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sabato 13 novembre 2021

L'altra metà del cielo perennemente oscurata

Le donne e l’arte, se volgiamo lo sguardo indietro nel tempo constatiamo che se c’è un’anomalia è senza dubbio l’assenza (o quasi) delle donne nell’ambito artistico.

Niente di nuovo purtroppo, si tratta di un dato conosciuto ma che non impedisce di fare alcune considerazioni.

E’ innegabile che nel complesso la donna rispetto all’uomo ha una profondità “sentimentale” che emerge maggiormente, ha una sensibilità maggiore (o quantomeno non si vergogna a mostrarla) una capacità di ragionare razionalmente (al contrario dell’uomo che tende a lasciarsi sopraffare dall’istinto) che non le impedisce di aprirsi alla fantasia e soprattutto alla poesia.

Per carità non voglio fare, come si dice, “di tutta l’erba un fascio”, conosco uomini artisticamente eccelsi e donne al cui confronto un sasso è l’espressione del più alto pensiero, ma non possiamo negare che il concetto “arte” nella sua accezione più ampia sia probabilmente femminile più che maschile, se proprio vogliamo essere salomonici mettiamo entrambi sullo stesso piano, ma la considerazione a cui accennavo prima va comunque fatta.

Perché, considerando quanto detto, le donne nella storia dell’arte sono pressoché invisibili? La cultura secolare maschilista è la risposta ovvia e inequivocabile, nel passato vi era una chiusura totale alle donne, nel presente, nonostante i passi avanti, le porte non si sono ancora aperte, consideriamole socchiuse.

Non è mia intenzione fare un trattato di sociologia, lasciamolo a chi ne ha le competenze, mi chiedo solo cosa abbiamo perso nei secoli a causa di tutto questo?

A fronte di migliaia di artisti maschi, che hanno dato vita alla meraviglia dell’arte, le donne si contano sulle dita di un mano o poco più, da Artemisia Gentileschi a Frida Kalho, da Sofonisba Anguissola a Tamara de Lempicka, Berthe Morisot, Fede Gallizia, Susan Valadon, Angelika Kauffmann, fino alle contemporanee Abramovic, Shermann o Kusama.

Ci sono naturalmente altri nomi che però sono conosciuti dagli appassionati, per il resto sono tutti o quasi relegati in secondo piano, i testi di storia dell’arte spesso li ignorano.

Quello che vale per la pittura vale a maggior ragione per la letteratura e la poesia. Qualcuno può obbiettare che la musica dagli anni settanta del secolo scorso ha aperto alle donne più di quanto abbiano fatto le altre “arti” ma se andiamo a vedere con attenzione, a parte alcuni casi di grandi musiciste, l’aspetto femminile emerge, soprattutto nel Pop, come esibizione “fisica” più che artistico-musicale, tutto dunque al “servizio” di un pubblico maschile.

Al netto di donne cerebralmente  inferiori ai sassi (e a quanti uomini messi anche peggio) il panorama artistico è tutt’ora sbilanciato, ci siamo persi secoli di capolavori femminili caduti nell’oblio per questioni culturali, facciamo in modo che la bilancia torni ad essere in equilibrio, ne abbiamo estremamente bisogno.


nell’immagine: Élisabeth Vigée Le Brun, Autoritratto con tavolozza, 1782, National Gallery, Londra


6 commenti:

  1. Il maschilismo è sempre stato ed è tutt’ora imperante. So di tante donne che nell’ 800 venivano rinchiuse nei manicomi perché dedicavano parte della loro vita alla pittura e alla scultura. Venivano considerare folli perché la donna non poteva ricoprire ruoli maschili ( maschili secondo loro) e doveva dedicarsi al ruolo di moglie e madre. È stata una terribile ingiustizia, oltre che una mancanza dal punto di vista artistico. Tra le artiste che hai citato adoro Frida Kahlo anche se non ho mai avuto modo di osservare da vicino i suoi dipinti, però al Museo Real Bosco di Capodimonte a Napoli ho avuto il piacere di deliziarmi dell’immensa bravura di Artemisia Gentileschi. Purtroppo la conoscono in pochi. Secondo me l’arte non ha sesso. L’arte è semplicemente umana, bisognerebbe solo far cadere quegli stupidi e inutili stereotipi di stampo maschilista.

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    1. "Venivano considerare folli perché la donna non poteva ricoprire ruoli maschili", bastano queste tue parole per darci una spaccato di un "sistema" folle (questo ci fa pensare che nei manicomi doveva finirci qualcun altro).
      Artemisia Gentileschi è un'artista che dovrebbe stare al vertice di qualsiasi considerazione artistica ma, come dici bene tu, sono in pochi a conoscerla.
      La Kahlo ha avuto dalla sua il fatto di essere nata qualche secolo dopo ma che fatica per emergere, solo oggi ottiene l'attenzione che merita.
      Gli stereotipi maschilisti (stupidi e inutili) sono radicati in una società impegnata a sopravvivere a sé stessa in vece di cercare di vivere al meglio.
      L'arte non ha sesso, il tuo pensiero è il mio e, sono sicuro, di chi ha una visione dell'arte che trascende ogni miseria.
      Grazie Caterina per le belle parole, anche quando si tratta di argomenti spinosi non rinunci ad un'essenza poetica.
      Buona serata.

