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sabato 14 agosto 2021

L'arte e le sfide impossibili

Mona Hatoum – Bunker (angle bldg I)

Tubi in acciaio dolce - cm 190  x 82 x 90

PART (Palazzi dell’arte) Collezione Fondazione San Patrignano, Rimini


“Voglio che la realtà diventi punto di discussione”

Con queste parole Mona Hatoum ci conduce all’interno della sua opera, cosa possiamo trovarci sta a noi scoprirlo.

Finalmente dopo continui rinvii, causati dalla situazione che tutti conosciamo, sono riuscito a visitare il nuovo museo d’arte contemporanea di Rimini, tra le interessantissime opere esposte (con una cornice strutturale a dir poco fantastica) la mia attenzione si è posata sulla scultura dell’artista libanese.

131 tubi di acciaio di diversa lunghezza uniti tra loro a formare una struttura cupa e compatta, i tubi presentano “ferite” varie, bruciature, fori, strappi, lacerazioni che naturalmente colpiscono immediatamente lo spettatore.

Come accade sempre per le opere di forte connotazione concettuale non basta lo sguardo per comprendere il senso, il titolo Bunker riduce lo spazio interpretativo e non annuncia nulla di buono, il nostro pensiero va alle infinite sfumature della guerra.

Approfondendo il pensiero della Hatoum tutto prende forma, libanese di nascita e palestinese di origini, richiama, trasmettendolo al mondo, il tema delicato e tragico del Medi Oriente.

Ecco che in modo chiaro e palese davanti a noi appaiono i palazzi sfigurati dai bombardamenti, ma la struttura a griglia ricorda anche gli schemi atti al controllo militare delle masse.

La realtà come punto di discussione dunque ma per dare vita ad una discussione improntata alla ricostruzione culturale è necessario che la parti in causa vadano nella stessa direzione.

Nella stessa direzione non vuol dire pensarla tutti allo stesso modo ma porsi in maniera che l’altro sia il completamento del “noi”, essere dunque disposti a mettere in gioco tutto quello che conosciamo, ma soprattutto essere consci che chi ci sta di fronte ha informazioni, coordinate, a noi sconosciute.

Quest’opera necessita di numerose informazioni, in particolare sono necessari altri punti di vista, non per avere il “quadro della situazione” (quello ce lo ha già offerto l’artista) ma per rendere la nostra visione più nitida e consapevole.


4 commenti:

  1. Così forte e diretto da essere praticamente arte figurativa e non concettuale.
    Esteticamente un po' bruttino che diventa esteticamente un molto bello.

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    1. Ciao Alberto, quest'opera è talmente "grande" che è tutto e il contrario di tutto.
      Al primo sguardo il tuo "bruttino" è la reazione più probabile ma con il passare dei minuti si trasforma sotto i nostri occhi, come per magia si svela e ci rivela la sua essenza, la sua estetica complessa diviene bellezza.
      Ne sono stato attratto al punto che sono tornato più volte durante la visita alla collezione e ogni volta avevo l'impressione che avesse altro da raccontare.
      Grazie, buona serata.

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  2. Ancor prima di leggere la foto mi ha richiamato un palazzo sventrato, esoscheletro dilaniato..poi ho letto e mi sono rattristato ancor più. Basta un telegiornale qualsiasi a rendere visionaria l'idea di guerra, e tangibile all'infinito il disagio, anche se fin troppo cinema ce ne vuol rendere un'idea fallace e immaginaria.

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    1. Ciao Franco, è un'opera intensa, trasmette infinite sensazioni, tu ne hai colto immediatamente il senso.
      Sono d'accordo con te, i media, e in particolare il cinema, offrono un'immagine della guerra lontana dalla verità, l'obbiettivo della Hatoum è quello di mostrarla nel suo abito più terribile.
      Grazie per la riflessione, buona giornata.

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