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sabato 27 ottobre 2018

L'armonia che nasce dalla musicalità dei colori. František Kupka


Autore:   František Kupka
(Opočno,1871 – Puteaux,1957)
Titolo dell’opera: I tasti del pianoforte/ Lago - 1909

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: 100 cm x 81 cm

Ubicazione attuale:  Národní Galerie, Praga







Il pittore boemo è l’esempio di purezza concettuale, dimostra che il proprio ideale può essere perseguito anche nel confronto, spesso contaminante, con l’arte del proprio tempo.

Kupka è un artista solitario, spesso polemico con i pittori suoi contemporanei accusati di cercare prevalentemente la “modernità” a scapito della propria essenza artistica.

E’ innegabile il suo apporto alla nascita dell’astrattismo alla pari di Mondrian e Kandijskj ma la stella del pittore ceco lentamente si affievolisce al punto di nasconderne le “forme”.

Non voleva imitare la natura, voleva mostrare quello che gli occhi non ci permettono di vedere, voleva rappresentare il punto di vista “dell’anima”.

Quest’opera mostra perfettamente la strada che Kupka vuole percorrere, i tasti del pianoforte in basso e i tre colori primari, sono la base di un’idea che elaborata prende vita, il suono del pianoforte si espande creando  un concerto vitale, prende forma un bucolico paesaggio lacustre sulle cui sponde si evince uno stato di gioia e serenità.

La stessa cosa accade “cromaticamente”, i colori primari si fondono dando vita a molteplici sfumature che, con la musica, creano un mondo a metà tra il sogno e una, seppur intuita, realtà.



venerdì 19 ottobre 2018

Il filo della memoria e lo spirito guida, Chiharu Shiota


“Key in the hand” è la scultura-installazione dell’artista giapponese Chiharu Shiota.
La scultrice nipponica ha raccolto più di 180 mila vecchie chiavi inutilizzate provenienti da tutto il mondo, cinquantamila di queste fanno parte di quest’opera dal profondo significato simbolico.

Le chiavi rappresentano l’unica via d’accesso all’animo umano, una vicinanza spirituale con chi con queste chiavi ci ha vissuto, i fili di lana rossi sono il collegamento, il percorso mnemonico che conduce a questi ultimi.

La memoria legata ad un sottile filo conduttore, le chiavi sono dunque appese ad un sottile "soffio" di speranza, è fondamentale mantenerne il collegamento e al tempo stesso è altissimo il rischio che il contatto si spezzi e che tutto cada nell’oblio. 

Ma l’interpretazione può e deve andare oltre, l’intimità delle persone e il confine con l’ignoto, sono rappresentate dalle barche che hanno il potere di accompagnare lo spettatore al di la del “fiume”, la vita scorre seguendo il fluire delle acque, solo attraversandole, sfidandone la corrente, possiamo entrare in una nuova dimensione.

Questa rappresentazione dell’umana proiezione spirituale, sotto forma di installazione temporanea, è stata allestita alla Biennale di Venezia nel 2015, all’interno del padiglione giapponese.  










mercoledì 17 ottobre 2018

La purezza dell'incoscienza o la contaminazione della conoscenza?


L’essenza della pittura e la storia della pittura medesima.


Un pittore si deve concentrare sull’essenza utilizzando la conoscenza storica solo per affinare la capacità di trasmettere la profondità?

L’assenza di un’adeguata conoscenza della storia della pittura può impedire all’artista di esprimerne l’essenza?

Al contrario, la mancanza di “informazioni” permette una creazione “pura”? Senza contaminazioni?

Naturalmente è impossibile annullare completamente le influenze esterne ma si potrebbe nel caso ridurle al minimo, ma a che prezzo?

nell’immagine: Sam Francis - Toward Disappearance III

venerdì 12 ottobre 2018

Lo spirito in cerca di pace, Katsushika Hokusai


Autore:   Katsushika Hokusai
( Edo, 1760 - Edo, 1849)

Titolo dell’opera: Oiwa (Oiwasan) della serie:I cento racconti di fantasmi - 1831


Tecnica: Xilografia policroma


Dimensioni: 26,3 cm x 18,9 cm


Ubicazione attuale:  Museum of Fine Arts, Boston





Con il nome di Yotsuya Kaidan, è una delle storie più conosciute in Giappone.

Racconta di una giovane donna di nome Oiwa , perdutamente innamorata di suo marito che sposa nonostante la povertà estrema ed il carattere tutt’altro che mansueto.

Dopo il matrimonio rimane incinta, alle condizioni economiche precarie si aggiunge l’infatuazione del marito per la figlia (altre versioni parlano di nipote) del vicino di casa.

L’uomo  comincia cosi ad odiare la moglie, la relazione extraconiugale si trasforma nel desiderio di sposare la vicina di casa fino alla decisione, della coppia di amanti, di eliminare la giovane Oiwa ed il futuro figlio.

Il marito mette del veleno in una crema per il viso che dapprima sfigura la giovane ed in seguito, tra terribili sofferenze, la conduce alla morte.

Nella “Notte di tutti gli spiriti” Oiwa si presenta alla coppia di assassini in una lanterna buddista, la lampada si trasforma e compare il viso deturpato della giovane che chiede vendetta. L’epilogo della vicenda porterà inevitabilmente alla morte dei due amanti.

Hokusai racconta l’istante dell’apparizione dello spirito di Oiwa, il volto deturpato, gli occhi arrossati, la bocca spalancata che chiede giustizia ed al contempo mostra l’infinita sofferenza e infelicità.

Con maestria l’artista giapponese ci mostra l’orrore e la compassione, la macabra presenza suscita comunque una tenerezza malinconica nei confronti della sventurata giovane donna.


venerdì 5 ottobre 2018

L'arte al di sopra delle opinioni personali, Marcel Duchamp


“ … quello che ho in mente è che l'arte può essere cattiva, buona o indifferente, ma, qualunque aggettivo è usato, dobbiamo chiamarla arte.
L'arte cattiva è ancora arte nello stesso modo che una cattiva emozione è ancora un'emozione."

Marcel Duchamp


L’annoso quesito che ci chiede se un’opera d’arte “cattiva” (spesso definiamo in questo modo quello che non ci piace) è arte a tutti gli effetti può trovare una risposta parziale in queste parole di Duchamp.

E’ impossibile dare risposte certe a questo tipo di domande (ci si chiede da sempre, fino alla noia, “che cos’è l’arte” e ognuno avanza ipotesi diverse) al punto che limitarsi a questo è diventato inutile oltre che stucchevole.

Avanzando delle ipotesi, delle personali interpretazioni, possiamo dare vita ad interessanti approfondimenti, è dunque impossibile ignorare le parole del discusso artista francese, il buono ed il cattivo (più che il bello ed il brutto) sono parti integranti del nostro mondo, materiale e spirituale, l’uno non può esistere senza l’altro e l’arte non ne è esclusa.

Dobbiamo solo comprendere le radici, buone o cattive, di opere che hanno qualcosa da dire, limitarci a dare un giudizio, spesso solo estetico, equivale a chiuderci in noi stessi isolandoci da ciò che ci circonda.



nell’immagine:
Marcel Duchamp – Nudo che scende le scale n.2, 1912
Olio su tela 147 x 90 cm.
Museum of Art, Philadelphia