Siamo a Parigi, anno 1905, ad una mostra, una sala è dedicata a quadri la cui caratteristica principale è data da colori fiammeggianti, intensi e contrastanti, i dipinti sono eseguiti con grande passione ed entusiasmo.
Un critico d’arte, Lois Vauxcelles, osservando le opere esposte, con un tono quasi disgustato definisce gli artisti: fauves (belve, selvaggi), altre fonti citano: cage aux fauves (gabbia di belve), da questo momento questo appellativo diventa il nome del movimento.
La natura selvaggia, l’intensità espressiva dei colori applicati con pennellate dinamiche e in profondità, l’evocazione di mondi fantastici dove la gioia è rappresentata dalla vivacità cromatica e da forti emozioni.
Derain, Van Doghen, Matisse, Vlaminck (nell’immagine, Ottobre), sono alcuni degli artisti che hanno fatto parte del gruppo che si scioglie solamente tre anni dopo.
La grande prospettiva su Cezanne dell’anno precedente è la causa delle diverse direzioni artistiche che alcuni di loro hanno intrapreso, fondamentale anche la veloce crescita del cubismo che contribuisce a rompere la già debole unità del movimento.
(Alcune nozioni del testo sono tratte da : The art book)
Peccato sia durato così poco. A me piace molto quella forza che esce dal quadro e ti avvolge di vitalità ed entusiasmo.
RispondiEliminaCiao Ambra, quel poco però è bastato per lasciare una traccia indelebile nella pittura a venire. La forza che questi dipinti emanano, a volte, può essere spiazzante, quasi oppressiva ma che alla fine trasmette all'osservatore un'incredibile energia.
EliminaBuona giornata Ambra, a presto.
Caro Romualdo, come vedi ci sto provando a passare da tutti voi per ora solo per un caro saluto.
RispondiEliminaTomaso
Carissimo Tomaso che piacere risentirti, mi fa felice il tuo ritorno, ricambio il saluto, un grande abbraccio.
EliminaMolto interessante...grazie!
RispondiEliminaCiao Marina, mi fa piacere che trovi interessante questa (piccola) descrizione.
EliminaGrazie a te, buona serata.
Movimento non facile da apprezzare ma facile da amare. Sembrerà un controsenso eppure per me è così!
RispondiEliminaCiao Anna, non è un controsenso, la difficoltà nell'apprezzare una forma d'arte non esclude la possibilità di amarla, anzi le difficoltà ci spingono ad approfondire e di conseguenza a conoscere meglio, ed è più facile innamorarsi di qualcosa che si conosce più a fondo.
EliminaUn caro saluto, a presto.