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sabato 1 maggio 2021

Il salto nel buio, quando emergono le interpretazioni

Mi sforzo di comprendere l’incomprensibile, se non riesco (cosa che accade regolarmente) penso sia meglio approfondire, cercare qualcosa di diverso che mi permetta di comprendere, che mi porti ad esclamare: ho capito.

Quando penso di aver "afferrato" il concetto di base sono giunto al punto in cui fondamentalmente non ho capito alcunché.

Quest’opera, vista “online” senza alcuna descrizione, senza titolo, può essere l’esempio di come un’opera si presenta senza "credenziali", senza la pur minima informazione.

Se aggiungiamo che non si tratta di una riproduzione di un dipinto ma di una scultura (o installazione, l'assenza di qualsiasi ragguaglio lascia aperta ogni porta interpretativa) tutto si complica, prende corpo l’impossibilità di “contatto”.

L’autrice è Marisa Scicchitano, pittrice calabrese, tutto quello che so di lei è questo, servirebbero altri dati per avvicinarsi a questo lavoro senza i quali ogni tentativo di “lettura” è inevitabilmente arbitrario.

Una sedia sospesa in bilico su tre piani non allineati, sopra la sedia troviamo delle strisce (di stoffa, di carta, non lo sappiamo) cosa rappresentano? Perché la sedia è in bilico e i piani sono tre?

La sedia appoggia perfettamente sul piano sottostante, c’è dunque la solidità, la stabilità necessaria perché non si rovesci, ma i piani sottostanti ribaltano il concetto, la stabilità sopracitata scompare, la sedia, o per meglio dire, il ripiano che sorregge la sedia, è ancorato al pannello attiguo in un solo punto, il pannello stesso è in precario equilibrio rispetto al piano che lo divide dal pavimento, tutto è bloccato in un istante, non sappiamo se, superato l’attimo, la sedia cade con ciò che vi è posto sopra o se resiste alla gravità.

Stiamo guardando una fotografia che rappresenta una scultura che rappresenta … Stiamo (o forse è meglio dire sto) delirando in quanto senza alcuna informazione è come buttarsi nel vuoto con la pretesa di sapere durante la caduta cosa ci sia in profondità, lo potremmo scoprire una volta toccato il fondo ma se il salto nel vuoto fosse senza fine?

Normalmente quando scrivo di un’opera lo faccio dopo accurate ricerche, dopo aver studiato l’opera stessa e chi l’ha realizzata, cerco di documentarmi per poter esprimere un mio punto di vista che non sia campato in aria, quando ho visto quest’opera ho voluto cimentarmi in un approfondimento senza alcuna base di partenza, volevo solo capire che effetto faceva il fatto di non capirci nulla.

Trovo questa scultura favolosa ma non so spiegarne il motivo, per questo ho deciso di “parlarne”, la complessità del manufatto e l’assenza di indicazioni hanno liberato il mio approccio ad essa da qualsiasi forma di condizionamento.

Ho quasi la sensazione di comprenderne il senso ma al contempo guardo il “tutto” dall’alto, da una distanza siderale e l'unica cosa che mi è chiara è che c’è ancora molta strada da fare.

2 commenti:

  1. Però in fondo è pure questo un aspetto dell'arte, no? Ti parla e ti evoca qualcosa e (forse) lo fa solo a te, ad un'altra persona evoca qualcosa di diverso, in parte o del tutto. E magari l'autore aveva un'altra idea ancora.
    Chissà.
    Comunque piace parecchio anche a me quest'opera

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    1. Ciao Alberto, l'arte è aperta a tutti i punti di vista, solitamente l'autore lascia trapelare solo alcune delle sue intenzioni, in questo caso non vuole dare alcun appiglio evitando anche il titolo.
      Questo mi ha permesso una lettura "al buio" e la cosa mi ha affascinato.
      Grazie per il tuo punto di vista, buona serata.

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