Non si tratta certamente di un’opera che
cattura lo sguardo dello spettatore che, più o meno casualmente, capita da
quelle parti (ancora più ostica se si considera la visione per immagini).
Tra il 1969 e il 1970, Michael Heizer,
realizza nel deserto del Nevada la sua opera più nota, Doppio negativo: due
lunghi solchi profondi 15 metri scavati con le ruspe come a formare due canyon
artificiali in asse tra loro e solcati nel mezzo dal declivio naturale del
terreno.
Uno degli esponenti più importanti della “Land
art” o “Earth art”, corrente artistica che si pone l’obbiettivo di portare
l’arte fuori dalle gallerie e utilizzare la terra come “tela” sulla quale
“dipingere” le proprie emozioni.
Double Negative è stato anche accostato ad una ipotetica “architettura del paesaggio” dove il
paesaggio è in sintonia con l’opera realizzata, ma fondamentalmente non si
tratta di un lavoro inserito in uno scenario, è la scena stessa che viene
plasmata, la lavorazione dello spazio ne implica un cambiamento, l’obbiettivo
di Heizer è però, probabilmente, un altro, in una zona praticamente deserta, da
vita al vuoto, all’assenza di materia laddove c’è solo materia.
Resta il dubbio se siano i due solchi
l’essenza dell’opera o se gli stessi solchi ne siano solamente la cornice.
Doppio Negativo è la coppia di “assenze materiali”, dove la doppia negazione annulla la negazione stessa proiettandone l'opposto, ma potrebbe fungere da amplificatore per tutto quello che sta attorno ai
canyon artificiali.
La risposta ufficiale è la prima ma non possiamo escludere
a priori la seconda ipotesi.
Dopo più di mezzo secolo anche le indicazioni dell'autore, sempre se riusciamo a trovarle (in mezzo a dichiarazioni difficilmente autenticabili) non hanno più la valenza che potevano avere allora, il tempo la collocazione temporale ha preso possesso del concetto dell'opera, plasmandone il pensiero, o venendo plasmato a sua volta, fino a cadere nell'oblio.