“La vita che hai scelto può non sussistere, la morte che vedi può non esistere” (cit.)
Queste
parole mi hanno immediatamente “trasportato” nell’arte spazialista di Lucio
Fontana, più che ai celebri Concetti
spaziali, che sono l’emblema della ricerca dello spazio in pittura, la mia
mente si è rivolta agli Ambienti spaziali,
luoghi dove tutto e il proprio contrario trovano cittadinanza.
Lucio Fontana - Ambiente
spaziale: “Utopie”, nella XIII Triennale di Milano, 1964/2017, installazione in
Pirelli Hangar Bicocca, Milano, 2017 - Foto:
Agostino Osio |
L’esperienza,
la conoscenza, la percezione di sé, tutto è reale anche se non lo è, le nostre
scelte le nostre convinzioni perdono la sicurezza di cui siamo certi, se le
basi che ci hanno sostenuto finora vengono messe in discussione possiamo
pensare che ci sostengano ancora?
Gli Ambienti di Fontana sono un viaggio
senza meta, un percorso al di fuori delle nostre sensazioni, sensazioni che si
trasformano in continuazione alla ricerca di qualcosa che esiste
indipendentemente dal nostro volere.
Nei Concetti spaziali c’era l’Attesa, in questo frangente l’attesa non
è contemplata, dobbiamo immergerci in un ambito che esula da ogni logica,
dobbiamo lasciarci alle spalle ogni preconcetto, ciò che abbiamo di fronte (o
meglio attorno) fa parte di una dimensione “altra” e “alta”, complessa,
impervia, ma non irraggiungibile.
Utopie, questa è l’indicazione
che l’artista italo - argentino ci
offre, sta a noi comprendere quale era, e qual è, il riferimento, se l’utopia è
solo mentale o se realmente si tratta di un concetto ivalicabile.
Non
importa se l’ambiente in cui decidiamo di entrare risponde alle logiche necessarie
per essere assimilato, secondo le nostre abitudini, luci irreali, pavimenti che
mutano l’equilibrio, pareti che sembrano svanire pur mantenendo la loro
originale “forma”, Lucio Fontana apre ad una dimensione alternativa conscio che
può portare a logiche incomprensioni ma anche certo che qualcuno, con una
visione più evoluta, possa comprenderne il pensiero.
L’arte
spazialista di Lucio Fontana è a tutt’oggi messa in discussione, a distanza di
più di mezzo secolo c’è ancora chi mette in dubbio la portata artistica delle
sue opere, concetti su cui si fonda un pensiero evoluto, la negazione di tale
fondamento è forse la spiegazione dell’inversione di marcia, oggi in atto, dell’evoluzione
del pensiero.
Utopia di Fontana a me suscita emozione: nel colore, nella densità della sua distribuzione, nel sollecitare le evanescenze dai tratti distinti, nell'evidenziare profondità. Ovvio siamo nel campo dell'altamente soggettivo e imperscrutabile. Un'opera che vista in un altro momento e da un'ottica diversa può comunicare altro, o anche nulla. Ma non credo si tratti di visione più evoluta, piuttosto di visione supportata da tutto il personale background, formato da memoria visiva, fotografica, cinematografica; ma anche letteraria e culturale. Nulla di invalicabile, ma semplicemente fruibile concedendo la chance di emozionare, sapendola cogliere, ma non necessariamente. Credo che questo sia fondamentale per evitare inutili e controproducenti fratture.
RispondiEliminaCiao Franco, ottima disamina, quando parlo di "visione evoluta" intendo un modo di vedere più aperto, in un periodo dove la chiusura mentale sembra prendere il sopravvento il concetto di Fontana ha un valore assoluto.
EliminaL'arte del 900 ha aperto portali inimmaginabili, i canoni odierni, ancorati al secolo precedente, non permettono di guardare avanti a meno di avere quella "visione evoluta" che altro non è che il desiderio di conoscenza, di scoperta, il desiderio di "altro".
Grazie, buona giornata.
Credo che ci voglia la voglia di essere trasparenti, trasparenti e pienamente permeabili a questi "panorami".
RispondiEliminami piace molto
Ciao Alberto, penso anch'io che sia necessario il desiderio di "osare", di forzare il nostro pensiero, di abbattere il muro di pigrizia che, al contrario, stiamo erigendo.
EliminaSono lieto che ti sia piaciuto, grazie buona domenica.
Non so come si possa mettere in discussione l’immensa arte di Fontana. Certo, sono di parte perché lo adoro, però del suo talento artistico non si può dubitare. Lui ci porta in un’altra dimensione, libera da preconcetti e pregiudizi, una dimensione che forse molti uomini fanno fatica a conoscere e a capire dato il bisogno umano di definire, di determinare basandosi su concetti stabiliti dall’uomo e che non sono universali e cambiano da cultura a cultura. C’è molto da imparare dal pensiero artistico di Fontana, c’è da conoscere una dimensione che è dentro di noi ma che l’uomo non vuol vedere e spesso non sa di avere. Un caro saluto, Romualdo.
RispondiEliminaCiao Caterina, ho sempre considerato Fontana fondamentale nella "strada" dell'arte, ha aperto un varco là dove c'era un muro, una visione tridimensionale dei concetti artistici assoluti.
EliminaPurtroppo assistiamo ancora, a distanza di mezzo secolo, ai soliti commenti che non si limitano a sottolineare quanto possa piacere o meno la sua idea di arte, affermano con certezza che i "tagli" (non conoscendo altro) non sono arte.
Come dici tu c'è molto da imparare da un pensiero che va oltre i canoni fino ad allora conosciuti, forse ancora oggi troppo avanti.
Grazie, buona serata.