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sabato 12 settembre 2020

La perfezione delle forme, Jannis Kounellis

 Davanti al nome di Jannis Kounellis gli appassionati e la critica d’arte si schierano in due distinte fazioni, da una parte c’è chi lo definisce un maestro assoluto, dall’altra un cialtrone sopravvalutato che di artistico non ha mai presentato nulla.

Se ci accodassimo a uno di questi schieramenti rimarcheremmo il clima da stadio e ignoreremmo ciò che le opere di Kounellis (indipendentemente dal fatto che ci piacciano o meno) tentano di spiegarci.

Voglio focalizzare l’attenzione sulla performance del 1969 all’interno della galleria romana “L’attico”, l’artista di origini greche “espone” dodici cavalli vivi, opera replicata successivamente in altre città tra cui Napoli e New York.

La reazione, legittima, che abbiamo nell’immediato è: “questo lo troviamo in una qualsiasi scuderia”.

E’ proprio questo il punto, perché una dozzina di cavalli, che tali restano all’interno di una stalla, diventano un’opera d’arte se “esposti” in una galleria?

Qui c’è il senso della lettura del concetto di arte contemporanea, l’indicazione di una consapevolezza che funge da base “comprensiva” dell’arte dal secondo dopoguerra ad oggi.

Kounellis espone i cavalli vivi non in quanto animali ma in quanto forme, in un qualsiasi maneggio possiamo ammirare i cavalli come esseri viventi, nella galleria ammiriamo la forma perfetta della rappresentazione del cavallo.

L’artista vuole uscire dalla cornice del dipinto classico, cornice che per secoli ha fatto da confine a innumerevoli rappresentazioni di cavalli, sia come palcoscenico per il nobile di turno, sia come “racconto” dell’animale inserito nel suo habitat naturale.

Dunque se il dipinto di un cavallo che bruca l’erba in un prato o mangia della biada in una stalla è un’opera d’arte, perché una rappresentazione ancor più realistica, come dei cavalli autentici, non può esserlo?

Se poi aggiungiamo il fatto, tutt’altro che secondario, dell’essere esposti in una galleria d’arte ecco che il concetto si fa più chiaro (o meno nebuloso).

Da quest’idea dobbiamo partire per comprendere l’arte dei nostri tempi, senza l’abbandono dei canoni artistici ottocenteschi, che ancora oggi la fanno da padrone, sarà sempre complicato capire quello che gli artisti contemporanei ci vogliono dire.

L’aspetto puramente estetico rischia di scomparire se scisso dal concetto di base, difficile apprezzare l’insieme limitandoci a cercare la sola bellezza “visiva”.

Ancora più importante l’aspetto sollevato da chi si oppone all’utilizzo di animali vivi, proteste giustificate anche se attenti controlli (soprattutto nella più recente esibizione newyorkese) garantiscono il rispetto degli animali stessi.

L’uso di animali nell’arte (è non solo) è, secondo me, da evitare assolutamente, la mia è un’analisi di un pensiero “assoluto” che va letto seguendo una precisa direzione, se ci si limita ad osservare passivamente restano solo i dubbi  e le perplessità di un’operazione “complessa”.

5 commenti:

  1. Sai Romualdo in questo caso ho il dubbio che si possa parlare veramente di arte.
    Penso più ad un dialogo sociale, un mettere in mostra una propria opinione o magari può essere sì arte ma scenografica... Non so...
    Osservo molto ed ho notato oggi un voler tornare alle tecniche originali. Riscoprire la materia prima per ottenere un pigmento e riportarlo su qualcosa, qualsiasi cosa. Opto per questo io. Perché se si esagera si perde quel che i nostri avi artisti ci hanno insegnato. Credo che in una mostra io desideri vedere molto di più e di nascosto, non spiegato, con tecniche che non vengono mai poste al secondo posto, magari non conosciute e che possano rappresentare il pensiero intrinseco dell'artista. Non vedo ciò in questa opera, mancano gli elementi essenziali e di base per un'unicità del lavoro d'artista. Forse sono io ad essere limitata, chissà... eppure sono sempre in cerca e mi apro davvero a tutto. Non so...
    Grazie del post bellissimo, ciao carissimo, buon fine settimana. 😙

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    1. Ciao Pia, fondamentalmente si tratta di una performance, genere che in questi ultimi anni è riconosciuto come forma d’arte (se vogliamo è più vicino al teatro di quanto possiamo pensare).
      E’ sempre difficile decidere cosa sia arte e cosa non lo sia (io non riesco mai a dare un giudizio definitivo) l’avvento della fotografia nella seconda metà dell’ottocento ha messo in moto un meccanismo che ha condotto il concetto artistico in luoghi fino ad allora inesplorati, i primi due decenni del novecento hanno indicato una strada alternativa al canone artistico “classico”, penso al concettuale che ha dato più importanza al pensiero, all’idea, equiparandoli al talento, se non superiori.
      Tu dici che “mancano gli elementi essenziali e di base per un'unicità del lavoro d'artista”, a livello manuale sono d’accordo con te ma se prendiamo in considerazione il livello concettuale ecco che gli elementi ci sono, so che non ho molti estimatori quando lo affermo ma la linea di Duchamp (scusami ma lo tiro sempre in ballo) è questa, l’opera d’arte è l’idea, il resto ne è la conseguenza.
      Non è questione di essere limitata (non pensarlo nemmeno, nel tuo caso direi esattamente l’opposto) ma di punti di vista e il tuo può tranquillamente essere quello più realistico.
      Grazie a te per il confronto, mi piace l’idea che qualcuno la pensi diversamente, trovo che sia l’occasione per crescere e imparare.
      Buon fine settimana a te.

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    2. Infatti Romualdo sembra più cinematografico o, come scrivi, teatrale.
      L'arte concettuale è da considerare in modo diverso. Perché non tutti sono come Duchamp che mostrano oggetti in luoghi d'arte. L'arte come concetto o idea ha diverse forme che in alcuni casi considero opere grandiose. Conosco persone, tra amici e conoscenti che appartengono alla linea concettuale ma usano il loro studio e la cultura artistica in ogni forma ma sempre con solide basi di studi artistici, esperienze e tecniche compreso che si notano nelle loro esecuzioni. Credo che si sia andati un tantino fuori dagli schemi e la sensazione, a volte, è della mancata conoscenza basilare di arte. Ma è solo una mia impressione che posso assolutamente cambiare se avessi conferme opposte. Ciao!

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    3. Non voglio assolutamente far cambiare idea a nessuno, anzi sono sempre alla ricerca di nuovi punti di vista.
      Il mio post è una ricerca nella concezione di arte, siamo nel 1969 ed è necessario andare a ritroso nel tempo anche se è impossibile "pensare" agli anni sessanta con le conoscenze ed esperienze di cinquant'anni dopo.
      Come sai non cerco conferme, nell'arte non esistono, mi piace affrontare l'argomento grazie all'ausilio di persone, come te, che hanno le competenze per mostrarmi una differente visione.

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    4. Ahahah... ma quale competente, solo curiosa e amante del mondo artistico come te. Anche a me piace confrontarmi e discutere d'arte con te. Il competente sei tu ed io imparo molto volentieri. Grazie Romualdo. 😘

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