Opere che a prima
vista sono l’una distante dall’altra, ma approfondendone il concetto si
rivelano praticamente identiche.
All’apparenza due
opere agli antipodi, l’una “realista” l’altra “astratta”.
Frida Kahlo – Colonna spezzata, 1944 Mark Rothko - No. 14 (Red, Blue over Black)
Ma in entrambi i casi
guai a contraddire gli autori che non accettavano queste definizioni, Frida
Kahlo non rappresentava sé stessa nella realtà ma mostrava il proprio sentire,
l’opera è lo specchio della sua “profondità”, la raffigurazione del suo Io più intimo,
pur raccontando il suo quotidiano andava oltre il dolore fisico.
Al contrario Rothko
mostrava gli abissi della sua anima, lo faceva dando vita, luce, a ciò che non
è rappresentabile, possiamo dipingere l’esteriorità del nostro corpo, non la
nostra anima.
Il pittore americano è
riuscito a mostrarsi svelando i propri impedimenti, una faticosa risalita che
non ha mai raggiunto la meta.
Queste due opere sono
un esempio di quanto sia complessa la rappresentazione della vita attraverso
l’arte se ci si limita all’aspetto esteriore, se il giudizio non va oltre
l’impressione impressa sulla retina.
Kahlo e Rotkho hanno
avuto una storia diversa ma in entrambi i casi complicata, la pittrice
messicana ha vissuto nel proprio paese ma ha dovuto fare i conti con grandi
problemi fisici, ha dovuto scontrarsi con un mondo, quello maschile, che non
dava (e non da tutt’ora) spazio all’altro sesso.
L’artista di origini
russe, al contrario, deve le sue difficoltà al forzato allontanamento dalla sua
terra e anch’egli ha dovuto combattere con l’antisemitismo (anche in questo
caso nulla è cambiato nel tempo).
La vita apparentemente
più difficile di Frida Kahlo le ha comunque regalato un’esistenza più intensa,
seppure costellata dal costante dolore. Meno evidente la sofferenza di Rothko,
una sofferenza “dell’anima” che ha portato ad un epilogo tragico.
I due dipinti dunque
raccontano entrambi di vite complicate, di sofferenze, di un baratro più o meno
profondo, lo fanno in modo diverso e se ci fermiamo a riflettere lo specchio
del pittore statunitense è addirittura più tragico di quello della Kahlo, la
forza interiore dell’artista di Coyocán, superiore probabilmente a quella del
collega, è la vera differenza che emerge dalle due opere.
Sono proprio la forza
e le debolezze di entrambi, motore inesauribile, la spinta fondamentale che li ha fatti diventare
due tra le figure artistiche più importanti del novecento, .
accostamento molto bello tra due opere così differenti eppure con così tante cose in comune. Di frida kahlo ho avuto la fortuna di vedere la mostra a milano di qualche anno fa. Bellissima ed intensa, nei suoi quadri c'è una simbologia non facile per noi profani, ma riesce comunque a toccare l'anima. Cosa che fa anche Rothko. E riuscire ad emozionare senza rappresentare oggetti reali forse è ancora più difficile
RispondiEliminaCiao Alberto, al contrario di molti riesco a "percepire" maggiormente le opere di Rothko rispetto a quelle di Frida Kahlo, forse per una tecnica, quella della pittrice messicana, che fatico ad apprezzare fino in fondo.
EliminaLe difficoltà che si incontrano quando si rappresenta un stato d'animo sono immense, riuscire a farlo senza essere "realisti" forse lo è ancor di più, ma se pensiamo alla questione da un altro punto di vista potrebbe essere il contrario in quanto la rappresentazione della propria anima non può essere reale e di conseguenza l'astrazione è il modo più semplice.
Grazie, sereno pomeriggio.