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martedì 25 luglio 2023

I soliti confini tra arte e talento (concetto ripetitivo ma spesso ignorato)

Spesso mi sono trovato a discutere su un tema che mi è particolarmente caro, la differenza tra la tecnica e la genialità, tra il pittore (o il musicista, scultore, scrittore ecc.) e l’artista.


Quante volte ci siamo imbattuti in funamboli della musica, pianisti, chitarristi, batteristi, bambini e adulti che mostrano un talento naturale per ciò che fanno e altrettante volte abbiamo ascoltato considerazioni del tipo: “questi si che sanno suonare (o dipingere, tasto ancor più dolente) non i soliti che sono famosi perché … (ognuno ci metta la propria considerazione).

Se avete qualche minuto libero cercate sulla “rete” video che mostrano i vari “bambini prodigio” che si esibiscono in virtuosismi di ogni sorta, andate oltre l’apparenza che ci mostra una tecnica tutt’altro che modesta e concentratevi sull’anima del musicista, vi accorgerete che dietro la ripetizione maniacale del gesto tecnico non vi è nessuna scintilla vitale, non c’è quel trasporto, quella geniale consegna del proprio Io all’arte della musica, in poche parole troverete il vuoto, solo un guscio apparentemente perfetto ma senza vita.

Oppure possiamo assistere ad inutili giochi di prestigio atti a distrarre il pubblico che cosi non nota la pochezza musicale e artistica, un esempio è il lancio delle bacchette da parte di un batterista che le riprende al volo tra l’acclamazione della folla (cosa che ha un senso se il musicista ha già mostrato le sue qualità musicale, nel caso contrario siamo di fronte ad una esibizione circense e basta).

Bastano pochi secondi, per l’esattezza 12, del video che voglio proporvi, per comprendere perché certi musicisti, in questo caso Phil Collins, non sono considerati dei grandi per un capriccio dei chicchessia (mercato, raccomandazioni o quant’altro) ma per la capacità di andare oltre i soliti schemi mettendoci appunto l’anima.

Siamo a Roma nel 2007, i Genesis si esibiscono con alla batteria il geniale "drummer" britannico, l'inizio di Firth of fifth (nel video troviamo anche I knoe what i like dove Collins mostra la capacità di prendere la scena coinvolgendo il pubblico senza necessariamente uscire dal percorso musicale) è l'emblema di ciò che intendo, poco più di dieci secondi dove la semplicità del gesto ci regala un "fill" semplicemente straordinario.     

Chiudo citando Gary Novak: “… tutti sappiamo suonare i nostri strumenti, ma non è cosi importante, è lo spirito, l’emozione che metti nella musica che devono essere presenti”.

2 commenti:

  1. Concordo: la musica (ma l'arte in genere) è spirito e magia e così riesce ad entrare e risuonarci dentro, molto più che con la tecnica

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    1. Ciao Alberto, senza quello "spirito" a cui tu accenni, anche la tecnica più sopraffina si perde.
      Certo se sono presenti entrambe il risultato è eccelso ma senza il primo ...
      Grazie, buona serata.

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