Nel 1969 Vincenzo Agnetti da vita alla prima versione
di quella che possiamo considerare la sua opera più nota “Libro dimenticato a
memoria”.
Il volume di grandi dimensioni (70x50 cm) è composto
da una copertina in tessuto ed è correlato da due nastri segnalibro.
Ma sono le pagine che orientano il pensiero o il
messaggio di Agnetti, i fogli sono bianchi, o per meglio dire la parte che
normalmente è dedicata alla parola è assente, è stata asportata e al suo posto
troviamo uno spazio vuoto.
Non si tratta di una forma di censura anzi, lo spazio
e la profondità ci mostrano il luogo ideale, il posto dove possiamo vedere,
creare e ipotizzare qualsiasi cosa, un luogo dove tutto è possibile, dove si
affaccia l’infinito.
In quello spazio siamo messi nella condizione di
immaginare e di dimenticare allo stesso tempo, dove la memoria è dimenticabile,
dove il passato viene lasciato alle spalle, il presente c’è per un istante e
poi svanisce, dove il futuro possiamo immaginarcelo o costruircelo senza alcun
limite di spazio e di tempo.
Caro Romualdo, rieccomi dopo quella brutta malattia che mi a tenuto l'ontano dai vostri blog, ora mi sto rimettendo piano piano, sono quei per portare il mio caloroso saluto, e vedere sempre i tuoi interessanti post.
RispondiEliminaCiao e buona serata caro amico con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Ciao Tomaso, mi fa piacere che ti sei rimesso ed è un piacere risentirti.
EliminaTi ringrazio per le belle parole, contraccambio l'abbraccio e il sorriso.
Ti auguro una felice serata.
Molto interessante questa spiegazione. A prima vista mi suggeriva che le parole, i testi, i contenuti della conoscenza sono destinati a scomparire dalla memoria individuale con il tempo. Ciao, buona domenica!
RispondiEliminaCiao Marina, in effetti, come segnalato anche dal titolo, il tuo pensiero è molto vicino alla probabile idea dell'artista.
EliminaMi piaceva l'interpretazione legata ad un "oltre", alla possibilità di costruire un pensiero dove all'apparenza non c'è nulla.
Grazie, buona giornata.