giovedì 10 novembre 2022

Le barriere mentali opposte all'infinito (temporale e spaziale)

Il vero nemico dell’arte contemporanea (intesa come arte del “presente”) è la velocità, oggigiorno tutto scorre freneticamente e anche chi si appresta ad “osservare” un dipinto, una scultura, un’installazione o una qualsiasi forma d’arte lo fa quasi di sfuggita.

Agli artisti non resta che scegliere tra due strade: o portare avanti comunque il proprio pensiero con il rischio di apparire “incomprensibili” e di conseguenza essere ignorati o criticati (se non addirittura dileggiati) oppure semplificare al massimo il messaggio che si vuole trasmettere con il risultato di “creare” delle banalità.

Michelangelo Pistoletto - Metrocubo d’infinito, 1966  - Fondazione Pistoletto, Biella


Il fruitore medio non ha ne la voglia ne, spesso, la capacità di approfondire ciò che vede, pretende di cogliere al volo l’essenza di un’opera artistica sbeffeggiando qualsiasi cosa che non riesce a comprendere.

Per questo motivo l’artista fatica ad avanzare nel proprio tempo per poi essere compreso “postumo”.

E’ vero che questa situazione si è verificata regolarmente anche in passato ma mai come oggi la capacità di osservare, comprendere e approfondire ha toccato i minimi storici, si hanno immense fonti di approvvigionamento culturale, fonti che necessitano di impegno e perseveranza, oltre alla capacità di discernere, qualità ormai in via d’estinzione.

Dobbiamo abbandonare la frenesia e tornare a quella lentezza che ci permette di riflettere, invece di prendere per buono (definitivo) quello che ci appare ad un primo sguardo, dobbiamo pensare che si tratta solo di una porta d'ingresso, per comprendere ciò che sta dietro i battenti dobbiamo per forza entrare.

Uno dei tanti esempi può venire dall'opera di Michelangelo Pistoletto, Metrocubo d'infinito, all'apparenza non vediamo altro che un cubo di un metro per lato, nessuna attrattiva cromatica, un semplice manufatto che può o meno destare interesse.

Ma avvicinandoci alla scultura (o installazione) e scendendo con lo sguardo in profondità, tramite delle fessure sui bordi, un incredibile gioco di specchi ci offre una visuale senza fine, racchiuso in un metro cubo (appunto) scorgiamo l'infinito. Cosa impossibile se ci limitiamo all'aspetto esteriore.

Questo modo di procedere vale, a maggior ragione, anche per opere che non hanno un pertugio in cui guardare, la profondità va colta immaginando l'invisibile partendo da quello che vediamo.

È un "lavoro" impegnativo ma il risultato che possiamo raggiungere ripaga abbondantemente lo sforzo profuso.



10 commenti:

  1. Tu calchi spesso sul concetto di artista e incapacità del fruitore di comprenderne il genio. Assolutamente ci sta. Spessissimo non siamo all'altezza. A volte rimaniamo estasiati senza avere la minima possibilità di comprendere come quell'artista abbia creato tanta immensa meraviglia, come capita a me, ad esempio, ogni volta davanti, chessò, al Cristo velato di Sanmartino (tutto sommato un protoiperrealismo)
    A volte, sempre non comprendendo, non ci si smuove comunque un minimo neurone a livello emotivo.
    Tra i due esempi di "non comprensione", comunque - non me ne volere - continuo a preferire il primo.

