Pagine

giovedì 25 maggio 2023

Ma non lo abbiamo ancora capito.

“Mi hanno rimproverato abbastanza! Eppure, puoi riempirmi la pipa? No perché è solo una rappresentazione. Se sotto il mio quadro avessi scritto “Questa è una pipa” avrei mentito”.

In sintesi bastano queste parole di René Magritte per fare luce su uno dei dipinti più illuminanti del novecento.

René Magritte  - Il tradimento delle immagini, 1928-29 - Olio su tela cm 63,5 x 93,9 - Los Angeles Country Museum of Art (LACMA) 


Certo oggi il concetto dell’artista belga è assimilato ma non si può certo dire lo stesso per le reazioni di quasi un secolo fa, questa dunque non poteva non essere una pipa in quanto era ciò che si vedeva.

L’opera, erroneamente conosciuta con il titolo “Questa non è una pipa” svela il suo intento con il titolo reale, quello dato dal suo autore, è proprio in quel “Il tradimento delle immagini” che si snoda la narrazione dell’idea dell’opera, l’immagine è solo una rappresentazione della realtà, non la realtà stessa.

La fotografia, in continua evoluzione in quegli anni,  aveva la pretesa, e ce l’ha tutt’ora, di mostrare ciò che è reale (per l’esattezza questa pretesa è più dei media di informazione in quanto i fotografi sostengono esattamente il contrario) Magritte ci dice il contrario, fa una netta distinzione tra l’oggetto e la sua rappresentazione (frase che risulta inflazionata dalle parodie della critica d’arte ma che è il fondamento dell’arte stessa).

Quante volte davanti ad un dipinto di un paesaggio o di una qualsiasi rappresentazione realistica tendiamo a concepirli come qualcosa di tangibile anziché una rappresentazione degli stessi?

Con questa semplice tela Magritte chiarisce un fatto che con una semplice riflessione è chiarissimo, la realtà è diversa dalla sua rappresentazione.

Il dipinto senza il titolo e, soprattutto, senza la scritta in basso, non è certo memorabile, è dipinta una pipa, cosa che qualsiasi buon pittore è in grado di fare, se però lo prendiamo nel suo insieme, nella sua completezza, tutto cambia, uno dei capolavori del pittore belga sta proprio in quelle parole e in ciò che rappresentano.

4 commenti:

  1. Neanche gli iperrealisti (che come sai adoro!) pretenderebbero tanto.. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tecnicamente probabilmente si, Magritte però non penso mirasse al realismo fine a sé stesso, cosi fosse non avrebbe aggiunto la scritta e non avrebbe dato all'opera quel titolo (che come sai trovo fondamentale😉)
      Grazie Franco, è sempre un piacere.

      Elimina
  2. Questo quadro è una pietra miliare, visivamente nemmeno tanto bello, eppure l'idea che ne sta dietro lo ha reso bellissimo.
    Alla fine si potrebbe chiosare in un "è più di una pipa"

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti, se ci limitiamo alla pipa (alla sua riproduzione) l'opera non dice granché, è proprio l'idea che la rende immortale, fondamentale per il pensiero, artistico e non solo, che si è sviluppato in seguito.
      Chiusura perfetta, è molto più di una pipa!
      Grazie mille Alberto, buona serata.

      Elimina

Se vi va di lasciare un commento siete i benvenuti, i commenti contenenti link esterni non verranno pubblicati.
I commenti anonimi sono impersonali, conoscere il nome di chi lascia il proprio pensiero facilita il confronto, grazie.