sabato 4 gennaio 2020

Visioni o premonizioni? Alfred Kubin


Bertold Brecht riassunse la condizione della Germania in un arco di tempo che va dalla guerra franco-prussiana al secondo conflitto mondiale passando per la grande guerra: “Cartagine portò avanti tre guerre, era ancora potente dopo la prima, ancora abitabile dopo la seconda. Dopo la terza non era più individuabile”.


Alfred Kubin, nato a Leitmeritz, (oggi Repubblica Ceca ma che allora era parte dell’impero austro-ungarico), nel 1887, le vicissitudini famigliari (perse la madre a dieci anni colpita da tubercolosi e subì costantemente le violenze fisiche e psicologiche di un padre che lo reputava un fallito) e la situazione politica, sociale e culturale di una nazione allo sbando, hanno indirizzato Kubin a una “rappresentazione” artistica che mostrava con realismo concettuale e “follia” simbolica il vissuto di quegli anni e, soprattutto, una visione limpida e cruda di ciò che sarebbe successo di li a breve.

Queste tre opere, due incisioni e un disegno, sono l’esempio della percezione del momento dell’artista boemo.


 L’ora della morte, datata 1900, ci presenta la porta che conduce all’’inferno, l’ora inesorabile della morte, l’uomo che vede la luce per pochissimo tempo ed è costretto a lasciare questa breve e violenta esistenza senza poter fare nulla per contrastare l’inesorabile “lancetta” di questo orribile orologio.


L'ora della morte, 1900 - incisione, cm. 19 x 8,5
Collezione privata

L’anno dopo esegue La donna a cavallo, qui non è più l’ineluttabile ciclo vita-morte a essere protagonista, la donna elegantemente vestita di nero cavalca un cavallo a dondolo che alla base ha due mezzelune, le classi agiate si dondolano su quelle più povere, la “base” viene triturata dalle élite che con supponenza voltano lo sguardo davanti alle loro nefandezze.


Donna a Cavallo, 1901 - penna, inchiostro e guazzo su carta, cm. 39,7 x  31
 Städtische Galerie, Monaco


Nel 1903 ecco apparire Il tiglio di Hausham, in una radura, dove le molteplici sfumature di grigio la fanno da padrone, una strada è costeggiata da un albero costellato da corpi impiccati, l’esecuzione dei disperati, tragedia che non può non fare riferimento a ciò che accadrà.


Un simbolo tutt’altro che nascosto lascia però spazio a all’interpretazione, nel particolare al centro della scena, una volpe esce dall’erba alta e si siede in mezzo alla strada (l’altra volpe rimane nell’erba incuriosita dall’albero e allo stesso tempo dall’altro animale) e guarda con attenzione il terribile spettacolo, cosa “scorre” nei pensieri della volpe non lo sappiamo, forse quella volpe siamo noi e a questo punto ognuno può farsene un’idea.


Il tiglio di Hausham, 1903 - incisione, cm. 17 x 28
Collezione privata

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