Gustave Courbet – Funerale a Ornans, 1849-50 Olio su tela cm 315 x 668 Musée d’Orsay, Parigi.
“ Ecco
un innovatore, un rivoluzionario, persino. Ma che soggetto! La volgarità delle
forme non sarebbe nulla, è la volgarità dell'idea e l’inutilità che sono abominevoli …”
Con
queste parole Eugenè Delacroix da il “benvenuto” all’artista, e all’opera che,
esattamente a metà ottocento, danno un fondamentale scossone al mondo dell’arte.
Qual è
il motivo che spinge un grandissimo artista come Delacroix ad attaccare
un’opera che, a suo dire, è realizzata da un pittore di grande talento?
La
“bruttezza”, la volgarità, l’essere inutile sarebbero dati dalla
rappresentazione del nulla, un funerale in un paese, Ornans, situato in una
zona marginale della Francia, personaggi senza un “nome”, mesti, malvestiti,
sporchi, figure appartenenti al ceto più basso della scala sociale francese,
rappresentati con colori scuri in una tetra giornata tardo autunnale, una
cerimonia che vuole dare l’estremo saluto ad uno sconosciuto.
Il
romanticismo, di cui Delacroix è uno dei maggiori esponenti, esaltava la figura
dell’eroe o del concetto eroico nell’elevazione dell’idea di popolo e nazione,
il realismo, che nasce con Courbet e che vede il suo “manifesto” con
quest’opera, si pone l’obbiettivo di rappresentare chi non ha voce,
l’invisibile, in poche parole la gente comune.
Questo
dipinto, di enormi dimensioni, manda un messaggio preciso, non esistono solo i
grandi condottieri, nel mondo non ci sono solo la nobiltà e i vertici del
clero, non si narra solo dei miti o delle divinità pagane, l’umanità è composta
soprattutto da gente semplice, persone di cui nessuno è a conoscenza, quelli
che vengono messi da parte, gli ultimi. O più semplicemente la gente “comune”,
che nella sua infinita varietà, nelle sue peculiarità soggettive è tutt’altro
che comune e di conseguenza deve essere raccontata.
Non
sono pochi gli addetti ai lavori, critici, storici, artisti, che indicano nel
realismo francese, in Courbet in particolare, la nascita dell’arte
contemporanea, forse a 170 di distanza è difficile pensare al contemporaneo
riferendosi alla metà del XIX secolo ma è innegabile che è in quegli anni che
inizia una metamorfosi che avrà il suo apice all’inizio del secolo successivo e
che ha spinto il suo “braccio” fino ai giorni nostri.
Molto interessante!!!! Sono caduta anche io nella banalità di cercare il nome dell' autorevole defunto.....invece di posare lo sguardo, semplicemente, sulla realistica espressione dell'arte che fa di quest'opera una finestra sulla vita ordinaria di gente comune.
RispondiEliminaCiao Francesca, hai colto perfettamente il senso del post, Delacroix, pur riconoscendo le doti di Courbet ha stroncato il dipinto, la tecnica è ineccepibile ma il concetto, secondo lui, non aveva alcun senso.
EliminaSiamo abituati a quadri che celebrano qualcosa o qualcuno e di conseguenza è naturale cercare di capire chi sia la "celebrità" a cui rendono omaggio i presenti.
La forza di Courbet è quella di innalzare la gente comune, togliendola finalmente dall'ombra in cui era stata relegata.
Grazie di averci offerto il tuo punto di vista, buona serata.
Un vero stravolgimento quello bdi portare sulle tele le vite di personaggi signor nessuno. Si capisce che sia stato preso con sconcerto il quadro
RispondiEliminaCiao Alberto, ancora oggi pensiamo che non valga la pena raccontare la quotidianità della gente comune, anche se basta pochissimo per trasformare il nulla in qualcosa di "grande" che grande non è.
EliminaRimango sempre perplesso davanti al "critico" che si limita a pronunciare sentenze partendo da basi inesistenti, se poi si tratta di colleghi ...
Grazie.