Anche quest’anno la tradizione è rispettata, da trent’anni (mia figlia Camilla di 10 mesi mise la prima statuina) padre e figlia si uniscono nella realizzazione del presepe.
A volte la rappresentazione è classica, costruita con legno, muschio ecc. altre volte ci sbizzarriamo puntando su presepi “alternativi”, come tre anni fa con le bottiglie di plastica (ne ho parlato qui).
Questa
volta abbiamo costruito la scena allestendo una sorta di museo, dove la Sacra
Famiglia è al centro della rappresentazione circondata da manufatti che ci
riportano al concetto museale, installazioni, dipinti, sculture.
Parenti
e amici che hanno visto il presepe ci hanno rivolto, all’unanimità, la stessa
domanda: “cosa rappresenta?” condito il tutto da uno sguardo perplesso e dal
movimento oscillante della testa …
Ho
deciso cosi di completare l’opera aggiungendo al presepe una descrizione, come
si fa in un museo davanti ad un’opera.
La
stessa cosa voglio farla in questo post, alle immagini aggiungo la descrizione,
la reazione di chi lo guarderà sarà probabilmente la stessa di chi lo ha
osservato dal vivo, resta però il piacere di aver realizzato qualcosa di
diverso, l’aver condiviso con mia figlia l’idea iniziale (scaturita esclusivamente
da Camilla) che è l’essenza stessa del presepe, oltre alla realizzazione
materiale di tutti i manufatti presenti, statuine escluse.
Con
questa “stramberia”, definizione usata da mia moglie, auguro a tutti un sereno
Natale.
Presepe concettuale
La rappresentazione di questo presepe parte da un
concetto moderno, la visita ad un museo.
I personaggi che occupano la scena classica della
Natività sono, grazie ad un salto temporale, proiettati nel XXI secolo
mantenendo al contempo i piedi saldamente ancorati al loro tempo.
L’esposizione occupa tre “sale” una piccola in alto a
sinistra, un’altra delle stessi dimensioni a destra mentre il nucleo della
mostra è nella grande sala al centro ad un livello inferiore rispetto alle altre
due.
Nella grande stanza centrale è assoluta protagonista
la Natività classica che differisce da quella canonica dal fatto di essere in
posizione elevata rispetto ai visitatori, invece di essere inserita all’interno
di una capanna ribassata all’altezza del terreno.
Di fronte alla sacra famiglia troviamo
un’installazione che rappresenta ciò è normalmente nascosto sotto uno strato di
luci e colori, di addobbi e regale, siamo d’innanzi all’essenza stessa del
Natale, lo spirito che emerge nonostante l’aspetto non intrigante.
A sinistra due dipinti, in fondo la geografia
dell’anima, Terre Emerse, il
tentativo di riportare l’anima al di sopra delle miserie del corpo.
Sempre a sinistra in primo piano troviamo Materia, la forma originale del tutto
composta dal bianco e dal nero, dal bene e dal male, parte integrante del
tutto.
A destra in fondo la rappresentazione pittorica del
lato profano del Natale, l’albero che regala illusioni con i suoi regali
colorati.
Davanti ad esso un paesaggio marino che fa intravedere
l’orizzonte lontano, tanto distante da spingerci a credere che oltre lì
orizzonte ci sia ciò che veramente cerchiamo.
Nelle due piccole sale rialzate abbiamo due sculture,
a sinistra un’altra raffigurazione dell’albero di Natale, questa è costruita
riciclando pezzi in disuso, una chiara allusione alla necessaria pratica del
riciclo dove nulla è irrimediabilmente perduto, l’opportunità di una nuova
occasione.
Infine a destra la scultura più enigmatica, lo
specchio rovesciato della società che corre in una direzione e al contempo
viaggia in quella opposta, crediamo di salire mentre nella realtà stiamo
scendendo, un viaggio attorno ad un punto fisso, la convinzione di evolverci
mentre stiamo semplicemente percorrendo la stessa strada, più e più volte.