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mercoledì 5 aprile 2017

Da mondi incantati a feticci da esibire, la nuova (cattiva) strada dell'arte.


Riguardo alla divulgazione, ad ogni livello, delle conoscenze della storia dell’arte:
« … l’utilità è grande perché si tratta di comunicare a molte persone che di solito frequentano i musei, dove le opere non sono più poesie scritte in figura ma sono soltanto dei feticci … »

Antonio Natali, storico dell’arte, con queste parole ci permette di approfondire il discorso sulle mode “artistiche”, dove l’opera d’arte non è più tale ma si trasforma in un simbolo di “cultura di facciata”.


Sempre più spesso notiamo nei musei visitatori impegnati a fotografare l’opera più famosa, magari inserita alle loro spalle per un "modaiolo" selfie,  per poi pubblicare l’immagine sui social solo per dire “io c’ero”.

E’ naturalmente positivo il continuo aumento del numero dei visitatori alle grandi mostre ma purtroppo accade quando l’esposizione riguarda la star del momento, il dipinto famoso. Secondo alcune testimonianze di addetti ai lavori spesso i visitatori si accalcano davanti alle opere di maggior richiamo per poi scivolare velocemente verso l’uscita portando con se l’agognato scatto da esibire.

Uno dei casi più eclatanti è sta l’incredibile crescita di consensi di un’opera di Vermeer, “La ragazza col turbante”, non era certo sconosciuta ma l’uscita del romanzo di Tracy Chevalier prima e del film “La ragazza con l’orecchino di perla” dopo, l’ha trasformata in una sorte di diva pittorica al punto che il dipinto stesso ha preso, nell’immaginario  popolare, il nome del titolo della  pellicola di Peter Webber.

Quante piccole pinacoteche, deliziosi musei di provincia, quasi sempre con l’ingresso gratuito, sono vuoti, ignorati dai più per il semplice fatto di non poter esporre quadri di fama popolare, eppure possiamo trovarci grandi opere, quadri e sculture che, come afferma Natali, sono autentiche poesie. Basta saperle osservare.
(nell'immagine : Jan Vermeer, La ragazza col turbante , 1665-66– olio su tela cm. 44,5 x 39. Museo La Mauritshuis, L’Aia)

4 commenti:

  1. Ben detto, resta il fatto che questo è un capolavoro

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    1. Ciao Marina, nessun dubbio riguardo la qualità del dipinto, qualche perplessità invece sul modo di approcciare l'arte di qualcuno, ma resta un mio personalissimo pensiero.
      Grazie, buona serata.

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  2. Oltre alla "moda", potrebbe anche esserci una certa insicurezza di fondo. Ad una mostra importante ci si sente rassicurati: so di spendere bene il mio tempo, so come viene universalmente considerato quel che guardo e quindi come giudicarlo. Andando ad una mostra locale ci vogliono una buona dose di curiosità ed il voler giocare con le proprie impressioni, cosa che può mettere a disagio.

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    1. Ciao Anna, sono d'accordo con il tuo pensiero, mettersi in gioco è complicato quando manca la sicurezza in se stessi, troppo spesso le persone agiscono seguendo il pensiero altrui o comunque il pensiero comune.
      E' più facile raccontare di aver assistito a qualcosa di conosciuto dai più.
      Grazie per aver lasciato il tuo interessante punto di vista, mi sa che hai colpito al cuore del problema.
      Buona serata, a presto.

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