sabato 9 aprile 2022

Le mani donano, le mani prendono, le mani ...

Ci sono sculture che hanno il potere di stravolgere ciò che consideriamo razionale, quest’opera dell’artista genovese Adolph Lucarini venne creata per raccontare un fatto di cronaca del 1925, ed è il monumento funebre sulla tomba della piccola vittima nel cimitero monumentale di Staglieno, quartiere di Genova.



Italino bambino di cinque anni, già provato dalla scomparsa della madre alla nascita, cresce con il padre e con l’affetto della gente del luogo . Il piccolo stava giocando con il suo cerchio sotto gli occhi del padre per le strette vie di Staglieno, ad un certo punto il cerchio finisce tra le gambe di un giovane del posto, l’uomo, dai modi tranquilli, sorride e solleva divertito il bambino.

Il padre osserva sorridente e divertito la scena ma ad un tratto il giovane afferra Italino per le ascelle e lo scaraventa senza motivo dal muraglione, 15 metri che saranno fatali al bambino che spirerà in ospedale. (l’uomo con disturbi psichiatrici era già stato ricoverato in manicomio, anche se non aveva mai dato segni di un’inclinazione violenta).



Senza questa “spiegazione” la scultura non perde la propria forza, anzi si erge a monumento contro la violenza sui bambini, il fatto di quasi cent’anni fa non è un’eccezione, quotidianamente e ad ogni latitudine si perpetrano violenze di ogni genere su chi è più indifeso.

Il monumento in bronzo trasmette l’angoscia, l’incubo, gli attimi di terrore di quel momento, ma è innegabile che proietti un’ombra cupa, oscura, nell’animo di chi la osserva.

Circondata dagli alberi, quasi a ricreare il “bosco”, spesso teatro di storie terribili nell’immaginario comune, la tomba continua a mettere in guardia, ad ricordare che il “mostro” è dietro l’angolo.

Quest’opera, praticamente sconosciuta ai più, racconta con estrema intensità della vita rubata a chi non ha ancora iniziato il proprio viaggio, l’esistenza sottratta da mani apparentemente innocue ma, proprio per questo, letali.  


10 commenti:

  1. E' una scultura con una sua forza, dall'interpretazione declinabile su svariate sfumature, ma innegabilmente legata ad una matrice chiara, dove l'innocenza di un bimbo sfugge a mani decisamente inquietanti, e manifesta una sua ben distinta forza evocatrice. E' sulla presunta intensità di ben altre opere che spesso la mia razionale perplessità siede a tavola con l'istinto e l'innocente meraviglia innescando lunghe chiacchierate per trovare comuni punti di accordo. Ma forse il fine ultimo è proprio questo: certa arte deve servire a mettersi in discussione. A riconsiderare. A sorprendersi ancora, di nuovo, ogni volta.

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    1. Ciao Franco, queste opere, arricchite dalla conoscenza dell'episodio che le ha "create", attingono la forza dal ciò che vediamo, la vicenda e l'impressionante impatto visivo della scultura ci investono immediatamente con la potenza di un uragano.
      Per altre opere la cosa è più complessa, la reazione e soggettiva, data da molteplici motivi, le varie esperienze legate all'opera stessa, lo stato d'animo, la sorpresa provata al primo sguardo.
      Io personalmente ho avuto un'esperienza, a dir poco meravigliosa, davanti ad un dipinto di Kandinskij (un giorno ne parlerò) quadro che può passare inosservato agli occhi di qualcun altro.
      Ma in fondo è come dici tu, l'arte deve far discutere, parei contrastanti che si confrontano, che creano un'ulteriore punto di vista, l'eternità dell'arte è anche questo.
      Grazie, buona giornata.

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  2. Un bambino che gioca, colmo d8 fiducia negli altri. Un bambino inerme, indifeso, come tutti i bambini del mondo. La natura umana nasconde baratri di orrore e di delirio. Il monumento funebre eretto a perenne memoria ha un che di disturbante, atto a provocare riflessioni e domande che noi piccoli uomini preferiremmo non farci. Non conoscevo la storia e l'artista. Ti ringrazio.

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    1. Ciao Mariella, un episodio che si ripete all'infinito, azioni più o meno inconsce che hanno sempre il più debole come vittima, un monumento al lato oscuro dell'umanità.
      Spesso gli artisti, gli scultori che realizzano opere nei cimiteri non hanno il meritato riconoscimento anche se il loro concetto resiste negli anni.
      Grazie a te, buona giornata.

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  3. Non ti nascondo che non appena ho visto l’opera, mi ha preso un senso di angoscia. Il messaggio è forte e allo stesso tempo direi utile e necessario dopo una simile tragedia. Però è strano da vedere su una tomba, è un’immagine che turba nel profondo, penso ai familiari che si ritrovavano a rivivere quel trauma ogni volta che si recavano sulla tomba del piccolo, la scultura colpisce veramente a fondo, almeno questo è quello che ha provocato a me. Ciao, Romualdo.

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    1. Sono d'accordo con te che vedere su una tomba la rappresentazione del tragico evento è straniante, di solito i monumenti funebri accompagnano la persona deceduta su un sentiero di pace.
      Probabilmente chi ha commisdio ato l'opera voleva che fosse un monito, purtroppo inascoltato.
      L'impatto è di una forza estrema, un gesto coraggioso di chi avrebbe fatto volentieri diversamente.
      Ciao Caterina, buona serata.

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  4. Ciao Romualdo.
    Non lo conoscevo e quest'opera è molto d'impatto. La sua è arte stilizzata, molto particolare rispetto allo stile dell'epoca.
    Il significato è davvero importante. Tu l'hai descritto molto bene e ti ringrazio.
    In effetti nel cimitero di Staglieno le opere sono tutte intense e bellissime. Questa però ha un forte significato sociale. L'infanzia e l'ingenuità giovanile non dovrebbe mai essere calpestate in questo modo. Una piccola vita distrutta senza pietà e neanche senso è sconvolgente.
    Bravissimo l'artista nella sua interpretazione del tutto.
    Perdonami ma mi chiedevo perché hai scritto Adolph e non Adolfo. Questo solo perché ho letto che è italiano. 😉
    Abbraccio e ti ringrazio per quel che mi hai fatto conoscere assolutamente nuovo per me.
    Abbraccio forte e buona serata.

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    1. Ciao Pia, Lucarini non è certamente un artista sconosciuto ma è ben lontano da quella fama che forse meriterebbe.
      Il racconto di quella vicenda diventa addirittura assurdo per, dici pene tu, l'assoluta gratuità del gesto, tutto semplicemente folle.
      Riguardo al nome ho scritto Adolph per vedere se te ne accorgevi (naturalmente scherzo😉) in un articolo che avevo letto qualche tempo fa ho letto che lo scultore si chiamava Adolph ma che, come conseguenza del regime di allora che voleva tutto italianizzato, si trasforma in Adolfo.
      Quell'articolo non l'ho più rintracciato, probabilmente Adolfo (come riportano tutti i siti e libri a lui dedicati) è il suo vero nome, mi sono lasciato trasportare da quella che forse e una "distorsione" artistica.
      Grazie per i complimenti, un abbraccio a te.

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  5. È un'opera così forte e diretta che non servono parole o corollari.
    La guardi e capisci, o meglio, senti tutto

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    1. In effetti è talmente diretta che è difficile sottrarsi al pensiero che le ha dato vita, si prova un'emozione intensa, si rivive il tragico momento.
      Grazie Alberto, buona domenica.

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