sabato 28 luglio 2018

Ritratto di una vita al servizio dell'arte, Michelangelo Buonarroti


L’insieme è la maestosa opera che Michelangelo Buonarroti realizza tra il 1535 e il 1541, un affresco dalle consistenti dimensioni (1370×1200 cm) posto alle spalle dell’altare della celeberrima Cappella Sistina, stiamo naturalmente parlando del “Giudizio Universale”.

L’opera è conosciutissima da tutti, ci vorrebbero fiumi d’inchiostro per raccontarne le molteplici peculiarità, i simboli, le infinite curiosità. Mi voglio concentrare su un particolare che mette in luce svariati punti di contatto.

Collocato al centro dell’affresco, leggermente in basso alla destra di Gesù (vista dallo spettatore) notiamo la presenza aitante e muscolosa di San Bartolomeo che osserva serio la figura del “giudice” divino.
Nella mano destra alzata tiene stretto un coltello mentre in quella sinistra sorregge la propria pelle.

San Bartolomeo dunque è rappresentato con i simboli che lo caratterizzano, il martirio del santo avviene tramite uno dei supplizi più terribili, ancora in vita venne privato della pelle, da allora porta con se sia la propria epidermide sia l’oggetto che servì per eseguire la tortura.

Michelangelo però va oltre, Bartolomeo, nonostante il terribile destino, viene raffigurato deciso, forte e glorioso a dimostrare che i tormenti del corpo nulla possono nei confronti dello spirito.

La curiosità maggiore riguarda la pelle stessa e in particolare il volto. Il viso deformato, quasi surreale è senza dubbio l’autoritratto dello stesso Michelangelo, tra l’altro si tratta dell’unico autoritratto in pittura dell’artista fiorentino.

Michelangelo si raffigura in questo modo per “raccontare” il proprio stato fisico e psichico, le fatiche di una vita di grande arte, pagata a prezzi altissimi, si fanno sentire e come racconta in un noto sonetto si definisce “... dilombato, crepato, infranto e rotto son già dalle fatiche ...”.

All’interno di un’opera maestosa lo scultore toscano nasconde, e al contempo mette in luce, la propria “anima” che si gloria dell’arte che nel suo splendore non nasconde la "faccia" oscura di una favolosa medaglia.


6 commenti:

  1. Grande meraviglia visto dal vivo.
    Sono rimasta in quella cappella tantissimo tempo ed ancora mi pento di essermene uscita tanto "presto".
    Grazie per questo particolare davvero prezioso, come preziosa è l'opera intera.
    Spiegato in modo semplice ed incisivo, bravissimo Romualdo. Ti abbraccio, ciao.

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    1. Ciao Pia, si tratta di opere di immensa grandezza (fisica e artistica) che necessiterebbero di un tempo infinito per poterne ammirare la bellezza e coglierne le sfumature.
      Questo piccolo particolare va al di la del "racconto" religioso, Michelangelo ha voluto farne un'autobiografia.
      Grazie per i graditissimi complimenti.
      Un abbraccio a te, buona domenica.

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  2. Notevolissima analisi!!! ciao, buona settimana!!!

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    1. Ciao Marina, grazie infinite.
      Spesso l'analisi di un particolare mette in evidenza ciò che l'insieme, con le sue complessità, tende a mettere in ombra.
      Buona giornata, a presto.

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  3. Un'autocitazione in un'opera del genere ci sta, indubbiamente! E poi permette a noi di scoprire un dettaglio curioso... tutti soddisfatti! 😊

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    1. Ciao Anna, a Michelangelo possiamo permettere anche questo, le sue parole infatti aiutano, come sottolinei giustamente tu, a comprenderne il messaggio.
      Grazie, buona giornata.

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