Gustav Adolf Mossa - Elle, 1905 - Olio e doratura su tela, cm 80 x 63 - Musée des Beaux-Arts, Nizza
La donna rappresentata come sintesi della bellezza, la figura
sinuosa e seducente, il candore dell’incarnato … ma questa “visione” finisce
qui, il resto del dipinto ci racconta tutt’altro.
Una bellezza letale che non lascia scampo, sono molteplici i
particolari che ci conducono su questo sentiero, già lo sguardo lascia
trapelare quelle che sono le mire della fanciulla, al collo una collana
adornata da un coltello, una capsula contenente veleno e una pistola, la chioma
funge da nido per tre teschi con a guardia due corvi, la scritta in latino non
ammette repliche: “hoc volo, sic Jubeo sit pro ratione voluntas"(quello
che voglio, lo ordino, la mia volontà è una ragione sufficiente).
La donna inoltre è seduta su una montagna di cadaveri, il
maschio che cade tra le sue grinfie non ha scampo, i tentativi, senza esito
positivo, di sfuggire alla triste sorte sono impressi sulle gambe e sulle mani
della femmina demoniaca, impronte sanguinanti che raccontano l’epilogo della
lotta.
Tra i vari simboli che Mossa inserisce nel quadro spicca per
importanza il gatto nero accucciato in grembo, inutile affermare che
l’emblema della stregoneria non poteva mancare a sottolineare la genesi
malvagia della donna.
Il pittore francese realizza quest’opera, e molte altre con
lo stesso soggetto, quando aveva poco più di vent’anni, dal 1911, grazie alla
scoperta dell’arte fiamminga, abbandona il simbolismo lasciandosi alle spalle
un periodo artistico, complesso ma affascinante.
Non ci sono molte informazioni su quali fossero, e se ci
fossero, i “problemi” con il gentil sesso, sicuramente la visione che emerge da
questo dipinto mostra le conseguenze di un “dialogo” difficile, evidenziato dai
molteplici matrimoni.
Come detto non ci sono molte notizie sulla vita artistica e
privata di Mossa, conosciuto più come illustratore, drammaturgo e saggista che
come pittore, ha realizzato le sue opere tra il 1900 e il 1918, dopo di che si
è dedicato alla “cura” del museo di Belle Arti di Nizza, incarico che fu di suo
padre, è proprio la pinacoteca di questo museo ad ospitare la maggior parte dei
suoi dipinti, opere ignorate totalmente fino al 1971, anno della morte dell’artista.
Una breve ma intensa parentesi (1901-1911) che ne fa l’ultimo
grande simbolista, il meno celebrato ma non per questo il meno importante,
peccato che ci siano voluti più di sessant’anni perché il mondo ne venisse a
conoscenza.
Forse è arrivato troppo tardi per la fama, ma il quadro è molto carino, anche se alquanto inquietante. Poi forse le donne come pericolo letale non era un tema che coinvolgesse molto
RispondiEliminaCiao Alberto, il tema della "femme fatale" era tutt'altro che marginale, probabilmente Mossa vi era giunto fuori tempo massimo o forse non era salito sul treno giusto.
EliminaD'altro canto la storia dell'arte ci propone continuamente casi simili, artisti che scompaiono per riapparire dopo anni, se non secoli, il tempo spesso rimette le cose al proprio posto, anche se con grave ritardo.
Grazie, buona domenica.
Ciao Romualdo
RispondiElimina"Amore e morte" è stato il mio pensiero iniziale dopo la visione di questo dipinto di Mossa. Alcuni particolari sono talmente piccoli e nascosti, che se tu non li avessi elencati passavano quasi inosseravati tanto presi come si è dall'ammirare le bellezze del corpo femminile.
È bello "leggere" nei simboli ciò che l'autore vuole comunicare ed è bello avere persone come te che ci rendono partecipi di questo mondo. Grazie!
Ciao Gianpiera, "amore e morte" è probabilmente la sintesi del pensiero che emerge dal dipinto, i molteplici particolari ci fanno capire quanto è complessa un'opera che apparentemente sembra non abbia nulla da celare.
EliminaLa sensualità, il fascino, la bellezza della donna prende il sopravvento, solo in seguito riusciamo a comprendere cosa rappresenti, per il pittore, l'essenza femminile, o perlomeno l'essenza di questa variante della donna fatale.
La cosa più affascinante, quando ci mettiamo di fronte ad un quadro, è proprio la possibilità di "leggerne" (come dici benissimo tu) tutte le sfumature, alla fine di questo percorso il dipinto non sarà, ai nostri occhi, più lo stesso.
Grazie mille per le tue parole incoraggianti e sempre gentili, buona giornata.