Dal
1997 quest’opera di Cattelan, intitolata “Novecento”, fa inevitabilmente
discutere, può irritare, infastidire, ci può lasciare indifferenti o
incuriosire.
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Maurizio Cattelan - Novecento |
Possiamo
definirla di cattivo gusto, posiamo dubitare che sia arte o credere che sia
tale, è impossibile avere un giudizio uniforme, ognuno di noi può trarne delle
conclusioni (la conclusione dipende dalla quantità e qualità di informazioni in
nostro possesso, quantità è qualità non fanno propendere per forza verso un
giudizio positivo, anzi avere le giuste informazioni può spingerci a rifiutare
l’opera come artistica).
Ma
non è questo il punto, a lasciarmi perplesso è il fatto che dopo più di 25 anni
ci sia ancora qualcuno che chiede: “ma il cavallo è vivo?”.
Onestamente
sono domande che lasciano basiti, trovo incredibile che, con l’accesso ad
un’infinità quantità di informazioni, ci sia ancora qualcuno (sono moltissimi,
le stesse domande le hanno fatte per un’opera simile esposta qualche anno fa sulle
rive del lago d’Iseo) incapace di valutare ciò che vede ed eventualmente
informarsi.
Spesso
a queste domande corrispondono le risposte più disparate, da chi conferma che
Cattelan esponga un cavallo vivo e di conseguenza aumenta l’indignazione, a chi
da la stessa risposta ma in modo ironico.
In
entrambi i casi chi ha posto il quesito non distingue il “tono” della risposta,
da per scontato che la propria impressione sia l’unica esatta ed è per questo che non vengono poste le domande "giuste" (virgolettato perché la domanda giusta non esiste) ma si innescano futili polemiche ignorando quelli che forse sono quesiti fondamentali.
Infatti non è questa sterile diatriba l'obbiettivo del mio scritto (è evidente che il cavallo non sia vivo)
la questione è un’altra, il cavallo di Cattelan è una scultura o si tratta di un animale
imbalsamato?
Siccome si tratta appunto di un animale imbalsamato ci dobbiamo interrogare se l’esibizione di un animale impagliato (o “in tassidermia”
per rendere la cosa più accettabile) sia corretta, infatti il “Rinoceronte appeso” di
Stefano Bombardieri, che ho ammirato sulle rive del lago d’Iseo, citato poco fa, è in resina, in questo caso si elimina la questione legata all'utilizzo di un essere "organico".
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Stefano Bombardieri - Tempo sospeso |
Da una parte la discutibile scelta di Cattelan, dall’altra quella di Stefano Bombardieri, entrambe artisticamente e concettualmente ineccepibili, al di là del fatto che le si possa o meno considerare opere d’arte, ma materialmente diverse.
Questo
ci porta ad un’altra opera, per l'esattezza A Thousand Years di Damien Hirst, dove lo scontro tra l’artista
è chi ha a cuore il rispetto degli animali raggiunge l’apice.
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Damien Hirst, - A Thousand Years |
La struttura consiste in una teca di vetro e
acciaio di grandi dimensioni divisa al centro da una lastra in plexiglas
forata, da una parte vi è una scatola contenente delle larve di mosca, dall’altra
la testa di una mucca appena acquistata, e ancora abbondantemente grondante di
sangue, da un mattatoio (Hirst si difende sostenendo che la mucca non è stata
soppressa apposta ma che la testa sarebbe stata gettata come rifiuto organico)
le larve si trasformano in mosche che a loro volta si dirigono verso la
carcassa sanguinolenta (la testa è reale, il sangue no in quanto acqua
zuccherata e colorata di rosso, per rendere l'effetto più duraturo).
Ma la cosa che ha fatto infuriare gli animalisti è
il fatto che sopra la testa era posizionata una lampada anti zanzare che
uccideva sistematicamente le mosche accorse verso la carne in decomposizione.
Riepilogando, tre modi di esprimere un pensiero
artistico, in tutti e tre i casi emerge un concetto sicuramente profondo, tutti partono dalla stessa idea ma
utilizzando metodi differenti.
Se vogliamo evitare di fare del falso moralismo e
limitare un’immancabile ipocrisia dovremmo constatare che nel nostro quotidiano
non ci comportiamo molto meglio, è sicuramente il caso di sottolineare le
storture di queste opere d’arte (tali per ciò che esprimono) senza eccedere in
false indignazioni.
Pur apprezzando tutti e tre gli artisti citati non
posso non provare un certo fastidio per le opere di Cattelan e Hirst, la domanda che mi faccio è: si potevano “costruire” diversamente
queste opere?
Per
quanto riguarda Novecento di Cattelan
sicuramente si, infatti Bombardieri lo ha fatto, riguardo a Hirst è il discorso è più complesso, la
testa era uno scarto di macelleria (anche le larve delle mosche erano destinate
alla pesca ma stranamente nessuno ha alcunché da eccepire, nonostante la si possa affiancare alla caccia) ma l’eliminazione
sistematica delle mosche per un futile motivo non è accettabile, questo ci
porta a più profondi ragionamenti, qual è il limite che possiamo raggiungere? Forse
il vero significato di queste opere è questo: Il limite è abbondantemente
superato? sarebbe forse il caso di prenderne coscienza e
fare un passo indietro?
Partendo
dalle puerili domande che in molti si fanno davanti al cavallo di Cattelan ho
cercato di andare oltre, porci ulteriori domande che alla fine ci portano alla conoscenza
dei nostri lati oscuri.