Tra le molteplici raffigurazioni bibliche rappresentate
negli affreschi di Michelangelo Buonarroti, che troviamo nella Cappella Sistina e che la storia ha impresso nella mente di ogni amante dell'arte nella sua veste più splendente, un piccolo
spazio meritano senz’altro i pennacchi che troviamo negli angoli laterali della
volta.
Vengono rappresentati gli interventi di Dio in aiuto al
popolo eletto, quattro episodi raccontati nell’antico testamento che mostrano
l’intervento, indiretto ma decisivo, di Dio che muta il destino del suo popolo,
quando tutto sembra perduto arriva l’aiuto dal cielo a rimettere sulla giusta
via un popolo alla ricerca di sé.
Giuditta e Oloferne
Posto nell’angolo superiore a sinistra, dove la volta
incontra la parete d’entrata della Cappella Magna, questo affresco racconta
della decapitazione di Oloferne, il tiranno che voleva la distruzione del
popolo d’Israele.
La scena, pur essendo unica, si divide in tre precise
sezioni: Giuditta e l’ancella, al centro, sono “catturate” nell'istante in cui
fuggono dalla tenda del tiranno immediatamente dopo la decollazione,
Michelangelo non ci mostra il volto di Giuditta che da una parte lancia un
ultimo sguardo al cadavere di Oloferne e dall’altro sembra voler coprire la
testa posta su un vassoio a sua volta posato
sul capo della giovane complice.
Ai lati delle protagoniste vediamo, a destra, il corpo
mutilato di Oloferne che orridamente appare in preda agli ultimi spasmi dove il
movimento del braccio destro e della gamba sinistra rendono ancor più drammatica
la scena.
A sinistra, avvolta
in una coltre innaturale, troviamo una guardia addormentata, anche se questo
particolare sembra passare inosservato è forse proprio qui che appare evidente
l’intervento divino atto a permettere a Giuditta di operare senza essere vista.
Davide e Golia
A destra in alto, guardando l'ingresso della cappella viene raffigurata
la celeberrima scena dello scontro tra il giovanissimo Davide e il gigantesco
ed esperto guerriero Golia.
Lo scontro è in atto, il gigante è caduto colpito dalla
pietra scagliata da Davide con la fionda, che vediamo abbandonata a terra in
primo piano.
Il futuro re d’Israele si appresta a tagliare la testa
all’avversario.
La scena è resa più intensa dalla prospettiva che mette la
base della tenda in alto dando l’impressione che i duellanti “cadano” verso lo
spettatore che così viene coinvolto in questo momento storico di estrema
importanza.
L’affresco viene messo in relazione con quello di fronte,
Giuditta e Oloferne, che vede una giovane donna ed un ragazzino artefici della
sconfitta dei tiranni nemici.
Un messaggio della Chiesa che sottolinea l’umiltà vincente
contro la prepotenza della forza fisica.
Punizione di Aman
Dalla parte opposta, sopra l’altare e di conseguenza sopra il Giudizio Universale, vediamo a sinistra la Punizione di Aman.
In questo caso le scene sono effettivamente tre, a destra
Assuero invia Aman, che è rappresentato nelle tre scene con una veste gialla, a
prendere gli abiti regali per Mardocho, a sinistra Ester con uno stratagemma
rivela ad Assuero la congiura di Aman verso il suo popolo che porterà il re
persiano a condannare a morte lo stesso Aman.
Al centro l’esecuzione della sentenza, Michelangelo
sostituisce l'impiccagione, nominata nella Bibbia, con la crocefissione,
un’immagine che riporta inevitabilmente alla passione e morte di Cristo.
Il Serpente di bronzo
A destra per chi guarda l’altare maggiore l’ultimo dei
“pennacchi”, il Serpente di bronzo.
Qui l’intervento di Dio non avviene per sconfiggere i nemici
“esterni” che vogliono distruggere il popolo ebraico ma il nemico “interno”, lo
stesso popolo va salvato da sé stesso e dalle sue derive.
Colpevoli di aver messo in dubbio la grandezza di Dio sono
condannati da quest’ultimo ad un pena terribile, l’invio di serpenti velenosi
con l‘incarico di uccidere i peccatori.
Mosè, che colto dall’ira chiede l’intervento divino per
punire il suo popolo, si pente e forgia un serpente di bronzo che ha
il potere di guarire chiunque lo guardi, mette così fine a quella che poteva
essere la fine del suo popolo.
La metà destra dell’affresco è occupata dalle persone
attaccate dai serpenti, si nota il drammatico turbinio scatenato dal terrore di
chi viene morso.
La parte sinistra, più piccola, mostra il serpente di bronzo
e chi, pentito di avere dubitato di Dio, guarisce, fisicamente e
spiritualmente, volgendo lo sguardo verso il simbolo di salvezza.