Lana Newstrom, performer statunitense che ha fatto parlare di sé per le idee rivoluzionarie, probabilmente si tratta dell’artista concettuale più estrema, la sua visione essenziale ha dato vita a discussioni accese e interminabili.
Nel
2014, all’età di 27 anni, da vita alla sua prima mostra personale, dipinti e
sculture riempivano le sale dove fiumi di gente “scorrevano” tra l’entusiasmo e
lo stupore, l’esposizione era di per sé unica, le opere infatti erano
invisibili.
Davanti
alle pareti spoglie, ai piedistalli che non reggevano nulla, lo spettatore si
chiedeva quale fosse il senso di ciò, la Newstrom lasciava all’osservatore il
compito di dare vita all’opera. Il tutto era reso ancora più complicato dalla
totale assenza di indicazioni, niente cartellino con il titolo, non vi era una seppur
minima descrizione, il nulla.
La
mostra naturalmente ha scatenato un autentico vespaio, le testate
giornalistiche di tutto il mondo hanno riportato la notizia non lesinando le critiche più dure, ma in questo modo
hanno a loro volta dato importanza all’evento.
Il sito
internet dell’artista americana è stato preso d’assalto da collezionisti provenienti da ogni latitudine, le sue opere, accompagnate da certificati di autenticità, sono
state vendute a cifre astronomiche, in poche parole la nostra Lana ha ceduto
le proprie “creazioni” incassando milioni di dollari.
L’artista
stessa ha motivato i suoi lavori ed il successo che ne deriva: “la mia
mostra restituisce all’arte il ruolo che essa dovrebbe avere: quella di far
sognare, stimolare l’immaginazione – cosa che non accadrebbe con le opere
di chi si impegna ad esprimersi ‘alla vecchia maniera”.
La Newstrom risponde anche alle critiche affermando
che “Arte
è immaginazione e questo è ciò che il mio lavoro richiede alle persone che
interagiscono con lui. Bisogna immaginare un dipinto o una scultura proprio
davanti ai vostri occhi.” E a chi, pur riconoscendole il pensiero ma
accusandola di non fare assolutamente nulla risponde: “Solo perché non si
vede niente, questo non vuol dire che io non abbia impegnato ore di lavoro per
creare l’opera.”
A rincarare la dose interviene anche l’agente
della Newstrom, affermando che da ora l’arte prende una nuova e definitiva
strada, la sua assistita, secondo lui, è l’artista di cui avevamo bisogno, una grande visionaria che darà una svolta epocale al mondo dell’arte.
Ci si è chiesti, e lo si fa tutt'ora, cosa spinga il visitatore di una mostra
come questa a ritenere le opere cosi importanti (le stime dei giornali di quell’anno
parlano di migliaia di persone in fila per ammirare i dipinti e le sculture
invisibili) e soprattutto cosa spinge un collezionista a portarsi a casa, a
suon di milioni di dollari, opere che non vede e non vedrà mai, forte solo di
un certificato di autenticità.
Queste domande sono state per molto tempo
il filo conduttore nelle discussioni nate dalle opere di Lana, domande che, in
un tempo fondamentalmente breve, hanno perso la loro forza fino a scomparire.
Infatti tutto si è spento quando due conduttori radiofonici
americani, Pat Kelly e Peter Oldring, hanno svelato che tutto quanto era pura finzione, dall’immagine della sala
vuota piena di visitatori, con un sapiente e accurato fotoritocco hanno tolto i
quadri nello scatto riferito ad un’altra mostra (nella foto in basso) fino al
finto sito internet creato ad arte, al punto da non lasciare dubbi
sull’autenticità.
A questo punto però lasciar cadere la cosa
con una risata diventa pericoloso, se prima ci si chiedeva il perché del
successo della fantomatica mostra e del motivo dell’escalation dei prezzi, ora
ci si deve chiedere perché questa notizia sia stata considerata plausibile, al
netto dell’incompetenza delle varie testate che hanno pubblicato gli effetti
dell’evento senza curarsi di verificare le fonti, dovremmo concentrarci sul fatto che in molti hanno creduto alla
mostra perché la cosa non è poi cosi assurda, almeno secondo il percorso preso
ultimamente dall’arte contemporanea.
A dare una spiegazione potrebbero bastare le parole di Joseph Kosuth, lui sì grande esponente dell’arte concettuale: “In un certo senso l’arte può essere seria come la scienza o la filosofia. Può essere interessante o no, dipende dal fatto che ne siamo più o meno informati”.
Tirate
le somme e ricostruita questa bizzarra vicenda emerge un’altra riflessione, se
Lana Newstrom non fosse stata un’intuizione del duo Kelly-Oldring ma fosse
veramente esistita, se realmente avesse dato vita ad opere invisibili e se
davvero i collezionisti avessero preso d’assalto i suoi lavori, avremmo potuto
etichettare il tutto come una cosa “senza senso”?
Lì per lì ho pensato all'imbarazzo degli allestitori e dei posizionatori di faretti.. non mi stupirei in realtà se qualcuno la approntasse davvero una mostra simile.. ormai si tratta di voler stupire in maniera sempre più singolare.. a mio avviso i due hanno voluto fare una prova generale.. tanto per stuzzicare.. (che qualcuno addirittura le compri però.. anche no.. o forse sì, pagando con un assegno..in bianco.. ahahah)
RispondiEliminaCiao Franco, il rischio che hai paventato ormai è sfumato ( o l'opportunità, dipende dai punti di vista) l'idea ha perso l'originalità, se qualcuno mettesse in atto una cosa del genere il massimo a cui potrebbe ambire è una patetica copia.
EliminaNon sono d'accordo sull'imbarazzo che avrebbero provato gli allestitori e i tecnici delle luci, ormai da oltre un secolo gli addetti ai lavori hanno a che fare con idee che in quel preciso istante sembrano assurde ma che con il tempo non si dimostrano tali.
Per ciò che riguarda il mondo dei collezionisti non sono cosi certo che non ci sarebbero stati dei compratori delle opere "invisibili", con o senza assegni in bianco 😉
Grazie, buona giornata.
Bellissima burla però. Burlarsi così di un mondo che sfugge a qualsiasi logica (se non a quello del denaro) mi pare arte.
RispondiEliminaÈ anche piuttosto inquietante pensare che una cosa così sia verosimile
Geniale la messinscena ideata dal duo americano, sono molteplici le "denunce", il cattivo giornalismo dove si prende una notizia qualsiasi e la si ripropone pari pari senza controllare se quest'ultima abbia o meno un fondamento, la follia di un mercato dell'arte che insegue il profitto mettendo in secondo piano il lato artistico, lo smarrimento del pubblico che non riesce a trovare un preciso punto d'appoggio.
EliminaMa tutto questo è dovuto alla pigrizia, dei media ma anche del pubblico, che ci spinge ad accettare qualsiasi cosa ci venga propinata.
Dici bene, questo stratagemma che è finito sulle pagine dei giornali di tutto il mondo è di per sé arte, se sappiamo andare in profondità, esaminando attentamente ogni sfumatura, potremmo giungere a conclusioni che fino a ieri non immaginavamo.
Grazie Alberto, buona giornata.