Capita spesso di vedere opere astratte a cui viene dato un titolo che ne indirizza l’interpretazione.
Se un
dipinto “astratto” è accompagnato da un’indicazione possiamo ancora parlare di
astrattismo?
“Senza
titolo” o “Primo acquerello astratto” non da nessuna informazione, Kandinskij in
questo caso presenta un’opera dove non c’è traccia di indicazioni.
Rothko
si limitava a descrivere nel titolo i colori che componevano lo schema del
dipinto (ma guai a dire che si trattava di opere astratte, Rothko non lo ha mai
accettato) e questo poteva comunque indirizzare l’osservatore verso
l’astrazione.
Basta
dunque l’astrazione visiva del dipinto, scissa dal titolo e limitata a ciò che
vediamo o, come la vedo io, l’astrazione deve essere totale, oltre ai colori,
alle forme anche il concetto deve seguire lo stesso percorso?
Ad un
certo punto l’idea stessa di astratto e figurativo che vanno in conflitto
potrebbe essere accostata a qualcosa di inutile, se davanti ad una forma
“informe” in quanto “irreale” potremmo reagire in due modi; essendo la suddetta
forma lontana da un realismo canonico la leggiamo come astrazione, oppure
dinnanzi ad una forma in quanto tale , anche se difficilmente riconoscibile,
allontaniamo l’idea di astrazione considerando la presenza di una “forma”
sufficiente per definire il tutto “realistico”.
Correnti
di pensiero volgono lo sguardo verso un’interpretazione astratta di un’opera
sempre realistica, non importa se ciò che vediamo è immediatamente
riconoscibile o meno, il solo fatto che ci sia qualcosa di tangibile
(all’occhio) è sufficiente, l’astrazione quindi nasce con ciò che ognuno di noi
vede oltre la forma ma questo annienta ogni tentativo di creare forme
indistinte per liberare l’idea di astratto chiusa nella nostra percezione.
Svuotando
l’opera da qualsiasi forma, e di conseguenza anche dal colore possiamo ricreare
l’astrazione? Secondo il pensiero appena sviluppato sembrerebbe di no, anche
una cornice vuota, sia che circondi una tela immacolata o addirittura senza
tela, manda un messaggio, “crea” una forma, a questo punto il confronto tra
“figurativo” e “astratto” diviene il confronto tra corpo e mente, tra materia e
spirito.
Dopo un
ragionamento di questo tipo la domanda iniziale viene scavalcata da un altro
quesito: Astrazione e figurativo hanno un senso? Esistono o sono l’ennesimo
“steccato” che fa da confine in un mondo, quello “invisibile” ai sensi, che non
può essere concepito senza?
nell’immagine:
Vassilij Kandinskij, Untitle (primo acquerello astratto) 1910, cm 46,9 x 61,8 –
Centre Pompidou, Parigi