Nel luglio del 1890
Gavina Sulis finì i suoi studi.
Suo padre,
ex-impresario di strade comunali, uomo abbastanza intelligente, le aveva fatto
ripetere la quarta classe elementare, perché nella piccola città non v'erano
altre scuole femminili.
Il giorno degli
esami ella se ne tornava a casa pensando che oramai erano finiti per lei i
giorni di libertà e d'ozio. Aveva quasi quattordici anni; si credeva già una
donna matura, e ricordava le parole del suo confessore:
«Il Signore ha
detto che la donna deve custodire la casa, fuggire l'ozio e le cattive
compagnie».(Incipit del romanzo : Sino al confine - G.C. Deledda)
Un giorno tra le vigne scappa un bacio con il seminarista Priamo, da quell'istante il senso di colpa la schiaccerà, il tutto accentuato dagli strali del suo confessore.
Gli anni passano ma la giovane Gavina non accetta di riconoscere i propri sentimenti per Priamo e continua a rifiutare gli approcci dell’innamorato.
Per mettere fine a questa situazione decide di sposare Francesco e si trasferisce con il marito a Roma.
Il matrimonio a nulla serve per dimenticare il giovane seminarista, e a far sprofondare la situazione arriva la notizia che Priamo, che non ha sopportato l'affronto, si è ucciso.
La vicenda continua, ma il centro della questione è quello che avete appena letto.
Un amore rinnegato in nome della religione e le tragiche conseguenze.
Gavina è l’ennesimo personaggio di donna di stampo "deleddiano", ma mai come questa volta il personaggio è soggetto a profondi cambiamenti.
Debole e vittima di antiche paure da ragazza, il trasferimento a Roma la cambia completamente.
Infatti il ritorno di Gavina al paese ci mostra una donna diversa, forte e consapevole, capace di resistere alle pressioni e alle accuse. Vediamo una persona disillusa e consapevole del proprio essere, presente e passato.
La personalità maturata le permette di non essere più in balìa della sua terra, delle donne anziane che avevano il potere di condizionare la vita dei giovani di quel tempo.
Riesce anche a prendere le distanze da una religione che l'ha costretta ed assillata per troppo tempo.
Sarà lei alla fine a provare a cambiare la mentalità del suo paesino e a sradicare antiche paure e convinzioni.
Un romanzo maturo, coinvolgente, pieno di riflessioni sulla modernità del pensiero.
Bellissimo Romualdo grazie.
RispondiEliminaAutrice molto brava mi piace...
Abbraccio grande, felice e serena serata, ciao!!!!!
Ciao Pia, grazie a te, amara riflessione di una vita "vissuta" tra mille difficoltà, dove l'inconscio ci porta a seguire strade che il cuore ci consiglia di evitare.
EliminaUn abbraccio e buona serata.
Grazia Deledda parla di un mondo che, immagino, esiste ancora in certi anfratti della nostra Italia. Dove in particolare la religione continua ad avere un devastante ruolo di oppressione e di condanna. Soprattutto le donne, all'epoca di Deledda, hanno subito la morsa di proibizioni di ogni genere, in nome di una morale che morale non era, ma moralismo bieco e assurdo, fatto di condanne e punizioni. E in tempi moderni ci ritroviamo nuovamente stritolati da un fanatismo religioso che se non è di stampo cattolico, tuttavia più che mai oppressivo, è.
RispondiEliminaNon conosco questo libro della Deledda, ma mi consola il "recupero" della protagonista che si libera dalle pastoie della paura.
Ciao Ambra, condivido in pieno le tue parole, questo significa che la Deledda è più "moderna" di quanto si pensi.
EliminaRacconta un mondo passato che è attualissimo, ma ci dona un barlume di speranza, si può crescere pensando con la propria testa, più saremo critici con ciò che ci circonda, più saremo liberi di portare avanti le idee in cui crediamo.
Grazie Ambra, buona serata.
Purtroppo siamo tornati sotto certi aspetti a questi stati di becera oppressione in nome di chissà quale Dio.
RispondiEliminaComplimenti sempre Romualdo per questi bellissimi ed interessanti post. ciaooo e ne approfitto...tanti tanti auguri a te ed a tutti i tuoi affetti. ciaooo
Ciao Carla, evidentemente poco o nulla è cambiato, e come sempre c'è l'utilizzo forzato delle religioni, ma la Deledda ci insegna che con la volontà e il pensiero "personale" si può andare oltre.
EliminaGrazie infinite, contraccambio con piacere i saluti, un abbraccio.
Mi piace molto laDeledda è bella la tua riassunta esposizione
RispondiEliminaCiao Marina, è un romanzo che mi ha colpito in modo particolare, è proprio questa sua "modernità", quel suo essere attuale che ti fa capire quanto sia difficile imparare dalle esperienze del passato, in fondo oggi come allora poco è cambiato e se non faremo tesoro del nostro trascorso continueremo a ripetere gli stessi errori.
EliminaGrazie Marina, buona serata.