«… non ci si deve preoccupare se un quadro durerà, ma se ha piantato i semi che daranno vita ad altre cose».
Joan Mirò
Joan Miró - La speranza, 1946 - Pastello su tela cm 58 x 58 - Collezione privata |
Partendo da queste
parole possiamo percorrere una
strada che ci porterà in una dimensione logica ma, nonostante questo, non
sempre presa in considerazione.
La
“durata” di un quadro naturalmente è legata a ciò che ha prodotto nel tempo, le
grandi opere del passato sono divenute immortali non tanto per la bellezza
(sempre soggettiva) o per una tecnica di prim’ordine, sono eterne in quanto
hanno piantato quei semi, citati da Mirò, i cui frutti sono tutt’ora alla
nostra portata.
Il
pittore catalano però non ha vissuto durante il cosiddetto “rinascimento”, non
appartiene a quel mondo artistico celebrato dalle masse dove è grande solo ciò
che si riconosce a prima vista, Mirò ha vissuto quel novecento dove l’arte ha
preso una strada diversa, coraggiosa, complessa.
Il
risultato del suo lavoro è sotto gli occhi di tutti, la semina ha dato i suoi
frutti, se non tutto è andato a buon fine non è certo colpa di chi ha seminato,
anche chi deve raccogliere, e a sua volta riseminare, non deve commettere
errori e l’errore più comune è quello di ripetere quello che già c’è.
“piantato
semi che daranno vita ad altre cose”, dobbiamo focalizzarci proprio su “altre
cose” è questo l’unico modo per spostarci in avanti, se gli artisti del passato
si fossero limitati a replicare le grandi opere che avevano davanti agli occhi
non avremmo conosciuto l’evoluzione dell’arte, niente Giotto, Michelangelo e
Raffaello, non sarebbe esistita la pittura fiamminga, nessun Caravaggio,
Tiziano, Velasquez, Bruegel, Bosh (in ordine sparso) di conseguenza la pittura
dell’ottocento non si sarebbe evoluta fino all’impressionismo, e probabilmente
la fotografia avrebbe avuto una genesi completamente diversa (o forse non
sarebbe nata in quanto assente la necessità di rappresentare la realtà,
paesaggi e ritratti su tutti).
I
grandi artisti piantano semi che avranno la forza di resistere nel tempo, ma
questo non basta, servono altri grandi artisti che a loro volta migliorino la
qualità sei semi per allungarne la vita.
C’è
un piccolo particolare che spesso viene ignorato, perché tutto questo continui
nel tempo servirebbe anche la capacità di comprendere una nuova varietà si
“sementi” da parte di chi artista non è, la capacità di accettare, e nel tempo
comprendere, il potenziale di tutto ciò che si ignora.
Quello
che accade davanti all’arte contemporanea però ci dice che questo passo è ben
lontano dall’essere fatto.
I semi sono importanti ma bisogna anche comprendere e distinguere il seme fruttuoso da quello che invece non lo é. Però Romualdo non ho ben inteso cosa intendi sul finale. Secondo te oggi non c'è chi sappia identificare e valorizzare un futuro artista dal grande potenziale?
RispondiEliminaSe un seme è fruttuoso o meno lo può dire solo il tempo, l'arte di inizio novecento ha prodotto semi che hanno dato vita al secolo successivo.
EliminaRiguardo alla tua domanda penso che tutto vada contestualizzato, un secolo fa le cosiddette avanguardie storiche avevano già dato vita ad una rivoluzione epocale, anche allora non avevano convinto la maggior parte della gente ma il tempo ha dato loro ragione.
Oggi è più o meno la stessa cosa ma a differenza di allora la persona comune dice la sua indipendentemente dalle competenze, non sono pochi quelli che sostengono che l'arte si sia esaurita a metà dell'ottocento (salvo qualche concessione agli impressionisti) e che nei 150 anni successivi si sia prodotto il nulla.
Fino alla metà del novecento a nessuno sarebbe saltato in mente di andare indietro di un secolo e mezzo, semmai la critica del contemporaneo (di allora)subiva i confronti con un paio di decenni antecedenti.
Oggi, con l'avvento dei social, la gente comune, che non va appunto oltre i soliti Michelangelo Raffaello e Caravaggio, urla più forte dei, seppur molti, storici critici, appassionati e addetti ai lavori che vengono soffocati ogni qualvolta cercano di portare avanti il concetto artistico contemporaneo, nell'immaginario collettivo tutto quello che è apparso dagli inizi del secolo scorso fono ad oggi è incomprensibile (semplicemente perché sono in pochi ad avere la voglia di capire quello che accade) al contrario artisti come Banksy sono celebrati come veri rivoluzionari anche se di rivoluzionario non hanno nulla, semplicemente danno vita ad opere di facile lettura nell'immediato, non serve un approfondimento per capire cosa rappresentano, è tutto in superficie.
