Un canale su Youtube, dedicato all’arte, pubblica un video dove si discute sul “senso” dell’arte contemporanea, il proprietario del canale ospita uno storico dell’arte (o sedicente tale) in quelle che sono diventate (tristemente) la moda di questi ultimi anni, le famigerate Live.
Manolo Valdés - Recent Works |
Il
titolo, “Comprendere l’arte contemporanea” mi incuriosisce, mi aspettavo una
visione “altra” su un argomento sempre molto discusso.
L’ospite
inizia con una frase perentoria “l’arte contemporanea non ha alcun senso”, e
motiva la sua affermazione sostenendo che chiunque si recasse in un museo
d’arte contemporanea “Il MoMA di New York o la Tate di Londra (curioso che non
sia uscito dalla banalità citando i luoghi più celebri, lasciando il sospetto
che non ne conoscesse altri) quando esce proverà sempre una sensazione di vuoto, non potrebbe essere altrimenti
perché nei suddetti musei non c’è nulla”.
Chi
visita una esposizione d’arte contemporanea normalmente parte da due posizioni
differenti ma entrambe a seguito di una logica, entra perché è attirato da ciò
che si appresta a vedere o con la curiosità di vedere ciò che non lo attira ma
con la curiosità di capire perché per alcuni è cosi interessante. Nel caso uno
entrasse senza interesse o curiosità ci porta ad una domanda: Non aveva nulla
di meglio da fare?
Gli
appassionati dell’arte dei giorni nostri non hanno bisogno di qualcuno che gli
spieghi il senso, resta dunque la persona curiosa che cerca di capire quello che non
apprezza.
Senza
scomodare i due celebri musei
sopracitati basterebbe entrare in un piccolo spazio di provincia dedicato alle
opere degli ultimi decenni per capire che se uno esce con una sensazione di
vuoto è perché il vuoto ce l’ha dentro, l’arte contemporanea può non piacere,
sa essere spiazzante, incomprensibile, destabilizzante, ma ci spinge sempre a
porci delle domande.
Alla
fine del percorso potremmo trovarci in una situazione di scombussolamento,
sommersi da informazioni apparentemente incomprensibili, magari storditi,
un’overdose di “dati” da decifrare, possiamo dire che non ci è piaciuto ma non
potremo mai affermare che di quello che abbiamo visto non è rimasto nulla.
Il
vuoto semmai è in queste “lezioni”, che “influencer” improvvisati alla ricerca
del famoso quarto d’ora di celebrità, buttano nel mucchio l’esca della
superficialità aspettando che qualcuno, insofferente all’approfondimento,
abbocchi.