Autore: Rogier van der Weyden (Rogier de la Pastour)
(Tournai, 1399 ca. –
Bruxelles, 1464)
Titolo
dell’opera: Deposizione di Gesù (Discesa di Cristo dalla croce)
La datazione dell’opera
va dal 1433 al 1437 (alcune fonti differiscono da altre)
Tecnica: Olio su tavola
Dimensioni:
220 cm x 262 cm
Ubicazione attuale: Museo del Prado, Madrid
Sicuramente l’opera più famosa di van der Weyden e altrettanto sicuramente
si tratta di una delle più originali “deposizioni” nella storia dell’arte.
Il pittore fiammingo rappresenta il momento in cui Gesù schiodato dalla
croce viene deposto in terra, forse il momento in cui Dio è meno Dio e più
uomo.
La rappresentazione avviene all’interno di un preciso confine, quasi un
palco dove le pareti non permettono nessuna fuga, tutto è compresso anche se i
protagonisti hanno un loro preciso spazio.
Vari sono i particolari che popolano quest’opera, a cominciare dal senso di
movimento della scena, infatti tutti i presenti sono colti in un momento di
difficoltà dove il corpo del Cristo con tutto il suo peso viene collocato a
terra.
Il servo con una mano si aggrappa alla croce e con l’altra accompagna la
deposizione del corpo di Gesù, Nicodemo lo sorregge per le braccia mentre
Giuseppe d’Arimatea sostiene il corpo dalle gambe.
La scena è in movimento nonostante l’insieme sia fissato nel tempo, i piedi
dei due uomini che sorreggono il corpo sono in equilibrio precario ed esprimono
il movimento del gesto, anche Giovanni, sulla destra, fa lo stesso sforzo anche
se per sostenere Maria che sviene per il dolore.
Ed è proprio il dolore, lo sconforto, che viene sottolineato da van der
Weyden, le espressioni del viso, le lacrime, evidenziano lo stato d’animo di
tutti i personaggi presenti.
Curioso come l’artista si dedichi ai particolari ( le lacrime, le barbe
incolte di alcuni uomini o la vegetazione alla base della scena) con estrema
attenzione mettendo in evidenza una capacità tecnica di enorme spessore ma al
contempo presta poca attenzione alla prospettiva (la croce parte da un piano
secondario ma la parte più alta la troviamo in primo piano).
Sono infiniti gli spunti di curiosità, il servo dietro Giuseppe d’Arimatea e di
fianco a Maria Maddalena tiene in mano un vaso contenente gli unguenti che
serviranno all’inumazione del corpo, ma non possiamo escludere che si tratti di
un oggetto dal contenuto simbolico.
A tutte le donne cade il mantello, la Vergine svenuta non ne ha il
controllo e il mantello stesso cade alle sue spalle, la “Maddalena” a destra lo
lascia cadere, troppo forte il dolore che gli piega le ginocchia dandole una
postura quasi innaturale, anche alla donna all’estrema sinistra scivola il
mantello dalle spalle ma un preziosismo del pittore ce la mostra mentre con la
mano sinistra cerca di impedirne la caduta.
La struttura narrativa, i particolari dettagliati, i simboli che popolano
il dipinto, non mettono in secondo piano i colori, l’intensità cromatica
cattura l’osservatore impedendogli di lasciare l’opera senza le sensazioni e le emozioni che restano impresse nell’anima.