1919, Marcel Duchamp salda il conto del proprio dentista con un finto assegno, il medico, che non è uno sprovveduto, capisce che non si tratta di un pagamento regolare ma si guarda bene dal rifiutare il pezzo di carta, sapeva benissimo che quello che l’artista francese gli stava dando aveva un valore bel più alto della cifra scritta sul foglio.
Marcel Duchamp - Tzank Cheque |
Questa
è la narrazione, romanzata, che accompagna l’ennesima trovata geniale di
Duchamp, se sia o meno andata cosi poco importa, ciò che veramente conta è il
significato dell’operazione.
L’assegno
del nostro Marcel ha lo stesso valore di una banconota? Un qualsiasi biglietto
di qualsiasi taglia che valore avrebbe senza la firma di un governatore della
banca centrale?
Una banconota da 50 euro varrà nel tempo sempre la stessa cifra, tutt'al più perderà valore d’acquisto, l’assegno
di Duchamp invece modificherà il proprio valore in base all’evoluzione del
mercato delle opere dell’artista.
A
questo punto possiamo giungere alla conclusione che non solo il dentista non è
stato truffato ma, al contrario, ha ricevuto una somma superiore a quella che
aveva richiesto.
L’arte
è legata da sempre al mercato e al denaro, il valore artistico si somma a
quello economico, non sempre le due strade proseguono nella stessa direzione ma
la base di partenza molte volte è la stessa, Quale sia il fine è quale il mezzo
dipende dalla sensibilità soggettiva, da quello che ognuno di noi ritiene
prioritario, io penso che l’aspetto artistico prevalga sempre su quello
“monetario” ma anche il più grande e imperterrito sognatore non deve escludere
il lato materiale.