di una parvenza di bellezza, dover piacere ad ogni costo o cercare l’attenzione dei milioni di “guardoni” che imperversano sulle varie piattaforme “sociali”, una disperata fame di like, che si traducono in approvazione.

La condizione della donna, in questo caso delle giovanissime, che donne (intese come adulte)  forse non lo sono ancora, è più complessa di quanto pensiamo, non c’è solo la terribile piaga della violenza maschile ma dobbiamo fare i conti con i fantasmi generati dalla mente delle ragazzine che cercano, spesso mortificandosi, il loro attimo di celebrità.

L’opera di Ovani non è un semplice ritratto, non è la riproduzione del corpo femminile, è lo specchio di un disagio che potrebbe trasformarsi in tragedia … o forse la trasformazione è già in atto.

lunedì 25 aprile 2022

Liberiamoci dal male

 Al di là delle ideologie, degli orientamenti politici, al di là di ogni appartenenza territoriale o religiosa.

La guerra è la più subdola, vigliacca, infame, privazione di ogni libertà, l’oppressione dell’assenza di un pensiero elevato che soffoca il concetto “aperto”.

Il giorno della Liberazione vuole ricordare l’importanza vitale della liberta individuale e ricordarci che nulla è scontato, ciò che altri hanno, con l’estremo sacrificio, conquistato per noi può svanire in un attimo se abbassiamo la guardia, se pensiamo che tutto ci sia dovuto.

( nell'immagine il murale di Eron a Cevo in provincia di Brescia, nel luglio del 1944 il paese fu messo a ferro e fuoco per rappresaglia contro i partigiani. Le vittime furono sei, e ben 800 su 1200 degli abitanti di allora rimasero senza casa) 

giovedì 21 aprile 2022

[ Pillole ] ... mi manderai un angelo?

 

… Il saggio disse: "Alza la tua mano
e stendila per afferrare l'incantesimo
Trova la porta per la terra promessa
Semplicemente credi in te
Ascolta questa voce che sale dal profondo
E' il richiamo del tuo cuore
Chiudi gli occhi e troverai
Il varco tra le tenebre"
Sono qui
Mi manderai un angelo?

(Send Me An Angel – Scorpions)


Benjamin Victor - Angel



sabato 16 aprile 2022

L'irrealtà oltre la fantasia


 Vedovamazzei (Stella Scala e Simeone Crispino) – Radiografia di Pinocchio, 1992

Olio su tela - cm 200 x 200


Ironici, spiazzanti, geniali, Vedovamazzei, il duo di origini napoletane, da vita all’inizio degli anni 90 del secolo scorso ad un sodalizio che propone una visione artistica quantomeno originale, quest’opera, creata all’inizio della loro collaborazione, allora non ancora trentenni, è stupefacente nonostante l’apparente semplicità realizzativa, tecnica e concettuale.

Abbiamo visto in tutte le salse la rappresentazione del celebre protagonista del romanzo di Collodi ma, è qui che nasce l’idea geniale, nessuno aveva pensato di andare così in profondità.

Pinocchio dunque è reale? Probabilmente si, probabilmente no, la lastra della radiografia ci dice che sotto la “maschera” di un personaggio di fantasia c’è un essere umano in carne e (soprattutto) ossa.

Pinocchio siamo noi, con tutti i pregi e i difetti del celebre burattino, Collodi ha instillato nel bambino “fantastico” le emozioni, le sensazioni, le paure, le gioie, insomma tutto quello che noi siamo, il figliolo adottivo di Geppetto è più reale di quanto immaginiamo, Vedovamazzei rende ancora più evidente questa realtà. 

La dimensione dell’opera è decisamente superiore ad una comune radiografia, questo ne amplia le potenzialità e al contempo varia la narrazione del dipinto.

Sembra insignificante il formato ma ci racconta molto più, inconsciamente, di quanto pensiamo, davanti a questo  quadro, al netto del supporto e dei materiali, ci immergiamo in una rappresentazione della realtà che vuole comunque restare ai margini della realtà stessa, ci mostra una radiografia improbabile e fondamentalmente vuole sottolinearlo, lasciandoci il dubbio su cosa sia reale o meno. 


martedì 12 aprile 2022

[ Pillole ] ... Poesia musicale

 

“Stamu un pocu all’umbra, ccà c’è troppo suli”

(F.Battiato – Veni l’autunnu)


Ettore De Maria Bergler - Al sole


sabato 9 aprile 2022

Le mani donano, le mani prendono, le mani ...

Ci sono sculture che hanno il potere di stravolgere ciò che consideriamo razionale, quest’opera dell’artista genovese Adolph Lucarini venne creata per raccontare un fatto di cronaca del 1925, ed è il monumento funebre sulla tomba della piccola vittima nel cimitero monumentale di Staglieno, quartiere di Genova.



Italino bambino di cinque anni, già provato dalla scomparsa della madre alla nascita, cresce con il padre e con l’affetto della gente del luogo . Il piccolo stava giocando con il suo cerchio sotto gli occhi del padre per le strette vie di Staglieno, ad un certo punto il cerchio finisce tra le gambe di un giovane del posto, l’uomo, dai modi tranquilli, sorride e solleva divertito il bambino.

Il padre osserva sorridente e divertito la scena ma ad un tratto il giovane afferra Italino per le ascelle e lo scaraventa senza motivo dal muraglione, 15 metri che saranno fatali al bambino che spirerà in ospedale. (l’uomo con disturbi psichiatrici era già stato ricoverato in manicomio, anche se non aveva mai dato segni di un’inclinazione violenta).



Senza questa “spiegazione” la scultura non perde la propria forza, anzi si erge a monumento contro la violenza sui bambini, il fatto di quasi cent’anni fa non è un’eccezione, quotidianamente e ad ogni latitudine si perpetrano violenze di ogni genere su chi è più indifeso.

