sabato 5 novembre 2022

Corrersi incontro per non incontrarsi mai

La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, più nota come Il grande vetro, è l’opera più complessa ed enigmatica di Marcel Duchamp.



Se Fontaine è il simbolo del pensiero “duchampiano” e se Dati:1 la caduta dell’acqua, 2 il gas d’illuminazione è probabilmente il suo capolavoro, quest’opera completa il quadro concettuale dell’artista normanno.

Olio, vernice, filo di piombo e polvere su due lastre di vetro montate con alluminio e legno, la cornice è di acciaio, l’opera viene realizzata in un arco di tempo piuttosto lungo, dal 1915 al 1923.

Il dipinto, se cosi vogliamo chiamarlo, è nettamente diviso in due parti, quella superiore dedicata alla “sposa”, quella inferiore agli scapoli del titolo.

"vetro" inferiore

Nella parte in basso a sinistra sono rappresentati nove maschi, vediamo gli abiti consueti di alcune categoria prettamente maschili, il prete, il vigile, l’operaio ecc. i nove pretendenti sono sospesi su una sorta di carrello che a sua volta è retto da una ruota che permette un movimento in circolo attorno alla “macchina che, al centro, è il perno dell’intero meccanismo.

Il macchinario che da energia al carrello degli scapoli è un vecchia macinatrice di cioccolato appoggiata su un elegante tavolino da salotto.

Il cioccolato come fonte di energia e di piacere, quell’energia e quel piacere che mette in moto i protagonisti di sesso maschile.

"vetro" superiore

Nella parte alta viene rappresentato il mondo femminile, la “sposa” o anche la “vergine” (tutte le descrizioni sono fornite dagli scritti di Duchamp stesso) si presenta sotto forma di una vespa, l’addome sottile, la vita “da vespa” appunto, fino all’estremità dove spunta quello che possiamo definire l’organo del desiderio, è rappresentato esternamente perché simboleggia il tentativo di avvicinarsi al mondo maschile che ruota in tondo senza sosta.

I due poli però sono divisi irrimediabilmente, non si possono incontrare, questo mantiene vivo il desiderio dando vita a una perpetua ricerca, ad un infinito rincorrersi, l’uomo ruota senza sosta, la donna cerca, senza riuscirci, un contatto.

Il genio di Duchamp emerge ulteriormente nel momento in cui, dopo l’unico trasferimento dell’opera per una mostra, gli addetti al trasporto, evidentemente poco professionali, hanno riconsegnato il manufatto pesantemente danneggiato. A causa di un urto i vetri si sono rotti creando una serie di crepe che hanno creato delle griglie, senza scomporsi l’artista si è detto entusiasta della situazione, secondo il suo pensiero: “le crepe nel vetro sono quello che mancavano all’opera, ora è completa”.

Duchamp, che non si era dimenticato di essere un eccelso pittore (semmai sono altri ad esserselo dimenticato) ha piombato le “ferite” nel vetro rendendole definitivamente parte dell’opera, alla perenne ricerca di unione tra il cosmo femminile e quello maschile, unione che non avverrà mai e proprio per questo il desiderio non scemerà nutrendo cosi il meccanismo di inseguimento reciproco, si aggiungono le linee totalmente fortuite che sono l’espressione inequivocabile del concetto di “caso”, come forma imprescindibile nel rapporto quotidiano tra i due sessi, che lo stesso pittore non era riuscito ad esprimere prima dell’incidente occorso all'opera stessa.

5 commenti:

  1. Questa ingegnosissima opera di Dechamp mi ha fatto venire in mente la mia poesia "Destinazione Amore" che a te piace tanto Romualdo.
    Qui ci sono i due vetri a separare il mondo della sposa da quello degli scapoli, nella mia poesia ci sono due treni che viaggiano su binari paralleli. Soltanto un incidente potrà far sì che possano avvicinarsi i due mondi e nel caso dell'opera di Dechamp questa sorta di incidente che ha procurato la rottura del vetro è stato "provvidenziale".
    Un caro saluto

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    1. Vero Gianpiera, ho parlato della tua poesia qualche settimana fa, il parallelo ci sta ma nell'opera di Duchamp, al contrario della tua poesia, non sembra esserci alcuna speranza d'incontro, nonostante l'incidente, secondo l'artista francese è proprio questo impedimento a dare vita al desiderio.
      Grazie per l'interessante interpretazione, buona domenica.

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    2. Grazie per la puntualizzazione e buona domenica a te.

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  2. Sono un fan del dadaismo e del surrealismo letterario, ma evidenti lacune non mi permettono di nutrire lo stesso entusiasmo verso il lato artistico concettuale, pittorico o scultoreo ;)

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    1. Ciao Franco, non penso si tratti di una lacuna, è solo una questione di gusti personali, ci sono cose che ci attirano più di altre, siamo affini ad un pensiero, ad una "visione" mentre non riusciamo ad entrare in sintonia con altri.
      La scrittura, campo in cui eccelli, necessita di percorsi diversi dalla pittura, nessuna delle due è superiore all'altra ma sono differenti, due modi alternativi di percorrere la stessa strada, tendiamo a preferire il mezzo con cui siamo più in sintonia, se poi riuscissimo a dialogare con entrambi ... ma questo esula della nostra volontà, è qualcosa di più profondo.
      Grazie, buona giornata.

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