sabato 27 giugno 2020
Il tempo muta le nostre convinzioni
sabato 20 giugno 2020
Provocazione e realismo, Maurizio Cattelan
Autore: Maurizio Cattelan
(Padova, 1960)
Titolo
dell’opera: L.O.V.E - 2010
Tecnica: Scultura in marmo di Carrara
Dimensioni:
460 cm. (a cui vanno aggiunti 640 cm. del
piedistallo)
Ubicazione attuale: Piazza degli Affari, Milano
Opera che lascia infinite opzioni interpretative, inequivocabile il “simbolo” derivante dal dito medio alzato (da qui il nome con cui l’opera è conosciuta “Il Dito”) ma aperti a svariate letture altri particolari come il titolo (l’acronimo L.O.V.E. sta per Libertà, Odio, Vendetta, Eternità) o il fatto che le altre quattro dita sono mozzate.
La mano aperta
quasi a rappresentare il saluto romano vede erose dal tempo tutte le dita
eccetto il medio, l’accostamento tra il saluto romano e il palazzo di
Mezzanotte, costruzione architettonica del ventennio, vanno di pari passo.
Siamo davanti alla
sede della Finanza italiana, centro nevralgico dei destini economici del paese,
luogo vissuto tutt’altro che con favore dai comuni cittadini.
Una versione, mai
confermata dall’artista padovano, vuole la scultura come una critica al mondo
della finanza, un mondo dove pochi decidono il destino di molti, ma c’è un
particolare che può sfuggire allo sguardo superficiale e spesso infastidito, la
direzione del dorso della mano, se guardiamo con attenzione notiamo che l’invito
irriguardoso è rivolto alla città e non al centro degli “affari”.
Cattelan, come
detto, non ha mai confermato o smentito qualsiasi ipotesi lasciando totale
libertà interpretativa.
Le indicazioni del
titolo sono vaghe e in conflitto tra loro, odio, vendetta, libertà ed eternità,
oltre ad amore, ci conducono su sentieri a doppio senso di marcia, difficile
scegliere una specifica direzione.
Per quanto possa
sembrare una semplice e banale provocazione l’opera ha il potere di smuovere le
acque e quasi obbligare l’osservatore a reagire, come spesso capita ai lavori
dell’artista veneto la prima reazione della gente non è mai positiva, si va
dall’insulto alla derisione, ma se ci fermiamo a riflettere ci accorgiamo che
al di là dei gusti estetici (che troppo spesso sono l’unico canone di
riferimento limitandone la lettura) l’opera ha molto da “raccontare”.
sabato 13 giugno 2020
La profondità del cielo a metà tra la tradizione e la modernità, Eugène Boudin
sabato 6 giugno 2020
E se l'opera ... Philippe Parreno
Premesso
che in un museo o all’interno di
esposizioni e fiere d’arte se in una sala non viene esposto niente quest’ultima
viene inevitabilmente chiusa.
Se entrate in uno spazio e non vedete null'altro che una stanza vuota allora iniziate ad incuriosirvi, guardatevi attentamente attorno e, se notate solo le nude pareti, cominciate a prendere in considerazione che l’opera d’arte siete voi.
L’arte
contemporanea apparentemente senza senso coinvolge lo spettatore al punto che
in sua assenza l’opera non esiste.
Philippe Parreno – Sonic Grid (opera esposta alla biennale
di Venezia del 2017)