Un colore che annulla il colore, un colore che da vita all’assenza di colore.
Anish
Kapoor acquista l’esclusiva di un materiale (la definizione di colore è
decisamente forzata) che distribuito su una qualsiasi superficie cattura il
99,965 % della luce, il nero più nero mai visto prima: il Vantablack.
Non
voglio soffermarmi sulle polemiche che l’esclusiva dell’artista anglo indiano
ha scatenato, sono molti infatti gli artisti che vorrebbero una vendita libera
del materiale che Kapoor ha, con grande intuizione, tempestivamente “bloccato”.
Ciò che
mi interessa è l’applicazione del Vantablack nell’ambito artistico, a cosa
serve un nero talmente nero che annulla ogni possibilità percettiva in un’opera
d’arte?
La
prima reazione ci porta a pensare che forse l’arte può fare a meno di questo
non-colore, inserirlo in un dipinto o utilizzarlo per una scultura o parte di
essa può sembrare quasi inutile ma …
Ma
capita che durante una visita ad una galleria, passeggiando tra le opere
distribuite nelle varie sale, sono sbucato in una stanza completamente bianca,
alle pareti non era appeso nulla, non vi era alcuna scultura posizionata al
centro della stanza stessa, solo una delle quattro pareti non era immacolata, al
centro era dipinto un cerchio di una sessantina di centimetri di diametro, un
cerchio nero.
Ma il
nero era qualcosa di mai visto, non rifletteva alcuna luce proveniente dai
faretti appesi al soffitto (e non erano pochi) mi sono avvicinato ma non si
capiva se il cerchio era un semplice dipinto o se si trattasse di un buco nel
muro.
Superato
il desiderio di toccarlo, sarebbe stato l’unico modo di dare una risposta al
quesito, ho continuato a fissarlo cercando qualsiasi cosa che mi permettesse di
capire. Niente da fare, il disco nero era imperscrutabile.
Come
trovarsi davanti a qualcosa che ambisce a diventare un “buco nero”, manca ancora
un piccolo sforzo (in realtà passare dal 99,965 al 100 % è uno sforzo immane,
anzi impossibile) ma quel cerchio rende l’idea.
Chissà
se avessi avuto la sfrontatezza di toccarlo, cosa che andava contro le
direttive della galleria (trovo fondamentale il rispetto delle cose altrui e
per lo schema artistico, toccarlo andrebbe contro ogni logica) cosa mi sarebbe
successo, anch’io come la luce sarei sparito nel buio più totale? La risposta è
ovvia ma la domanda è parte dell’opera.
Questo ci riporta al quesito iniziale, il Vantablack, usato in un determinato modo, può trasformare un muro bianco in un viaggio dalla meta sconosciuta.
Ciò che stupisce e attira, è già un valore. Se il Vantablack poi sfinasse più di ogni nero convenzionale, saremmo di fronte ad un opera a rischio effetto controproducente, potrebbe distrarre addirittura la nostra attenzione creando un "non visto" a dispetto dell'effettiva corresponsione di un ticket d'ingresso..
RispondiEliminaCiao Franco, è proprio il "non visto" che rende l'opera un'opera d'arte. Se, come spesso succede, passa inosservata la "colpa" non è dell'opera stessa ma dalla superficialità di chi passa oltre.
EliminaQuando si visita una mostra d'arte contemporanea non possiamo permetterci di aspettare che siano le opere a farsi notare (la stessa cosa comunque vale anche per l'arte del passato, nonostante qualcuno pensi il contrario) dobbiamo essere noi a scovare quello che apparentemente non c'è.
Grazie, buona giornata.