Ci sono poesie che il tempo ha reso immortali, poesie che entrano nell’immaginario collettivo e diventano parte del patrimonio culturale.
Nonostante l'immortalità alcune di queste le “sentiamo” lontane, forti,
intense ma che appartengono ad altri.
Poi ci sono le poesie che ti entrano nell’anima, sono quelle
che senti "tue", sono quelle che per svariati motivi entrano a far parte
del tuo essere.
Per quanto mi riguarda è il caso di questa poesia, Destinazione
amore il titolo, GianPiera Sironi l’autrice.
Qualche anno fa, all’interno di una spazio virtuale dedicato alle arti, La vostra arte di
Carla Colombo, ho scoperto la poesia della Sironi, tra le varie proposte ne ho
colte un paio e per la prima volta mi sono lasciato andare ad un’interpretazione
personale.
La risposta di GianPiera Sironi al mio commento è stata l’inizio
di una frequentazione, anche se solo virtuale, che continua tutt’ora, questi versi mi hanno permesso di incontrare una persona di rara sensibilità.
Ci confrontiamo non solo sulla poesia (sua o di altri) ma di
tutte le “sfumature” dell’arte, d’altro canto l’artista sa andare oltre la
propria forma d’arte, l’artista è tale perché ha una visione che altri non
hanno.
Ora passiamo al testo della poesia:
Destinazione
Amore
Siamo
come due treni
Che viaggiano
su binari paralleli
Sguardi
Sorrisi
Saluti
dal finestrino
Come
vorrei vincere
La
paura di deragliare
Come vorrei
perdere
Il controllo
Uscire dai
binari
Scontrarmi
finalmente con te
Leggendo e rileggendo questi versi (la poesia è contenuta
nella raccolta: Vuoto a perdere) la mia visione, la mia interpretazione è
diversa da ciò che scrissi sei anni fa, allora commentai “… qui c’è il desiderio di superare quello che è il limite umano,
soprattutto di questi giorni, il sogno di “scontrarci” con l’altro invece del
solito cordiale “salutarsi dal finestrino”, un’intensa e intelligente metafora
delle difficoltà relazionali che vorremmo più facili ma che ostacoliamo con
barriere invisibili ma percettibili”.
Oggi, grazie anche al confronto con l’autrice, vedo questi
versi per quelli che in effetti sono, un’espressione, una dichiarazione d’amore.
Quel “siamo come due treni” è ben diverso dal “siamo come su due treni”
che ho interpretato allora, c’è evidentemente un “su” di troppo, due lettere
che deviano il percorso interpretativo.
Tutto questo mi ha fatto capire quanto un determinato
periodo storico, con un pensiero, un vissuto, una determinata situazione
ambientale, particolari, ci permettono di “vedere” da alcuni punti di
osservazione, con il trascorrere del tempo, se sappiamo raccogliere le nostre
esperienze, i punti di vista si moltiplicano e solo allora possiamo cogliere a
pieno l’essenza dell’arte.
Nell'immagine: Claude Monet, Il treno nella neve (1877), olio su tela 78x59 Parigi, Musée Marmottan-Monet