“Wols è uno sperimentatore che ha capito di fare necessariamente parte dell’esperimento”
Jean-Paul Sartre,
filosofo, drammaturgo, scrittore, critico letterario (e non solo) con queste
parole riassume l’essenza del pittore tedesco proiettata nella sua pittura.
Otto Wols (Alfred Otto Wolfgang Schulze) - Striscia verde nero rosso, 1946-47 - Olio su tela, cm 100,4 x 81,3 – Collezione privata
Uno dei tre
fondatori del movimento Informale, con Dubuffet e Jean Futrier, Wols esprime lo
stravolgimento dell’arte immediatamente successivo alla fine della seconda
guerra mondiale, conflitto che, con i suoi orrori, ha cancellato il desiderio
del “bello” oscurato dalle ombre della realtà.
Mentre Dubuffet
cerca un linguaggio primitivo, senza condizionamenti esterni, Wols cancella l’idea
del quadro dai colori vivaci dando spazio a cromie cupe, sporche.
Non è un tentativo
di ricominciare da zero (obbiettivo fondamentale e comune a molti movimenti
pre-bellici) ma quello di ricominciare con ciò che si ha a disposizione, con
quello che lo sfacelo di quegli anni ha lasciato.
Uomo dalla vita difficile,
vagabondo in cerca di sé stesso ma soprattutto in fuga dal nazismo, alcolizzato
al punto che i danni al fegato lo portano alla morte nel 1951 a 38 anni, questa
vita perennemente al limite non gli ha impedito di guardare in profondità la
società del tempo e di scandagliare l’animo umano, un’umanità che ha dato vita
ad uno dei più grandi orrori mai concepiti, almeno nella modernità.
Non so quale sia la
percezione che ha un osservatore davanti a questa opera, partendo dal punto di
vista dello stesso Wols possiamo immaginare che si tratti di una “cancellazione”
del passato o di una ricostruzione, anche se terribilmente complicata, del
futuro, forse entrambe o nessuna delle due.
Parafrasando Sartre, e osservando il dipinto mi viene in mente "Se non hai la soluzione, fai parte del problema". Ecco: non ho la soluzione.
RispondiEliminaNon dev'essere la soluzione il nostro obbiettivo, quello che possiamo fare è cercare un nostro punto di partenza e da qui partire per una ricostruzione personale e collettiva.
EliminaGrazie Franco, buona serata.
Ci trovo molto tormento, dolore come una ferita o meglio una cicatrice che parla di un dolore, che c'è stato, c'è ancora, ma che passerà
RispondiEliminaSempre perfette le tue disamine, grazie Alberto, buona domenica.
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