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    1. Il punto non è la capacità di apprezzare o meno un'opera, semmai è l'incapacità di prendersi del tempo per capire perché non ci piace.
      Se dopo un'approfondita indagine l'opera non ci piace nessuno può sostenere il contrario, troppo spesso diamo giudizi in base all'apparenza e quando parlo di "indagine" mi riferisco a studi approfonditi, letture, confronti tra vari punti di vista, collocazioni temporali di opere che hanno influenzato l'artista.
      Il Cristo velato non può essere messo in competizione con Il Cubo di Pistoletto, sono due opere che fanno parte dello stesso mondo, l'uno ha inevitabilmente influenzato l'altro (anche se sembra impossibile, allo stesso tempo lo sviluppo mentale dell'arte contemporanea influenza la nostra visione dell'arte antica.
      Proprio la scorsa settimana ho avuto un piacevole confronto con un'insegnate di storia dell'arte che ha suffragato la mia convinzione che sia più semplice da comprendere il contemporaneo rispetto all'antico, senza determinate informazioni il Cristo di Sanmartino (il cui talento è soltanto una piccola parte della grandezza dell'opera) è tutt'altro che di semplice comprensione, al contrario l'opera di Pistoletto, se solo ci impegniamo a guardare a fondo, è chiara, entrambe necessitano di uno sforzo, a meno che ci limitiamo a quello che appare in superficie.
      Grazie Franco, è sempre un piacere confrontarmi con te, i nostri punti di vista a volte divergono, questo rende la discussione ancor più interessante.

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  2. Cambiare ritmo, ecco di cosa abbiamo tanto bisogno. Tu lo hai sottolineato per poter ammirare le opere d'arte, ma sarebbe auspicabile per migliorare questa nostra frenetica vita.
    Grazie Romualdo. Buona domenica!

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    1. Esatto Gianpiera, non si tratta di mettere in discussione i gusti personali, quelli sono insindacabili, è l'atteggiamento mentale che va modificato, ci affidiamo al solo senso della vista, vuoi per eccessiva sicurezza vuoi per pigrizia, e pensiamo che sia sufficiente per comprendere quello che ci sta attorno (per poi dimenticarcene dopo pochissimo tempo).
      Io mi riferisco all'arte ma naturalmente, come dici tu, vale per ogni aspetto della nostra quotidianità, solo rallentando (fisicamente e mentalmente) avremo la possibilità di comprendere a fondo ciò che ci circonda e di conseguenza percepire in modo differente anche quello che ci sembra non abbia senso.
      Grazie, buona domenica a te.

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  3. Sto sentendo cose turche sulla Biennale di Venezia.. hai notizie?

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  4. La quantità di visioni a cui possiamo attingere oggi è quasi un miracolo ed è meraviglioso ma è anche una dannazione, perché soffermandosi su una cosa sembra di perdere la possibilità di scoprirne infinite altre che, magari, potrebbero interessarci di più. E sempre più persone possono fare di tutto e mostrarlo potenzialmente ovunque.
    Bisognerebbe scorrere velocemente in superfice ma fidarsi dell'istinto e soffermarsi appena sentiamo l'accenno di una sensazione diversa dal solito. È davvero difficile fermarsi, con tutte queste tentazioni che ci vorticano intorno, però si può fare e non può che farci bene.

    Un saluto da una semi dispersa, non solo nel turbinio di visioni! Ma ogni tanto ricompaio. 😉

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    1. Ciao Anna, è indiscutibile il fatto che siamo sommersi da immagini e informazioni, è difficile destreggiarsi e per questo dobbiamo selezionare dandoci delle priorità.
      Fidarsi dell’istinto può essere una soluzione ma l’istinto deve essere accompagnato dalla conoscenza e spesso è influenzato dai gusti personali, ecco perché dobbiamo andare in profondità.
      Ma il punto focale è un altro, se non comprendiamo una cosa, in questo caso un’opera, non è necessario dare un giudizio, se manca il tempo per approfondire possiamo anche stare in silenzio, il vero problema sta nell’eccessivo “giudicare” da parte di chi non ha la minima idea di cosa sta giudicando.
      Selezioniamo pure ciò che incontriamo ma evitiamo di pontificare su quello che non riteniamo di nostro gradimento.
      Contraccambio il saluto, non sarai mai dispersa, ci scambiamo opinioni da molto tempo, non conta le frequenza ma la qualità.
      Grazie, buona giornata.

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    2. Questo è assolutamente vero Romualdo, quando si vede solo la superficie non è possibile giudicare! Invece dire la propria senza essersi dati modi di capire è un passatempo molto di moda... 🙄

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    3. Una moda di cui si farebbe volentieri a meno ma che, in modi e tempi differenti, tende a "colpire" tutti.

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