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sabato 15 aprile 2023

Il destino ineluttabile

Il fascino ammaliante, seducente ed imperscrutabile delle “Dee del destino”.

Le Moire della cultura greca, le Parche di epoca romana o le Norne della mitologia norrena, qualunque sia il nome dato dai “mortali” in epoche e latitudini differenti, e sinonimo di attrazione e timore, di curiosità e inquietudine.



Temute dagli dei stessi, le “custodi” del destino da sempre compiono imperterrite il loro lavoro.

Rappresentate al cinema, d'animazione e non solo, nei videogiochi, le hanno raccontate in molti modi, tutti concordi che sono inflessibili e determinate a fare il loro "lavoro" ma nell'aspetto fisico ognuno ha dato la propria "visione", giovani, belle e seducenti, vecchie, deformate, malvage, e sfuggenti, silenziose o logorroiche, ognuno ha una propria percezione.

Innegabile è il fascino che emanano, il controllo e la definizione del destino è argomento intrigante, chi ha questo immenso potere non può che essere ammirato, invidiato, temuto.

Chi sono le tre sorelle (i nomi sono tratti dalle Parche romane) che hanno in custodia il destino dell’umanità?

Cloto, la più giovane, che tesse il filo della vita, l’inizio del filato corrisponde alla nascita.

Làchesi, la seconda, decide la quantità di filo e di conseguenza ne decide la durata e la qualità della vita stessa.

Infine Àtropo, la più anziana, colei che non transige, è inflessibile nelle sue decisioni, incorruttibile e spietata. Con le, tristemente note, forbici (o cesoie) recide il filo decretando la fine dell’esistenza.

Nell'immagine Simona Bramati ci mostra, con i suoi tre dipinti, la sua mirabile “visione” delle tre rappresentanti dell’ineluttabilità della vita, da sinistra, Parche I (Cloto) - Parche II (Làchesi) - Parche III ( Àtropo)

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