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sabato 19 giugno 2021

Il destino e il significato della sua profondità

 Autore:   Franz Marc

(Monaco di Baviera, 1880 – Verdun, 1916) 

Titolo dell’opera: Destini di animale (Gli alberi mostravano i loro anelli annuali, gli animali le loro vene) 1913

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 196 cm x 266cm

Ubicazione attuale:  Kunstmuseum, Basilea



Dobbiamo innanzitutto prendere in considerazione la genesi del titolo, Marc in prima battuta decise di intitolare il quadro “Gli alberi mostravano i loro anelli annuali, gli animali le loro vene” e sul retro del quadro scrisse: “e l’intera esistenza non è che ardente dolore”, solo successivamente, rendendosi conto che era tutto troppo elaborato per il titolo di un’opera, chiese all’amico Paul Klee un suggerimento, il pittore svizzero propose “Destini di animale” come riassunto del concetto di Marc.

Secondo punto fondamentale per comprendere il dipinto non va ignorata una lettera spedita alla moglie Maria, scritta su una cartolina raffigurante il dipinto in questione, che diceva: “E’ come un presentimento di questa guerra orribile e toccante; non riesco quasi ad immaginarmi che l’abbia dipinto io! Nella fotografia sembra essere così incredibilmente vero da essere inquietante.”

Partendo da queste informazioni ci approcciamo al quadro consapevoli che l’apparente astrazione tale non è, dal dipinto emergono, non senza sforzo e fatica, le figure di alcuni animali, maiali, cavalli, lupi e un capriolo che si erge a protagonista al centro del quadro, il dinamismo estremo, il turbinio della scena danno l’impressione che stia accadendo qualcosa di estremamente devastante, come se la natura cercasse di ribellarsi ad una forza oscura che la conduce all’autodistruzione.

Oltre agli animali che sembrano i soggetti meno “esagitati” del quadro vediamo i fusti degli alberi che vorticano fino a spezzarsi, le fronde che prendono una forma minacciosamente appuntita si scagliano sulla fauna nel tentativo di annientarla, le linee tratteggiate in alto a sinistra, tra i due cavalli, sembrano schizzi di sangue, il segno più inquietante dell’intero dipinto.

Come ho già avuto occasione di ricordare quando proposi un’altra opera di Franz Marc, il pittore perse la vita nel corso del primo conflitto mondiale, che nella pittura di Marc ci fosse una sorta di premonizione è una teoria che si ripresenta spesso nelle sue opere, altrettanto vero che nei suoi lavori troviamo una proiezione futura che raramente si riscontra in altri artisti.

6 commenti:

  1. Non conoscevo questo dipinto. A guardarlo mi ha subito comunicato un grande dolore, una grande sofferenza. All'inizio, prima di leggere il tuo post, l'avevo collegato al fatto che la Natura è violenta, piena di sofferenze, costellata da una serie di sfide continue ed estenuanti dove solo i più forti sopravvivono. Poi leggendo il tuo scritto ho compreso che è stato ispirato dal primo conflitto mondiale. E' un dipinto molto forte, scuote la coscienza. Molto bello, mi piace tanto. Buona serata.

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    1. Ciao Caterina, Il dipinto si presta a molteplici interpretazioni, le informazioni che abbiamo indirizzano la nostra "lettura", ciò che è sempre in evidenza è la sofferenza, la violenza traspare in ogni particolare.
      In questo caso la causa del dolore è l'uomo ma la tua prima considerazione era legata alla natura che spesso si lascia alle spalle catastrofiche distruzioni. La differenza è che mentre il "sistema" naturale distrugge per ricostruire quello umano lo fa senza un senso di rinascita ma solo per il "piacere" di farlo.
      Sono felice che il dipinto ti sia piaciuto e soprattutto sono lieto di essere riuscito a trasmettere (il merito per la verità è del dipinto) il messaggio caro a Marc.
      Buona domenica.

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  2. Molto forte, pieno di inquietante tensione. Fa pensare ad un arco teso, una corda sul punto di spezzarsi.
    Molto, molto bello

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    1. Ciao Alberto, "un arco teso, una corda sul punto di spezzarsi" la tua metafora è perfetta e interessante, l'arco è teso ma non è pronto a scagliare la freccia bensì si appresta ad autodistruggersi.
      L'eccesso di violenza (la guerra non è altro) non solo causa dolore altrui ma porta inevitabilmente all'annientamento di chi la scatena, un circolo vizioso che conduce alla fine materiale e spirituale.
      Il tuo commento, come quello di Caterina; si chiude con "molto bello" sottolineando quanto la bellezza vada oltre il "paesaggio" tranquillo e sereno, la bellezza è insita nella forza di un concetto, forza che in questo dipinto è predominante.
      Buona domenica.

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  3. Marc mi è sempre piaciuto tantissimo.
    Ho visto molti suoi lavori e lo ammiro molto per le scelte fatte circa la sua arte.
    Un cammino che segue tempi e gusti che cambiano.
    Qui il punto di vista degli animali circa la violenza e la guerra.
    Una volontà, la sua, molto originale. Quella di uno sguardo espressionistico prettamente animale che infine sfocia in una cultura artistica di cubismo orfico, tendente al futurismo.
    In questo lavoro c'è già tutto ciò secondo me.
    Ottima scelta Romualdo grazie! 😗😗😗

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    1. Ciao Pia, interessante lettura del dipinto e precisa ricostruzione storico artistica.
      Un punto d'arrivo per la "pittura" di Marc (non sapremo mai quale sarebbe stato l'epilogo della sua concezione artistica se il tempo lo avesse permesso) gli eventi di quegli anni hanno inevitabilmente indirizzato il pittore su strade che altrimenti avrebbero condotto altrove, la sensazione di serenità dei "cavalli" è già un ricordo.
      Grazie a te per l'arricchimento che hai donato al post, buona giornata.

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