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sabato 10 dicembre 2022

Il giusto valore dell'arte museale, la ricerca di un equilibrio sostenibile.

Lo spunto ci viene offerto dalla protesta degli studenti dei collettivi universitari a Bologna, l’altro giorno hanno cercato di occupare Palazzo Albergati, sede della mostra dedicata, tra gli altri, ad opere di Banksy, Jago e TVBoy, forti dello slogan “per vedere Banksy e TVBoy 3 euro devono bastare” il corteo ha denunciato il prezzo troppo elevato della mostra (14 euro).



Non voglio entrare nel merito della mostra stessa, qualcuno potrebbe ritenere eccessivi anche i 3 euro per questi artisti, altri sostenere che il prezzo d’ingresso è addirittura troppo basso, questione di gusti.

La domanda è un’altra, qual è il giusto prezzo per l’arte? Si sente spesso dire che la cultura dovrebbe essere gratuita ma questo è possibile? (va comunque sottolineato che oggi abbiamo accesso a moltissime fonti culturali, in molti casi l'unico prezzo richiesto è l'impegno nel saperle riconoscere e saperle valutare).

Partiamo dalla considerazione che tutti vorremmo tutto gratuitamente, contemporaneamente però vogliamo che ogni nostro sforzo sia giustamente remunerato, insomma il solito: “solo diritti, nessun dovere”.

I musei, le mostre permanenti e quelle temporanee, hanno un costo, in Italia i fondi scarseggiano (perlomeno sono altre le strade che prendono) sono pochissime le fondazioni che permettono la sopravvivenza di qualsiasi spazio espositivo, piccolo o grande, tutto si regge sul biglietto d’ingresso.

Non ho idea di quale sia il prezzo “giusto”, è una questione di priorità, quelli che vogliono l’ingresso a tre euro sono gli stessi che non fanno una piega quando devono sborsarne cento per un concerto.

Spendere 15 euro per una mostra a Palazzo Reale è davvero uno sproposito se poi si spende la stessa cifra per andare a vedere un film?

Certo per entrare agli Uffizi di euro ne servono 20 ma per assistere ad una partita di calcio allo stadio, tra l'altro nei posti più scomodi, ne servono almeno 40.

La cultura dovrebbe essere a portata di mano, dovrebbe essere più disponibile ma la gestione della stessa necessita di fondi.

La protesta di Bologna avrebbe un altro senso se fosse incentrata sulla richiesta di ulteriori finanziamenti per la promozione, per lo sviluppo e per il sostentamento dell’arte nel suo insieme, pretendere di entrare praticamente gratis solo dove ci interessa annulla ogni valenza sociale e culturale.

Tutto questo non mette in ombra il vero ostacolo che sta alla base del problema "prezzi dei musei", mi riferisco ai governi nazionali, delle amministrazioni locali (dalle regioni a i comuni passando dalle inutili province) incompetenza, malafede, disonestà (di ogni tipo) hanno portato ai risultati che sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti.

Un altro dettaglio interessante me lo ha offerto Angela Vettese che, in un'intervista, evidenziava la differenza di comportamento tra i ricchi anglosassoni e quelli nostrani, secondo la storica dell'arte i milionari inglesi e americani riconoscono di essere particolarmente "fortunati" (come poi sia giunta la suddetta fortuna è un altro discorso) e cercano di pulirsi la coscienza dando vita a fondazioni  benefiche, molte delle quali incentrate sulla promozione e il mantenimento dell'arte.

In Italia questo non avviene, nonostante il percorso di arricchimento dei nostri "ricconi" sia altrettanto nebuloso la differenza è che all'italiano non interessa minimamente di ridare una piccola parte degli immensi profitti ai concittadini, la coscienza italica non necessita di pulizia, d'altro canto è difficile lavare qualcosa che non c'è.




4 commenti:

  1. Posto che io "a gratis" non metterei praticamente niente, poco, ma un biglietto ci vuole. È un mido per dare un valore e dare un senso di partecipazione e di "prendersi cura" del patrimonio artistico.
    Però in questo caso il punto forse è che sono artisti di strada che qualcuno ha portato al chiuso facendo pagare un biglietto non così piccolo.
    Per il discorso di stadi e cinema e dei ricconi nostrani sono d'accordissimo con te.

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    1. Dici benissimo, "gratis" sminuisce il valore, il lavoro che sta dietro a qualsiasi cosa.
      " ...in questo caso il punto forse è che sono artisti di strada che qualcuno ha portato al chiuso facendo pagare un biglietto non così piccolo ..." sono d'accordo solo in parte con il tuo pensiero, in linea di massima hai ragione ma Banksy e TVBoy (Jago non capisco cosa centri con gli altri due) sono il prodotto del mercato, quel mercato che dicono di combattere, se l'arte di strada viene rinchiusa in un museo non è certo contro la volontà degli artisti
      Se la street art abbandona le strade smette di essere tale, di conseguenza il prezzo del biglietto d'ingresso parte da altre valutazioni, se poi per questi artisti 14 euro sono troppi entriamo nella sfera dei gusti personali, non dobbiamo dimenticarci che anche i prezzi dei biglietti sono dettati dal mercato, quando la domanda cresce ...
      Grazie Alberto, buona giornata.

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  2. A Londra i musei sono gratuiti, e lo ritengo sengno di civiltà (anche se poi per entrare a Westminster devi fare un mutuo), ma non tutti possono permettersi determinate politiche, comunque sì, sono d'accordo che l'arte vada pagata, se non altro per coadiuvare chi gestisce , organizza e permette la fruizione del "prodotto", poi ovvio che la domanda regoli l'offerta, così c'è chi paga serenamente settanta euro per Renato Zero o per Roma Salernitana.. ad ognuno il suo, direi..

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    1. Sono d'accordo con te che la cultura alla portata di tutti sia segno di civiltà, ma, come tu sottolinei, per avere un grande museo con ingresso gratuito servono i finanziamenti, siano essi pubblici (in questo siamo lontani anni luce) che privati (idem).
      Non ho nulla contro chi spende cento euro per un concerto o per un incontro di calcio ma mi lascia perplesso che quelli che lo fanno, senza esitazione, siano gli stessi che vogliono i musei gratuiti, o poco meno.
      La questione è naturalmente soggettiva, la domanda è destinata a rimanere senza risposta.
      Grazie Franco, buona giornata.

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