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sabato 31 marzo 2018
Siamo tutti "opere d'arte"? Piero Manzoni
sabato 24 marzo 2018
La nascita, i fasti e la caduta dell'Impero, Thomas Cole.
Thomas Cole è uno dei più importanti pittori dell’ottocento americano, esponente di spicco della Hudson River Scool, movimento artistico fondato da pittori paesaggisti che amavano dipingere nelle zone limitrofe della valle del fiume Hudson.
Stato Selvaggio. Olio su tela (100 × 161 cm), 1834 |
Nel primo dipinto la
protagonista è la natura nel suo essere “selvaggia”, la roccia sullo sfondo è a
guardia della valle situata sulla riva opposta del grande specchio d’acqua.
Nella tenue luce del mattino un
cacciatore scocca una freccia in direzione di un cervo, mentre altri cacciatori
si vedono in lontananza.
A
destra si leva il fumo di un accampamento, le tende in circolo attorno al fuoco
in una radura. Tutto è ideale, l’uomo che caccia per nutrirsi senza alterare i
cicli naturali, l’uomo come parte integrante e non come sopraffattore.
Stato Arcadico o Pastorale. Olio su tela (100 × 161 cm), 1834. |
Nel secondo “episodio”
il paesaggio è più illuminato sembra una giornata di sole primaverile.
Sullo
sfondo è sempre presente il monte con la roccia in bilico ma al centro troviamo
una maestosa montagna.
La terra selvaggia lascia il posto ad un luogo più
curato, le foreste , che coprivano la quasi totalità del suolo, lasciano spazio
a prati e campi coltivati.
L’uomo è impegnato in varie attività, in secondo piano
da sinistra si nota una figura intenta ad arare, un giovane pastore custodisce
il gregge, una barca sta per prendere il largo mentre a destra alcune persone
si dedicano alla danza.
In primo piano un uomo disegna qualcosa con un bastone, forse la rappresentazione dell’inizio intellettuale dell’umanità.
In
lontananza una costruzione “megalitica” segno di una ricerca scientifica, anche
se il fumo potrebbe rappresentare un sacrificio che avvicina all’idea del
“divino”.
Consumazione dell'Impero. Olio su tela (130 × 193 cm), 1836 |
Il terzo dipinto cambia il punto di osservazione, la falesia con il masso si è
spostata a destra, siamo sulla riva opposta rispetto ai precedenti dipinti.
La luce è al massimo del suo splendore, siamo
sicuramente in piena estate.
Dove prima c’era una rigogliosa vegetazione ora troviamo ovunque strutture di estrema eleganza che dalle pendici discendono fino alla riva.
Il vecchio tempio ha lasciato il posto ad una possente struttura che domina il paesaggio circostante.
Gente festosa inneggia al potere glorioso delle navi
che solcano le acque e si dirigono verso il mare alla ricerca di altre terre da
“civilizzare”.
La
grandezza architettonica non nasconde una decadenza morale che presagisce un
futuro infausto.
Distruzione. Olio su tela (100 × 161 cm), 1836 |
La prospettiva del
quarto dipinto sembra praticamente la stessa del precedente, il punto di vista
di Cole si allontana per rendere maggiormente l’idea di ciò che sta accadendo.
Le
nuvole minacciose, cariche di cattivi presagi fanno da cornice a quella che
sembra un’invasione nemica che sta distruggendo la città, ma si può
anche vedere un simbolo autodistruttivo, l’eccesso evidente nella terza opera
ha trovato il suo naturale proseguimento, lo sfruttamento senza ragione porta
alla distruzione.
La
statua dell’eroe perde la testa, simbolicamente e non, mentre la massa
disperata degli abitanti si affanna a raggiungere le acque alla ricerca di
un’improbabile salvezza.
Desolazione. Olio su tela (100 × 161 cm), 1836 |
Nell’ultimo dipinto,
il quinto, si notano gli effetti della distruzione molto tempo dopo.
I resti della civiltà vengono mostrati nel momento in
cui la luce si affievolisce e la giornata sta per finire.
La
natura torna ad essere padrona del paesaggio, gli alberi, gli arbusti e altre
piante tornano sovrani e si impadroniscono dei resti architettonici delle
civiltà passate.
L’uomo è assente, e lentamente tutto torna alle
origini, l’impero con i suoi fasti, l’arroganza e la violenza necessarie per
diventare tale, cade rovinosamente e con il passare del tempo anche le
tracce di ciò che è stato verranno cancellate.
Un
futuro che Cole immaginava e che a maggior ragione dobbiamo immaginare noi;
l’umanità che si autodistrugge.