C'è eccome chi sa valorizzare l'arte di oggi ma viene soffocato dalla marea di parole e immagini che chiunque può produrre, non dico che non sia giusto ma penso che sarebbe corretto farlo con cognizione di causa, quantomeno evitando giudizi definitivi, inoltre va ricordato che la "promozione" di un artista porta con sé qualche rischio, è sempre il tempo a dare il giudizio definitivo, a volte si tratta di conferme, altre volte di sonore bocciature.
Grazie mille Pia, Buona domenica.
Ottimo Romualdo. Ora mi è più chiaro. Avevo intuito qualcosa ma non ne ero certa.
EliminaIn effetti è proprio così.
Spesso e volentieri oggi leggo di chi non ha esperienze in arte e dona giudizi molto personali ma anche molto semplificativi. O chi invece prova a elaborare qualcosa di valido ma non viene minimamente preso in considerazione. Come scrivi anche tu, c'è sempre stato questo atteggiamento di disfattismo, il credere che la "vera arte" sia morta é davvero stupido, anche solo immaginarlo oltre che dichiararlo. È solo il tempo a dare reali conferme.
Io stessa ho difficoltà a esprimere giudizi, nonostante ciò che ho imparato (per me una minima parte di ciò che si dovrebbe conoscere).
Per cui comprendo il tuo punto di vista che non è assolutamente errato.
Grazie per ciò. Un forte abbraccio.
Nonostante io cerchi di tenere aperte tutte le porte cado nell'errore di dare questo o quel giudizio, sono i confronti, come nel nostro caso, che aiutano a guardare in tutte le direzioni, grazie a te.
EliminaCaro Romualdo, passare dal tuo blog è sempre un grande accrescimento. Concordo con il piantare dei semi che la società dovrebbe riconoscere, coltivare e far crescere. Sento però che forse siamo arrivati ad un punto in cui la nostra società non è più capace di riconoscere neppure se stessa. Buona domenica e grazie per la bellissima opera di Mirò che amo molto🌟
RispondiEliminaCiao Mariella, innanzitutto ti ringrazio per il sostegno, è sempre bello sentirsi "utili" (rigorosamente virgolettato).
EliminaCome ho scritto nella risposta al commento di Pia, e come sostieni anche tu, la società, nella sua maggioranza, e nel concetto comune, fatica a riconoscere ciò che è nuovo, rivoluzionario, per il semplice motivo che è anestetizzata dal continuo flusso di immagini e parole dove il nulla la fa da padrone (non si spiegherebbe altrimenti il successo di video dove chicchessia, animali, adulti, giovani e, cosa gravissima, bambini) compiono azioni senza alcun senso logico, quasi sempre stupide e banali, se facessero qualcosa di più elaborato non verrebbero prese in considerazione.
Il degrado culturale è palese, lo si nota in ogni contesto, la speranza è che, come è successo in ogni epoca, finisca il periodo buio e si torni a vedere la luce (sperando che non sia necessario andare all'inferno per rivedere il paradiso).
Le opere di Mirò ci conducono dove il quotidiano non osa immaginare, lieto che ti piaccia.
Un abbraccio, buona domenica.
Ognuno si appasiona ai semi che crede.. ti cito ancora l'iperrealismo che adoro e che so non incontrare i tuoi favori, e del resto soffre di immobilismo cronico da una quarantina d'anni.. magari evolvendosi anch'esso in scultura iperrealista che sta godendo di un ottimo periodo di popolarità. E m'insegni che proprio la visibilità, le mostre, il parlarne e discuterne animano l'effervescenza di una miriade di semi gettati nel mondo dell'arte.. e se qualcosa poi non affonda nell'immaginario, non stuzzica curiosità e passione, rischia di seccarsi a bordo strada, come ben altre famose sementi.. ;)
RispondiEliminaCiao Franco, penso che si debba andare oltre la passione e il gusto personale, i semi citati da Mirò fruttano dopo molto tempo, l'iperrealismo ripete sé stesso da troppo tempo, non è riuscito a dare vita ad un percorso che parte da un determinato punto per poi evolversi, d'altro canto è difficile che possa trasformarsi in quanto è una semplice (anche se difficilissima, tecnicamente) copia di ciò che c'è già.
EliminaNaturalmente è importantissimo che i semi vengano "coltivati" con cura perché abbiano maggiori opportunità di crescere ma è innegabile che solo i semi più migliori emergeranno, questo non esclude che cada nell'oblio anche ciò che è "buono".
Quello che sarà il giudizio del tempo non lo sappiamo, conosciamo però l'esito del percorso iniziato nei primi anni del secolo scorso ma nonostante tutto c'è ancora chi nega l'evidenza.
Grazie per il confronto, su versanti diversi ma non cosi lontani, buona serata.