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  2. L'arte non ha sesso, sottolineate giustamente una situazione venutasi a creare da secoli di maschilismo imperante che ha monopolizzato interi settori. Una situazione ancora impietosamente squilibrata ai giorni d'oggi. Considerando anche la cucina un'arte, spiegatemi come mai i più grandi cuochi sono uomini, nonostante la cucina sia da sempre regno (o prigione) della donna. In troppi casi la passione è stata fatta dimenticare alla donna, che sotto costrizione ha potuto nutrire solo repulsione anziché amore. Sarebbe ora di cambiare davvero le carte in tavola e le regole.

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    1. Non so se la cucina sia un'arte, è probabile ma non suscita in me alcuna emozione, forse perché negli ultimi anni è stata trasformata in un fenomeno da baraccone dove spiccano l'arroganza, la presunzione ed un "machismo" ammuffito.
      Perfetto il tuo riferimento agli chef e all'assenza delle donne, in una cultura che ristagna da troppo tempo la donna è la regina della cucina (ma in fondo come hai detto tu, ne è sempre stata la prigione).
      Le donne sono state sempre relegate in casa a cucinare e non solo, quando però si devono raccogliere i frutti ecco che l'uomo si prende i meriti, storia già vista, manca la volontà di cambiare le carte in tavola, a troppa gente fa comodo che tutto rimanga squallidamente com'è.
      Ciao Franco, buona giornata.

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  3. Un grande articolo il tuo che mette in evidenza l'ingiustizia che continua, ancora oggi, ad imperversare nel mondo.
    Neanche scrittori e poeti al femminile riescono ad emergere, se non con grande difficoltà.

    Poi mi ha colpito molto l'opinione di Franco circa i cuochi.
    È una discussione affrontata pochi giorni fa con mio marito.
    Lui ama cucinare e devo dire che alcune cose che fa mi stupiscono e mi piacciono. Però se cerco di intromettermi in alcune cose in cui erra in cucina, si innervosisce.
    Quando mi ascolta, però, lo gradisce e finge che non sia merito del mio suggerimento.
    Certo non insisto, altrimenti sai che litigate. 😉
    Quel che non si comprende è che dietro un grande cuoco c'è sempre una grande donna (come la madre o la nonna ad esempio), quindi, forse, bisogna rivalutare certi meriti che non hanno la maggior parte di loro.
    Tornando al tuo post, la donna ha sempre avuto una grande sensibilità artistica.
    Ma la loro era maggiormente indirizzata al ricamo, allo stile della casa, al gusto per gli abiti... la società era diversa, gli insegnamenti ed orientamenti altrettanto.
    Dipingere non veniva neanche considerato dalle donne stesse.
    Forse, se si fossero dedicate a tutto ciò, magari avremmo avuto molti più nomi femminili.
    Invece oggi non le si permette di emergere. Questa è la mia impressione. Grave quest'atteggiamento è per me.
    Forse i maschietti hanno paura di essere scavalcati? Magari è così, chissà...
    Ciao Romualdo e grazie per averci indicato questa riflessione. Buona Domenica!

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    1. Grazie Pia, si dice che “l’amore non è bello se non è litigarello”, le litigate sono sinonimo di un amore profondo. “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna” l’abbiamo sentito spesso ma altrettanto spesso viene frainteso, il tuo paragone (mamma, nonna in cucina) è più plausibile perché si riferisce all’educazione, ma temo che il maschilismo sia inculcato, in profondità, anche in molte donne. Il ricamo, lo stile della casa, prendo spunto dalle tue parole, evidenziavano la visione artistica della donna ma erano, per la società dell’epoca (anche se oggi non è diverso) considerate attività “lavorative” più che artistiche, queste ultime erano solo maschili. “Forse i maschietti hanno paura di essere scavalcati?” questo è il punto, l’insicurezza maschile (continuo a ribadire che non sono tutti uguali, uomini o donne) è palese, il timore di perdere il controllo li porta ad assoggettare il presunto avversario. Se ci fai caso è la stessa cosa nel quotidiano, sono pochi quelli disposti a mettersi in gioco, a confrontarsi, si cerca di superare l’avversario tendendogli delle trappole anziché dimostrare “sul campo” di essere migliori. Grazie per l’approfondimento, i vostri interventi rendono l’argomento più vario e completo. Buona giornata.

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