Rieccoci a discutere su una cosa che trovo sconfortante, mi riferisco alla banalità dei dipinti che invadono le varie piattaforme sul web.
Il
“giro che conta”, controllato dalle grandi gallerie che a loro volta orientano
il mercato (che comunque promuovono grandi artisti, al netto di molte “cadute”)
lascia poco spazio ad aspiranti pittori che senza l’aiutino delle suddette
gallerie non riescono ad emergere.
Goffredo Dalmonte - Fessura con vista, 2023 - Acrilico e cemento su tavola 30x40
A
questi artisti (cosi si definiscono in molti) emergenti non resta che tentare
la via delle vetrine online, ormai i vari social hanno dato vita a gruppi o
pagine (chiamatele/i come volete) che danno visibilità alle loro opere (purtroppo danno spazio ai commenti ma questo è un altro discorso).
Ogni
tanto vado alla ricerca di qualcosa che mi colpisca, lavori che sappiano
destare interesse (in questo caso il mio, per quello che vale) in un mare
prevalentemente piatto.
Da
molto tempo non visitavo queste pagine/gruppi e ci sono tornato con la speranza
di trovare qualcosa di nuovo, come sempre ho trovato moltissimi dipinti, e come sempre poco o nulla di interessante.
Le
solite cose, i soliti soggetti, in alcuni casi dalla tecnica imbarazzante,
mediamente meno che discreta, fino a punte ottime fino all’eccellenza, ma
stiamo parlando solo di tecnica, il resto è nullo.
Paesaggi
bucolici, ritratti di bambini, attori e cantanti famosi, animali, nudi in tutte
le salse, insomma niente che non si sia già visto, rivisto e stravisto, alla
banalità dei quadri si aggiunge la “piattezza” delle descrizioni, per non
parlare dei titoli (chi mi segue sa quanto io li ritenga importanti).
Nella
nebbia creativa ecco che spunta un dipinto che cerca di dire qualcosa senza
buttarci tutto in faccia con quel realismo da superficie, oggi tanto di moda,
mi riferisco all’opera di Goffredo Dalmonte (nell’immagine).
Davanti
a questo quadro è impossibile non soffermarci a chiedere, chiederci, dove
siamo, prima ancora di chiederci cosa rappresenti. I materiali, in particolare
il cemento, e il titolo, “Fessura con vista”, hanno il compito di indicarci un
determinato percorso, quale sia è difficilissimo da comprendere.
La
fessura che ci permetterebbe di vedere oltre la materia non è chiaro dove sia
situata, il gioco di ombre porta l’occhio là dove la personale percezione ci
conduce, trovare il pertugio però è tutt’altro che semplice.
Non
va certamente ignorato il fatto che sia il quadro stesso la “fessura”, un
passaggio materiale, solo visivo, mentale o spirituale, un autentico portale
che solo chi è in grado di comprenderne la struttura può utilizzare.
La
tecnica nella realizzazione del quadro è ottima, a questo va aggiunta l’idea di
non mostrarla palesemente lasciando all’osservatore il compito di cercarla,
nonostante non sia scontato che ci sia (o meglio, l’idea c’è, potrebbe però
essere lontana da quello che gli indizi ci portano a pensare).
Non
sono propenso a descrivere queste opere come se si trattasse di dipinti figurativi,
è fastidioso sentire descrizioni di opere astratte dove l’osservatore cerca a
tutti i costo il paesaggio, il ritratto, o qualsiasi cosa materiale, ignorando
totalmente la sfera incorporea, spirituale, psicologica.
Davanti
al dipinto di Dalmonte sento delle vibrazioni che non si trasformano in
descrizioni, c’è un messaggio che è diretto a chi lo osserva e che viene
elaborato in base allo stato d’animo dello spettatore stesso, è il famoso
specchio che riflette, non tanto il volere dell’autore quanto l’essenza di chi
lo osserva.
Carino direi. A guardarlo, a lasciarlo fluire o a lasciar fluire i pensieri.
RispondiEliminaLa striscia centrale in diagonale sembra quasi un cielo in movimento. Sarà quella la fessura?
Ciao Alberto, non essendoci altre indicazioni il "cielo in movimento" (bellissima definizione) potrebbe essere senz'altro la fessura citata nel titolo, uno scorcio d'infinito che lascia spazio ai pensieri più profondi.
EliminaGrazie, buona serata.