Il fascino ammaliante, seducente ed imperscrutabile delle “Dee del destino”.
Le
Moire della cultura greca, le Parche di epoca romana o le Norne della mitologia
norrena, qualunque sia il nome dato dai “mortali” in epoche e latitudini
differenti, e sinonimo di attrazione e timore, di curiosità e inquietudine.
Temute
dagli dei stessi, le “custodi” del destino da sempre compiono imperterrite il
loro lavoro.
Rappresentate al cinema, d'animazione e non solo, nei videogiochi, le hanno raccontate in molti modi, tutti concordi che sono inflessibili e determinate a fare il loro "lavoro" ma nell'aspetto fisico ognuno ha dato la propria "visione", giovani, belle e seducenti, vecchie, deformate, malvage, e sfuggenti, silenziose o logorroiche, ognuno ha una propria percezione.
Innegabile è il fascino che emanano, il controllo e la definizione del destino è argomento intrigante, chi ha questo immenso potere non può che essere ammirato, invidiato, temuto.
Chi
sono le tre sorelle (i nomi sono tratti dalle Parche romane) che hanno in
custodia il destino dell’umanità?
Cloto,
la più giovane, che tesse il filo della vita, l’inizio del filato corrisponde
alla nascita.
Làchesi,
la seconda, decide la quantità di filo e di conseguenza ne decide la durata e
la qualità della vita stessa.
Infine
Àtropo, la più anziana, colei che non transige, è inflessibile nelle sue
decisioni, incorruttibile e spietata. Con le, tristemente note, forbici (o
cesoie) recide il filo decretando la fine dell’esistenza.
Nell'immagine Simona
Bramati ci mostra, con i suoi tre dipinti, la sua mirabile “visione” delle tre
rappresentanti dell’ineluttabilità della vita, da sinistra, Parche I (Cloto) - Parche II (
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