Il monumento in bronzo trasmette l’angoscia, l’incubo, gli attimi di terrore di quel momento, ma è innegabile che proietti un’ombra cupa, oscura, nell’animo di chi la osserva.

Circondata dagli alberi, quasi a ricreare il “bosco”, spesso teatro di storie terribili nell’immaginario comune, la tomba continua a mettere in guardia, ad ricordare che il “mostro” è dietro l’angolo.

Quest’opera, praticamente sconosciuta ai più, racconta con estrema intensità della vita rubata a chi non ha ancora iniziato il proprio viaggio, l’esistenza sottratta da mani apparentemente innocue ma, proprio per questo, letali.  


martedì 5 aprile 2022

[ Pillole ] ... la cultura dei fiori di ciliegio

Nella cultura giapponese il fiore di ciliegio, “Sakura”, è l’espressione più alta nella rappresentazione della vita umana, l’hanami (in pratica guardare la fioritura) ne simboleggia la bellezza ma soprattutto invita a prendere coscienza della caducità della vita stessa, infatti i fiori di ciliegio fioriscono e sfioriscono in pochi giorni, la fragilità ma al contempo la voglia di assaporare ogni prezioso istante.

In questo periodo storico il fiore di ciliegio echeggia nel silenzio irreale e ci fa comprendere cosa sia veramente importante, spingendoci ad abbandonare il vuoto del superfluo.

Mizuno Toshikata - Bellezza e fiori di ciliegio 1897
xilografia cm 29x22


sabato 2 aprile 2022

Ti racconto una storia ... musicale

La narrazione in un brano spesso scaturisce dal testo, sono molteplici i casi dove ad accompagnare la melodia appare lo “scritto” che da vita ad un autentico racconto.


Ma con Telegraph road, brano del 1982, contenuto nell’album Lover over gold, i Dire Straits danno vita ad un pezzo che, pur non essendo la loro opera più celebre, è, secondo me, il brano più “alto” che abbiano realizzato.

Torniamo alla narrazione ma andiamo oltre il testo (a seguire vi propongo una traduzione) e concentriamoci sulla musica, penso che sia qui che la già citata “narrazione” prende vita con sembianze diverse, il  corpo musicale è una storia, un magnifico percorso che si snoda tra le variazioni di ritmo, tra i saliscendi musicali dove il suono intenso e “pulito” delle percussioni di Pick Withers (che a breve lascerà il gruppo) accompagna, o guida, gli altri strumenti fino ai favolosi assoli di chitarra di Mark Knofler alle "incursioni delle tastiere di Alan Clark.

Il brano è particolarmente lungo, poco più di 14 minuti, e può scoraggiare un ascoltatore abituato alla frenesia, anche musicale, che ha contaminato il nostro tempo, ma se abbiamo un po’ di pazienza ci accorgiamo  che il racconto (musicale) si sviluppa col passare dei minuti fino all’epilogo che ci lascia senza fiato, svuotati, senza energie.

L’effetto naturalmente non è scontato, le possibilità di non provare, non notare, niente di simile sono molte, dopotutto l’arte, anche quella musicale, è soggettiva, non sempre si riesce a dare vita ad un confronto, non sempre avviene il contatto.

 

La strada del telegrafo

Molto tempo fa arrivò un uomo su un sentiero
camminando per trenta miglia, con uno zaino in spalla
e mise a terra il suo bagaglio dove pensò che fosse un buon posto
costruì una casa in quel luogo selvaggio.

 

Costruì una capanna e la adatto per affrontare l’inverno
e arò il terreno lungo la gelida riva del lago
e altri viaggiatori giunsero cavalcando lungo il sentiero
e non andarono oltre, e non tornarono indietro.


Poi arrivarono le chiese, poi arrivarono le scuole
poi arrivarono gli avvocati, e poi arrivarono le regole
poi arrivarono i treni e i camion con i loro carichi
e il vecchio sentiero polveroso divenne la via del telegrafo.

 

Poi arrivarono le miniere, poi vennero i minerali da estrarre
poi ci furono i tempi duri, e poi ci fu una guerra
il telegrafo cantava una canzone sul mondo là fuori
la via del telegrafo diventava così profonda e ampia come un fiume impetuoso.

 

E la mia radio dice che stanotte gelerà
la gente guida verso casa dalle fabbriche
ci sono sei corsie di traffico

tre si muovono lentamente.

 

Mi piaceva andare al lavoro, ma l’hanno chiuso
ho il diritto di andare al lavoro
ma non c’è lavoro da trovare, qui
sì, e dicono che dovremo pagare quanto dobbiamo.


Dovremo raccogliere i frutti dei semi che sono stati seminati
e gli uccelli lassù sui fili ed i pali del telegrafo
possono sempre volar via da questa pioggia e da questo freddo
puoi sentirli cantare il loro codice telegrafico, per tutta la strada lungo la via del telegrafo.

 

Sai, potrei dimenticare presto, ma ricordo quelle notti
quando la vita era solo una scommessa su una corsa fra le luci
poggiavi la testa sulla mia spalla
mi passavi una mano fra i capelli.


Ora ti comporti in modo un po’ più freddo
come se non te ne importasse
ma credi in me, tesoro, e ti porterò via
fuori da questa oscurità e dentro la luce del giorno.


Via da questi fiumi di fanali, questi fiumi di pioggia
via dalla rabbia che vive sulle strade con questi nomi
perché ho bruciato ogni semaforo rosso sul viale dei ricordi
ho visto la disperazione esplodere in fiamme e non voglio vederla di nuovo.


Via da tutti questi cartelli che dicono
– Spiacenti, siamo chiusi –

per tutta la strada lungo la via del telegrafo.