Un’icona casuale, come entrare nella storia dell’arte (o del costume) malgrado l’obbiettivo fosse tutt’altro.
Nel
1957 a Los Angeles il giovane Walter Hopps, fonda la Ferus Gallery, luogo d’arte
che supplisce alla mancanza di un movimento, una “scuola” artistica, in una
città nota per l’emergente movimento hollywoodiano in contrapposizione alla più
impegnata, artisticamente, culturalmente e socialmente, New York.
Hopps
grazie alla propria tenacia e alle capacità oratorie tesse una rete di amicizie
che gli permettono di esporre nella propria galleria opere di grandi artisti
contemporanei.
Nel
1963, per l’esattezza nel mese di ottobre, Hopps, da poco assunto al Museo d’Arte
di Pasadena, riesce a dare vita ad un evento epocale, allestisce una personale
di quello che era definito il più grande artista contemporaneo, Marcel Duchamp.
Il
giovane e intraprendente curatore della
mostra aveva un piccolo segreto da celare, la moglie Shirley, cofondatrice
della Ferus Gallery, aveva una giovane rivale in amore, una certa Eve Babiz,
che in seguito diventerà una celebre scrittrice, è l’amante del marito, finora
tutto era andato per il meglio (almeno per l’ingenuo Walter).
Al
cocktail di inaugurazione della mostra Hopps invita numerose personalità che hanno il compito di elevare l'importanza dell’evento (non che ce ne fosse bisogno visto il nome
in cartello) la serata glamour non poteva non attirare l’attenzione della
ventenne Eve, alla ricerca spasmodica di celebrità, una vetrina come questa era
irrinunciabile.
Ma
Hopps la pensava diversamente, in fondo non poteva fare altrimenti, all’inaugurazione
si è fatto accompagnare dalla moglie, cosa che all’amante non è piaciuta.
Eve
Babiz non si arrende facilmente, deve presenziare a tutti i costi, inoltre c’era un conto da saldare
con l’amato, qualcosa doveva inventarsi. Durante il ricevimento Hopps, da buon
padrone di casa, ha invitato Duchamp ad una partita a scacchi, sotto gli occhi
degli ospiti i due si sono sfidati amichevolmente, ma tra le dozzine di sguardi
c’era anche quello del fotografo Julian Wasser, amico della Babiz, che ha un’idea
illuminante, mette al corrente la giovane ragazza del proprio piano, idea che
Eve avalla con entusiasmo.
Con
qualche bicchiere di vino in corpo la Babiz si avvicina a Duchamp e lo sfida ad
una partita a scacchi (sembra che lo abbia sfidato dicendogli che lo avrebbe
battuto, ma queste voci non sono mai state confermate) l’allora
ultrasettantenne Duchamp, tutt’altro che impermeabile al fascino femminile e
capace di cogliere al volo le intuizioni geniali, proprie e altrui, accetta, la
ragazza si siede al tavolo della sfida aggiungendo una variabile inattesa, lo fa completamente nuda mettendo in vista le
generose curve, Julian Wasser immortala l’istante rendendolo iconico al punto
che l’immagine simbolo di quella mostra diventa questo scatto, cosa che Duchamp
non intende ostacolare anzi, cavalca il momento rendendolo suo.
Per
la cronaca la partita a scacchi viene vinta dall’artista francese in pochissime
mosse, a nulla vale il tentativo della donna di distrarre l'avversario, ma in fondo il vero obbiettivo della giovane e intraprendente Eve era tutt'altro.
Se giocavo io con quella Eva mi avrebbe fatto scacco solo alzando un braccio.. ahahah
RispondiElimina😂Il maschio è debole di fronte a certi argomenti, Duchamp, che aveva colto l'importanza di quell'opportunità, ha superato l'ostacolo, quando la ragione ha la meglio sull'istinto😉
EliminaCiao Franco, buona domenica.