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sabato 12 giugno 2021

Il "reale" e la realtà

“Un’opera d’arte è degna di questo nome solo se ha la forza di entrare in rapporto all’assoluto della vita e della morte.”

“L’arte è un ponte che porta verso l’assoluto”

“C’è opera d’arte quando quest’ultima si confronta con ciò che appare come impresentabile e la morte è il luogo per eccellenza della “irrapresentabilità”. La morte non ha immagine cosi come l’assoluto della vita.
Nella grande arte esiste un rapporto fondamentale tra l’immagine e ciò che non ha immagine, la forza dell’immagine non è restituire ciò che esiste nella realtà ma restituire quello che non ha immagine.”

Queste tre citazioni, la prima di Mark Rotkho, la seconda di Carol Wojtyla, la terza di Massimo Recalcati ci danno il viatico per una considerazione fondamentale sull’arte e sulla visione artistica che cerca di raffigurare l’irrafigurabile.

Il punto cruciale viene ancora dalle parole di Recalcati: “L’artista non si confronta con la realtà, con quello che semplicemente esiste, si confronta con ciò che non esiste. L’arte è il reale che scuote la realtà”.

Realtà vs reale, potremmo intitolare cosi questo spunto, la realtà è la cornice, la tela, il chiodo che sostiene il quadro, il luogo dove il quadro è esposto, il reale è ciò che emerge dal dipinto, l’essenza stessa dell’opera.

Può apparire una contraddizione o un nonsense ma solo in questo modo possiamo fare una distinzione tra l’opera in quanto “struttura materiale” e l’opera come espressione artistica.

Il fotografo ferma l’attimo, il paesaggio al tramonto è la realtà, la poesia che trasmette è il reale, non è facile capire dove finisca l’uno e inizi l’altro (un confine che sto cercando da molto tempo) ma con un po’ d’impegno si può intravedere una vaga linea di demarcazione che ci indica approssimativamente dove dobbiamo andare.

Jaques Lacan diceva: “siamo nel sonno della realtà”, l’arte ci sveglia portandoci nel “reale”, dunque quest’ultimo altro non è che il luogo della consapevolezza mentre la realtà è l’abitudine quotidiana che ripetendosi sistematicamente intorpidisce i sensi lasciandoci privi di “vitalità”.

L’arte come risveglio dei sensi, oltre che delle coscienze, l’arte ci apre un orizzonte che la nostra monotonia quotidiana ci impedisce di vedere.


(nell’immagine: Claudio Parmiggiani - Senza Titolo, 1995 - Vetro e pigmento su tavola, 100 x 140 cm. - Courtesy Galerie Meessen de Clercq, Bruxelles)


4 commenti:

  1. Quanti riferimenti ad autori, uno più importante dell'altro. Sei stato capace di unirli tutti insieme per far comprendere qualcosa di molto importante. Grande Romualdo!
    Infatti ciò che vediamo è la realtà assopita che l'artista riprende e trasporta sull'opera d'arte risvegliando il reale che non vediamo.
    Un reale che per l'artista ha un senso e per chi guarda altri.
    Un reale che non riusciremo mai a comprendere davvero perché (e qui Wojtyla docet e non solo perché santo), scrutato dall'artista vero, ci viene offerto un ponte verso l'assoluto che conosceremo solo dopo la fine dei nostri giorni.
    Le opere d'arte sono creazioni di risposte a domande sulla nostra esistenza che saranno svelate solo alla fine dei tempi. Il grande artista prova a farci ragionare attirandoci sulle sue risposte circa il reale. A volte approviamo, a volte no, a volte non capiamo lui cosa voglia dirci...
    Ma questa è l'arte, che vuoi farci... e non finisce qui.
    Grazie! Notte serena.

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    1. Ciao Pia, difficile aggiungere altro al tuo commento, l'assoluto come fine ultimo dell'arte, questo basta per sottolinearne la complessità.
      Spesso ci si pone di fronte ad un'opera pensando che ciò che vediamo basti a "raccontare" un concetto, ma, tu lo sottolinei benissimo, non è che l'inizio di un percorso fondato sulla domanda e non sulle risposte (che non dovremmo mai cercare).
      E' difficilissimo comprendere il pensiero iniziale dell'artista, ancora più complicato capire l'opera che, una volta "creata" inizia a vivere autonomamente.
      Grazie a te, è sempre un piacere confrontarmi con le tue impressioni, buona notte.

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  2. Forse le parole perfette sono quelle che dici in conclusione: l’arte può essere intesa come risveglio dei sensi.
    Attraverso l'arte riambientiamo il passato con le sfumature dei ricordi, guardiamo verso in futuro che non conosciamo, riproponiamo il presente con sguardi alternativi... Le sensazioni attraverso l'arte diventano in un certo senso visibili e quindi smuovono ancora più fortemente i forse, i dubbi, le speranze, le incertezze, le ipotesi, lasciandoci stupendamente in bilico tra realtà e irrealtà.

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    1. Come sempre completi al meglio i miei scritti, smuovere e rimuovere le certezze aprendo la strada al dubbio, unico motore che ci permette di continuare a viaggiare.
      Grazie Anna è sempre un piacere discorrere con te di arte e non solo.

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