Prendiamo una fotografia scattata in qualsiasi posto, con un qualsiasi soggetto, senza particolari “appostamenti”, in pratica uno scatto “a caso”.
Con una qualsiasi applicazione che permette di ritoccare l’immagine proviamo a scomporla cromaticamente, qual è il risultato?
Premetto che questo “esperimento” (so che il termine è
altisonante ed eccessivo ma non saprei come definirlo diversamente) avrebbe
avuto un riscontro maggiore con una fotografia dai colori più vari e vivi, ma
ho cercato di basare questo mio ragionamento partendo da un’immagine che ci
porta ad una visione “quotidiana”, tutt’altro che ricercata.
Altra premessa fondamentale, La teoria dei colori di Wolfgang Goethe (1810) e il capitolo
dedicato ai colori stessi in Lo
spirituale dell’arte di Vasilij Kandinskij (1910) mi hanno indirizzato a
questo maldestro tentativo di “vedere” oltre la forma (in presenza della forma)
e dentro il colore, preso singolarmente.
Mentre le teorie spiegate nei due libri sopra citati hanno
un peso specifico dove il colore è l’unico protagonista, ho cercato di prendere
in considerazione i colori stessi in una posizione secondaria, quando
osserviamo una fotografia la forma influisce inevitabilmente sul nostro
giudizio (l’alba tra i monti, un tramonto sul mare ci affascinano per i colori ma
li collochiamo immediatamente, mare o montagna appunto).
Questa banale fotografia, dove le varie sfumature si
presentano l’una senza le altre, è in grado di farci muovere in una qualsiasi
direzione?
Proviamo a “saturare” in modo innaturale i colori per rendere più evidente
lo “scorporamento”, l’effetto potrebbe essere più immediato ma perderebbe quel
suo essere “quotidiano”.
Il primo quartetto di fotografie
è naturale, il secondo è ritoccato (mi riferisco ai colori, solo una fotografia
è naturale) non so se riesco a cogliere, ma soprattutto a comunicare, l’essenza
dei colori secondo una profondità di pensiero che nasce nell’ottocento e si
sviluppa all’inizio del secolo scorso.
Una sfumatura tra l’arancione e il marrone (senza essere nessuno dei due) il blu e il verde, il primo colore tende ad andare incontro
all’osservatore, il secondo al contrario cerca di allontanarsene, il terzo è fermo
mantenendo un equilibrio materiale e psichico.
Non è detto che questa prova riesca nel suo intento (è anzi
probabile che l’intero discorso sia incomprensibile) ma …
Il colore, la forma, l’idea, il
soggetto (inteso come veicolo delle sensazioni che portano a determinate
emozioni) può l’immagine “vivere” senza alcune di queste componenti?
Cosa cambia, se cambia, nella nostra
visione l’assenza di un colore o l’isolamento degli stessi?
PS. si potrebbero
utilizzare tecniche di fotoritocco decisamente più "professionali" ma
non è questo il punto, non interessa il risultato "tecnico" ma
l'impressione visiva e soprattutto quella emozionale.