Edit Birkin (nata Hofmann, nome con cui firma le sue opere) viene deportata nel ghetto di Lódz nel 1941, allora aveva 14 anni, successivamente viene trasferita ad Auschwitz dove vive l'orrore dell'olocausto.
L'ultimo respiro-camera a gas, 1980 cm 50,8 x 60,9 Imperial War Museum, Londra |
“Auschwitz
era molto spaventoso, perché c’era pieno di tedeschi”, bastano
queste parole per farci comprendere quanto era radicato, nella Germania di
allora, il concetto di odio.
Ancora più pesanti delle parole sono alcuni dipinti
che Edit realizza più tardi, opere che raccontano l’inenarrabile e al contempo
riescono ad alleviare, seppur molto parzialmente, l’angoscia che pervade chi ha
conosciuto l’orrore.
Giorno della liberazione, 1980-82 cm 53,3 x 45,7 Imperial War Museum, Londra |
Carretto della morte, ghetto di Łódź, 1980-82 cm 71,2 x 91,4 Imperial War Museum, Londra |
Un campo di gemelli - Auschwitz, 1980-82 cm 71,2 x 91,4 Imperial War Museum, Londra |
Davvero i quadri parlano di più delle parole. Questi quadri
RispondiEliminaVero Alberto, la grande pittura ha il potere e la forza di colpire in profondità, in questi casi raggiunge vette altissime.
EliminaGrazie, buona giornata.
Immagini come libri aperti. Grazie per la condivisione.
RispondiEliminasinforosa
Grazie a te Sinforosa, sono immagini che ti avvolgono, ti scuotono, spesso raggiungono "luoghi" preclusi alla parola.
EliminaBuona giornata.